«Questa volta nessun leone ferito, abbraccerò con piacere i granata»
Venerdì sera Marco Schällibaum sfiderà il «suo» Bellinzona, a pochi mesi dal suo secondo addio al club della capitale, dopo aver conquistato la promozione in Challenge League. Lo abbiamo intervistato.
Marco, prima di arrivare al Bellinzona parliamo
dell’ottimo avvio di stagione del suo Yverdon, capolista a parimerito con
Losanna e Wil. Si offende se lo definisco «sorprendente»?
«No, ci può stare (ride, ndr). Di certo ai nastri di
partenza non eravamo inseriti tra le favorite, ma devo dire che il gruppo - che
ormai alleno da due mesi e mezzo - è veramente interessante. C’è molta qualità,
ma al tempo stesso anche tanto carattere. Non è dunque frutto del caso se fin
qui abbiamo raccolto tredici punti. Non trarrei comunque conclusioni
affrettate, in fondo sono passati soltanto sei turni di campionato».
Ad accoglierla nel canton Vaud ha trovato il direttore
generale Marco Degennaro, con il quale aveva già lavorato più di un decennio fa
a Bellinzona. Una bella rimpatriata?
«Sì, decisamente piacevole. Il rapporto che mi lega a Marco
è molto intenso, e vediamo il calcio allo stesso modo. Mi fa davvero piacere
averlo ritrovato qui dopo tanti anni, è bello poter contare su una persona di
fiducia. In generale, comunque, questo è un discorso che posso tranquillamente
estendere al resto dello staff tecnico e dirigenziale. A Yverdon ho infatti
scoperto una realtà stupenda. Stiamo parlando di una società seria e molto
solida, dotata di ottime infrastrutture ma al tempo stesso dalla forte impronta
famigliare».
Sul piano personale, dopo l’esperienza nelle giovanili
del Basilea e la parentesi a Bellinzona, sta dimostrando di saper ancora dire
la sua anche tra i professionisti. Non era scontato, no?
«Sono sicuramente soddisfatto dei risultati ottenuti, ma
sarebbe naïf da parte mia affermare che è tutto merito del sottoscritto. Un
allenatore per fare bene ha bisogno del sostegno della sua squadra, e sia a
Bellinzona - dove abbiamo centrato la promozione - sia a Yverdon i ragazzi mi
hanno dato - e mi stanno dando - una grossa mano. Dal canto mio in questi
ultimi mesi, trascorsi tra Ticino e canton Vaud, ho attinto alla mia esperienza
per lavorare con serenità».
A proposito di promozione, dopo il vostro ottimo avvio di
stagione è un termine che ha iniziato a fare capolino dalle parti dello Stade
Municipal?
«Mettiamola così: la strada è decisamente ancora lunga
(altra risata, ndr). Come detto ci teniamo stretti i nostri tredici punti, che
nessuno ci porterà più via. E ovviamente ci godiamo il bel momento. Ma
nonostante la doppia promozione diretta - e lo spareggio destinato alla terza
classificata - invitino a sognare, restiamo con i piedi ben piantati a terra.
La stagione è appena iniziata e molte squadre, come Aarau, Losanna, Thun e
Bellinzona, sono ben più attrezzate di noi per questo genere di obiettivi. Dal
canto nostro continuiamo a lavorare passo dopo passo. Poi vedremo dove ci
porterà il nostro cammino».
Tra le favorite ha citato il Bellinzona, che affronterete
venerdì sera tra le mura amiche. Emozionato?
«Beh, mentirei se dicessi il contrario (sorride, ndr).
Certo, giocare al Comunale sarebbe stato ancora più entusiasmante. Ma già così
vivrò forti emozioni. D’altronde i recenti mesi trascorsi nella capitale
ticinese, culminati nella promozione in Challenge League, sono stati
eccezionali. Quasi quanto la mia prima esperienza lì. Ma ora ho cambiato
società, la vita va avanti».
Di fronte vi ritroverete una squadra che, dopo l’addio di
David Sesa, è temporaneamente guidata da un tecnico ad interim. Ma allenare a
Bellinzona, sotto l’attuale proprietà, è davvero così difficile?
«Pablo Bentancur ha una passione smisurata per il calcio,
accompagnata da una grande esperienza maturata nel corso della sua carriera.
Alla fine è lui a gestire il club investendo in prima persona, dunque è giusto
che - entro certi limiti - esprima il suo parere. Non posso davvero dire nulla
di male nei suoi confronti. Segue la sua strada e fin qui gli ha portato tanto
successo».
La sua invece, di strada, al termine della scorsa
stagione ha preso una direzione diversa rispetto a quella del club granata.
Perché?
«I dettagli preferisco che restino tra me e Pablo, senza
fare alcuna polemica. Dirò solo che è stata una mia scelta e non ho rimpianti,
né per essere tornato a Bellinzona né per essere ripartito. Ho preso questa
decisione con serenità e il cuore colmo di felicità per aver ritrovato la
ChallengeLeague. Venerdì abbraccerò con piacere sia Pablo, sia il resto dei
membri del club granata».
Niente «leone ferito», insomma?
«Assolutamente no, questa volta è il contrario (ride, ndr)».