L'intervista

«Questa volta nessun leone ferito, abbraccerò con piacere i granata»

Venerdì sera Marco Schällibaum sfiderà il «suo» Bellinzona, a pochi mesi dal suo secondo addio al club della capitale, dopo aver conquistato la promozione in Challenge League
In carriera il classe 1962 ha vissuto due esperienze sulla panchina del Bellinzona. © Keystone/Jean-Christophe Bott
Nicola Martinetti
31.08.2022 06:00

Venerdì sera Marco Schällibaum sfiderà il «suo» Bellinzona, a pochi mesi dal suo secondo addio al club della capitale, dopo aver conquistato la promozione in Challenge League. Lo abbiamo intervistato.

Marco, prima di arrivare al Bellinzona parliamo dell’ottimo avvio di stagione del suo Yverdon, capolista a parimerito con Losanna e Wil. Si offende se lo definisco «sorprendente»?
«No, ci può stare (ride, ndr). Di certo ai nastri di partenza non eravamo inseriti tra le favorite, ma devo dire che il gruppo - che ormai alleno da due mesi e mezzo - è veramente interessante. C’è molta qualità, ma al tempo stesso anche tanto carattere. Non è dunque frutto del caso se fin qui abbiamo raccolto tredici punti. Non trarrei comunque conclusioni affrettate, in fondo sono passati soltanto sei turni di campionato».

Ad accoglierla nel canton Vaud ha trovato il direttore generale Marco Degennaro, con il quale aveva già lavorato più di un decennio fa a Bellinzona. Una bella rimpatriata?
«Sì, decisamente piacevole. Il rapporto che mi lega a Marco è molto intenso, e vediamo il calcio allo stesso modo. Mi fa davvero piacere averlo ritrovato qui dopo tanti anni, è bello poter contare su una persona di fiducia. In generale, comunque, questo è un discorso che posso tranquillamente estendere al resto dello staff tecnico e dirigenziale. A Yverdon ho infatti scoperto una realtà stupenda. Stiamo parlando di una società seria e molto solida, dotata di ottime infrastrutture ma al tempo stesso dalla forte impronta famigliare».

Sul piano personale, dopo l’esperienza nelle giovanili del Basilea e la parentesi a Bellinzona, sta dimostrando di saper ancora dire la sua anche tra i professionisti. Non era scontato, no?
«Sono sicuramente soddisfatto dei risultati ottenuti, ma sarebbe naïf da parte mia affermare che è tutto merito del sottoscritto. Un allenatore per fare bene ha bisogno del sostegno della sua squadra, e sia a Bellinzona - dove abbiamo centrato la promozione - sia a Yverdon i ragazzi mi hanno dato - e mi stanno dando - una grossa mano. Dal canto mio in questi ultimi mesi, trascorsi tra Ticino e canton Vaud, ho attinto alla mia esperienza per lavorare con serenità».

A proposito di promozione, dopo il vostro ottimo avvio di stagione è un termine che ha iniziato a fare capolino dalle parti dello Stade Municipal?
«Mettiamola così: la strada è decisamente ancora lunga (altra risata, ndr). Come detto ci teniamo stretti i nostri tredici punti, che nessuno ci porterà più via. E ovviamente ci godiamo il bel momento. Ma nonostante la doppia promozione diretta - e lo spareggio destinato alla terza classificata - invitino a sognare, restiamo con i piedi ben piantati a terra. La stagione è appena iniziata e molte squadre, come Aarau, Losanna, Thun e Bellinzona, sono ben più attrezzate di noi per questo genere di obiettivi. Dal canto nostro continuiamo a lavorare passo dopo passo. Poi vedremo dove ci porterà il nostro cammino».

I recenti mesi trascorsi nella capitale ticinese, culminati nella promozione in Challenge League, sono stati eccezionali

Tra le favorite ha citato il Bellinzona, che affronterete venerdì sera tra le mura amiche. Emozionato?
«Beh, mentirei se dicessi il contrario (sorride, ndr). Certo, giocare al Comunale sarebbe stato ancora più entusiasmante. Ma già così vivrò forti emozioni. D’altronde i recenti mesi trascorsi nella capitale ticinese, culminati nella promozione in Challenge League, sono stati eccezionali. Quasi quanto la mia prima esperienza lì. Ma ora ho cambiato società, la vita va avanti».

Di fronte vi ritroverete una squadra che, dopo l’addio di David Sesa, è temporaneamente guidata da un tecnico ad interim. Ma allenare a Bellinzona, sotto l’attuale proprietà, è davvero così difficile?
«Pablo Bentancur ha una passione smisurata per il calcio, accompagnata da una grande esperienza maturata nel corso della sua carriera. Alla fine è lui a gestire il club investendo in prima persona, dunque è giusto che - entro certi limiti - esprima il suo parere. Non posso davvero dire nulla di male nei suoi confronti. Segue la sua strada e fin qui gli ha portato tanto successo».

La sua invece, di strada, al termine della scorsa stagione ha preso una direzione diversa rispetto a quella del club granata. Perché?
«I dettagli preferisco che restino tra me e Pablo, senza fare alcuna polemica. Dirò solo che è stata una mia scelta e non ho rimpianti, né per essere tornato a Bellinzona né per essere ripartito. Ho preso questa decisione con serenità e il cuore colmo di felicità per aver ritrovato la ChallengeLeague. Venerdì abbraccerò con piacere sia Pablo, sia il resto dei membri del club granata».

Niente «leone ferito», insomma?
«Assolutamente no, questa volta è il contrario (ride, ndr)».