Calcio

Quello spareggio di mezza estate che nessuno voleva vincere

In Serie A si sta facendo largo l’ipotesi di un arrivo a pari punti tra Inter e Napoli, con conseguente finalissima per assegnare lo scudetto - In Svizzera, al termine della stagione 1941-42, era toccato a Grasshopper e Grenchen: servirono addirittura due sfide, entrambe chiuse senza un vincitore
Un’immagine della seconda sfida di spareggio tra Grasshopper e Grenchen, il 26 luglio 1942 a Basilea. ©Keystone/Archivio
Massimo Solari
25.04.2025 06:00

La stagione 2025-26 della Super League scatterà sabato 26 luglio, due mesi dopo il tramonto dell’attuale campionato. A scandire il passaggio da un torneo all’altro saranno il riposo, le operazioni di mercato, immancabili dichiarazioni altisonanti e, certo, la preparazione. Insomma, si ripartirà - e corriamo il rischio di essere smentiti - dal titolo assegnato al Basilea, così come da rinnovate ambizioni. Il tutto - altro pronostico - in piena canicola. Farà caldo pure il 24 agosto, data in cui prenderà vita la prossima Serie A, ma in questo caso affermare chi si presenterà al via da campione d’Italia appare un azzardo. Inter e Napoli, d’altronde, sono lì, gomito a gomito, appaiati in vetta alla classifica con 71 punti. Vero, mancano ancora cinque turni e il calendario - Champions compresa - sembra sfavorire i nerazzurri. Ciò nonostante, in queste ore si sta facendo prepotentemente largo lo scenario di un affascinante spareggio per attribuire lo scudetto. Un’eventualità, questa, reintrodotta nel 2022 e, va da sé, prevista a fronte di un arrivo a pari punti. È successo solo una volta nella storia del calcio italiano, il 7 giugno 1964, con il Bologna capace di superare proprio l’Inter. Bisogna invece risalire al 1942 per trovare il primo caso svizzero. E, guarda caso, si dovette attendere sino al 26 luglio - e il cuore dell’estate - per stabilire il padrone della Divisione nazionale. Non senza un certo imbarazzo.

Un finale al cardiopalma

A contendersi lo scettro di migliore compagine del Paese, un anno dopo il trionfo del Lugano di mister «Csibi» Winkler e bomber «Mucho» Frigerio, erano Grasshopper e Grenchen. Oddio, tutti attendevano il Servette, ma sul più bello i granata furono protagonisti di un harakiri. La stagione 1941-42 era coincisa con un cambio di formula, per cui le squadre partecipanti passarono da 12 a 14, con 26 giornate da disputare (13 gare all’andata, 13 al ritorno). Ebbene, il nuovo formato - valido sino al 1976 - venne per l’appunto battezzato con un finale al cardiopalma.

A un 90’ dal termine, il Servette poteva contare su una lunghezza di vantaggio rispetto a Grasshopper e Grenchen. Fatale, per i ginevrini, fu quindi il derby casalingo contro il Losanna, perso per 4-3 e deciso da una rete dei vodesi all’86’. Il sogno del GC rimase per contro intatto grazie a una rimonta quasi insperata ai danni dell’FC Cantonal Neuchâtel, in un primo momento avanti 2-0 nel punteggio, ma infine sconfitto per 3-2. Solo il Grenchen, vittorioso per 2-0 a San Gallo, riuscì a non complicarsi la vita. Non ancora, perlomeno. Con la graduatoria a recitare Grasshopper 36 punti, Grenchen 36 punti e Servette 35 (il Lugano chiuse quarto, a quota 32) - e quale prima assoluta dall’avvento del girone unico del massimo campionato nel 1933 - si rese necessario procedere a una sfida di spareggio. Lo prevedeva il regolamento, indipendentemente dagli scontri diretti (favorevoli ai solettesi) e dalla differenza reti (che un ruolo determinante lo avrebbe comunque giocato).

«Finiamola qui, che fa caldo»

Il titolo, dunque, fu messo in palio il 19 luglio, al Wankdorf. Inutilmente. E citiamo l’edizione de Il Dovere del giorno seguente: «Il campionato senza campione si può ben definire quello odierno che doveva concludersi nella giornata di ieri a Berna con la partita d’appoggio fra Grasshoppers e Grenchen (...). L’incontro ha avuto luogo alla presenza di pubblico notevole, le due squadre hanno avuto momenti di prevalenza alterna, le difese si sono meravigliosamente comportate. Nulla di fatto dopo il primo tempo; identico risultato negativo al termine dei tempi regolamentari. Si dovette quindi fare appello alle prolungazioni, ma anche queste, sempre per la prevalenza delle difese, dovevano risultare nulle agli effetti del risultato». Zero a zero, insomma, tenuto conto dell’inesistente appendice dei rigori. «E così (...) occorrerà un’altra partita decisiva per risolvere l’insolubile contesa, e si arriverà alla vigilia della stagione 1942-43 per conoscere il campione di questa interminabile stagione».

Dicevamo, le due formazioni tornarono ad affrontarsi il 26 luglio. Questa volta al Rankhof di Basilea. E, di nuovo clamorosamente, senza vincitori, né vinti. Almeno sul campo, lasciato dai protagonisti sul risultato di 1-1. Eppure, direttive della Lega Nazionale alla mano, si era dovuto procedere a un’incoronazione. Gustosissimo, al proposito, il commento pubblicato sempre da Il Dovere: «A Basilea si è avuta finalmente la decisione del campionato svizzero di divisione nazionale. Decisione per modo di dire ché, anche in questa circostanza, le squadre contendenti, Grasshoppers e Grenchen, non sono riuscite a superarsi dopo due ore di gioco e il titolo, con una decisione empirica (finiamola qui, che tanto fa caldo), è stato attribuito al Grasshoppers per il suo miglior quoziente di reti». Eccola la variabile decisiva per «Laio» Amadò e compagni, premiati dai 63 gol realizzati in stagione a fronte di 23 reti subite. Le stesse del Grenchen, però meno efficace sotto porta (53 gol). «È questa la prima volta che una squadra diventa campione svizzero pur non essendo riuscita a distanziare tutte le altre» tenne in ogni caso a rimarcare il quotidiano ticinese.

Il Lugano e l’epilogo a tre

Non fu l’ultima, tuttavia. E il Lugano ne sa qualcosa. Parliamo del 1968, l’anno della Coppa Svizzera vinta contro il Winterthur, ma anche - e addirittura - del triplice spareggio. Già, poiché al tramonto del torneo la vetta della LNA era condivisa da bianconeri, Grasshopper e Zurigo. Ciascuno con un bottino di 38 punti. La Federazione optò di conseguenza per tre scontri diretti, in agenda tra il 13 e il 26 giugno. Tutto molto bello e appassionante, peccato che il derby in apertura di programma e il miglior quoziente reti della stagione regolare - fattore ritenuto cruciale come nel 1942 e non senza controindicazioni per buonsenso e spettacolo - spianarono la strada allo Zurigo. Sconfitto subito 2-0 e di riflesso già spacciato, il Grasshopper non rinunciò oltretutto a giocarsela nel match con il Lugano, andato in scena a Losanna il 19 giugno e vinto 2-1.

«Il signor Owe Grahn, 25.enne calciatore di nazionalità svedese, può essere pacificamente considerato come il maggior responsabile dell’eliminazione del Lugano dalla corsa per il titolo di campione svizzero» scrisse il Corriere del Ticino in merito all’autore della doppietta che indirizzò la gara. «Di «Vito» Gottardi la rete bianconera, a conti fatti illusoria e inutile quanto l’ultima partita della «poule» andata ai freschi campioni zurighesi.

Nel 1972, Basilea e Zurigo si giocarono il titolo all’ultima giornata davanti a 56.000 spettatori: un record. Trionfarono i renani. In era Super League si registrano tre «finalissime». Nel 2006, lo Zurigo si prese la rivincita, vincendo all’ultimo respiro al St. Jakob e - a parità di punti - esultando grazie alla differenza reti. Nel 2008 e nel 2010 altre feste basilesi, in entrambi i casi a discapito dello Young Boys.
In questo articolo:
Correlati