Joe Mansueto: «Ho comprato il Lugano per vincere»
A prendersi la scena, ieri, è stato il Lugano. Questa mattina, invece, i riflettori sono puntati su di lui. Su Joe Mansueto, protagonista di una conferenza stampa al LAC. Il proprietario dei Chicago Fire e del club bianconero, intanto, ha portato fortuna a Steffen e compagni, capaci di superare 2-0 lo Young Boys campione in carica. Soprattutto, con i suoi occhi sognanti, ha suggerito una volta di più il sincero coinvolgimento per il progetto bianconero.
«Buongiorno a tutti» ha esordito, in (quasi) perfetto italiano, Mansueto. Il quale, innanzitutto, è tornato sulla vittoria dei bianconeri: «Ringrazio la squadra per i tre punti, questa vittoria rende molto più semplice la mia conferenza oggi. La squadra ha giocato davvero bene, contro i campioni in carica. È un successo davvero importante per il club. Ho avuto un'esperienza magnifica allo stadio. E mi riferisco anche all'atmosfera, ai tifosi». Significa che Mansueto sogna di vincere il titolo? «È la nostra ambizione, sicuramente. Siamo arrivati prima quarti, poi terzi, poi ancora secondi. Siamo di fronte a una progressione. Allo stesso tempo, sappiamo che ci sono altre squadre altrettanto se non più attrezzate di noi. L'ambizione, però, c'è. E non è soltanto mia ma di tutto lo staff. Tutti sono concentrati sul migliorare, anno dopo anno. Ho comprato il Lugano per vincere, questo è chiaro».
Ma dove si trova, esattamente, il Lugano in questo momento? O meglio: i risultati sin qui ottenuti hanno superato le attese del patron? «Sì, pensavo che avremmo impiegato più tempo per arrivare al punto in cui siamo ora. E possiamo ancora migliorare in diverse aree, come lo scouting o lo scambio di giocatori fra Chicago e Lugano. Siamo fieri di quanto fatto negli ultimi anni, ma sia chiaro che questo è un progetto senza fine. Continuiamo e continueremo a investire per arrivare a nuovi traguardi». I risultati del Lugano, di per sé, cozzano con quelli di Chicago. I Fire, infatti, faticano e non poco a trovare un posto che conta nella Major League nordamericana: «È vero, a Chicago le cose stanno andando decisamente peggio. Ma, anche lì, stiamo costruendo. Nello sport i risultati non sono mai istantanei. Servono le fondamenta, è necessario mettere le persone al posto giusto. Riusciremo a farlo anche in America, come siamo riusciti a farlo a Lugano. La differenza, se vogliamo, è che qui c'erano persone che conoscevano perfettamente la Lega. Penso a Georg Heitz».
A proposito di Heitz, il suo addio a Chicago avrà ripercussioni sul progetto che si sta sviluppando sull'asse con Lugano? «A Chicago avremo un nuovo allenatore, mentre il precedente tecnico è diventato vicepresidente dell'area calcistica» ha spiegato Mansueto. «Georg rimarrà coinvolto nella visione comune, nella speranza di tirare fuori il massimo da entrambi i club. Non sarà più coinvolto su base quotidiana nelle vicende dei Fire. Ma rimarrà molto vicino». Sul perché Mansueto abbia avuto successo a Lugano mentre altri proprietari stranieri, in Svizzera, hanno faticato e stanno faticando non poco, il patron ha ribadito la sua versione: è una questione di persone. «Penso a Heitz, a Da Silva, alla scelta di affidare la panchina a Mattia Croci-Torti. È sempre una questione di persone. Da fuori, se non conosci il posto è difficile costruire qualcosa. Hai bisogno di capacità globali e capacità locali. Per questo, come dicevo, avevamo e abbiamo bisogno di persone che conoscono il calcio svizzero. Anche per identificare i giocatori giusti».
Dicevamo dell'asse Chicago-Lugano. E delle ambizioni da titolo dei bianconeri. Il mercato, in questo senso, aiuterà la formazione di Croci-Torti o dobbiamo aspettarci sorprese come l'addio di qualche pezzo importante della rosa, destinazione Stati Uniti? «Cerchiamo sempre di rinforzare la squadra, che si tratti di muovere giocatori fra Chicago e Lugano o altro» ha spiegato Mansueto. «Vogliamo spingere, dare tutto affinché il Lugano possa vincere il titolo. Useremo anche la prossima finestra di mercato per far sì che il Lugano si trovi in una posizione ancora più forte». Il tutto, evidentemente, tenendo presente che, visti i risultati, è possibile anche vendere e, di riflesso, incassare parecchio. «Non blinderemo nessuno» ha spiegato il proprietario bianconero. «A maggior ragione se di mezzo vi fosse la possibilità di fare plusvalenze. Il fatto che i giocatori siano seguiti da altri club, molto più grandi di noi, è motivo di vanto. E consente ai giocatori di performare a un livello perfino superiore».
Su chi ami di più Mansueto, fra Chicago e Lugano, il patron è stato netto: «Sono entrambi miei figli». Quanto ai soldi spesi sin qui, per contro, «io parlerei di investimenti» ha spiegato il protagonista della conferenza stampa. «Mi auguro che il valore del club cresca, e lo stesso vale per Chicago». Per crescere, servirebbe anche più pubblico: «Ma contro lo Young Boys, se mi avessero chiesto, avrei detto che dalla bolgia che c'era gli spettatori erano molti di più rispetto ai 4.800 annunciati. Come dicevo, passo dopo passo miglioreremo. Non siamo felici dell'affluenza al momento. Molto, però, siamo convinti farà il nuovo stadio. Uno stadio boutique che farà confluire sempre più tifosi».
Infine, una considerazione prettamente politica: il 5 novembre, gli Stati Uniti sceglieranno chi fra Kamala Harris e Donald Trump guiderà gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni. «Non vi dirò per chi ho votato ma ho votato» ha chiosato Mansueto. «In ogni caso, non credo che ad esempio i Chicago Fire debbano esporsi pubblicamente. Lo sport rimane sport. Siamo chiamati, come organizzazioni sportive, a portare gioia. Non divisione».