Simone Rapp: «Tornare in Svizzera era la decisione migliore»

Riecco Rapp. Un anno prima della fine del suo contratto con il Karlsruher, club della seconda divisione tedesca, il centravanti ticinese è tornato in Svizzera, alla corte del Neuchâtel Xamax. Una scelta, quella di rientrare in patria, motivata dallo scarso minutaggio ricevuto durante l’esperienza in Germania (30 presenze con soli 20 minuti in media a partita, ndr) ma anche da motivi personali: «L’allenatore mi ha detto che sarebbe stato difficile trovare più spazio, anche perché era appena stato ingaggiato Lars Stindl dal Borussia Mönchengladbach - spiega il locarnese -. A quasi 31 anni non avevo intenzione di trascorrere un’altra stagione in panchina, o addirittura in tribuna. Ho avuto contatti con il Neuchâtel e l’allenatore Uli Forte ha dimostrato di volermi. Ho pensato che fosse la scelta giusta da fare, anche dal punto di vista familiare, visto che a novembre diventerò padre per la prima volta. Sì, ornare in Svizzera era la soluzione migliore». Con i neocastellani Simone Rapp ha firmato un biennale che contiene anche un opzione per prolungare di una stagione supplementare. La priorità è quella di «giocare con regolarità e stare bene fisicamente». Gli inizi con la maglia rossonera sono però stati sfortunati per il nativo di Cugnasco, che alla seconda di campionato contro lo Stade Nyonnais è stato costretto a lasciare il campo per un infortunio muscolare alla coscia. Il rientro proprio stasera contro il Bellinzona non è però da escludere. «Non sono ancora al 100%, ma va molto meglio, - assicura Rapp -. Se va tutto bene potrò giocare, altrimenti aspetterò un’altra partita». Sono passati oltre dieci anni dall’ultima volta che il centravanti ticinese - allora nelle file del Locarno - e l’ACB si sono incrociati nella lega cadetta. Che sia finalmente l’ora dei ritrovi?
Un jolly di lusso
L’esperienza in 2. Bundesliga rappresentava l’opportunità forse più importante della carriera di Simone Rapp. Considerarla un fallimento, però, sarebbe esagerato. Nonostante il poco spazio a disposizione per dimostrare le proprie qualità, il centravanti ticinese è riuscito a incidere con discreta regolarità. Nella lega cadetta tedesca Rapp ha infatti messo a referto tre reti e tre assist, contribuendo così facendo a un gol ogni 86 minuti in media. Non male per una riserva. «Ho accettato il ruolo di jolly e ho comunque fatto una buona stagione, - annuisce Rapp -. Ovviamente mi sarei aspettato qualche chance dall’inizio. Non è successo ed è un peccato, ma le scelte dell’allenatore vanno accettate». Una seconda esperienza all’estero che non ha comunque avuto nulla a che vedere con la corta e deludente parentesi in prima divisione rumena durante la stagione 2020-21, nelle file del Sepsi OSK. «Su quello non saprei neanche cosa dire, è un capitolo chiuso, - chiosa Rapp -. Sono invece contento di aver trascorso una stagione in 2. Bundesliga. Ho vista una realtà importante, con altri stadi e una cultura calcistica diversa rispetto alla Svizzera. Ricordo ad esempio i derby contro il Kaiserslautern o le trasferte ad Amburgo, Düsseldorf e Hannover che sono state esperienze eccezionali. Mi sarebbe piaciuto giocare altre partite del genere, ma è andata così e ora guardo avanti».
«Mai parlato con i granata»
E così, Simone Rapp è tornato in Challenge League, una categoria nella quale ha fin qui sempre dimostrato di poter fare la differenza (45 gol in 155 presenze, ndr). Visto il suo curriculum e i suoi numeri, il centravanti locarnese avrebbe anche potuto dimostrarsi reticente all’idea di tornare «solo» nell’anticamera del calcio d’élite svizzero, ma a tale proposito il 30.enne ha le idee chiare. «Penso che la cosa più importante sia essere in un posto dove l’allenatore ti vuole e ti fa giocare, - commenta il ticinese -. Ho appena vissuto un anno poco piacevole da questo punto di vista, nel quale nonostante gli sforzi sono stato preso poco in considerazione. Preferisco essere in Challenge League e giocare, che volere a tutti i costi andare in Super». A pensarci bene, un posto per giocare e fare gol ci sarebbe stato anche a Bellinzona, dove uno come Rapp - viste le difficoltà in fase realizzativa - sarebbe servito come il pane. «Non ho avuto contatti con l’ACB, - afferma però il nuovo centravanti dello Xamax -. Tornare in Ticino? Perché no. Sarebbe bello chiudere dove tutto è iniziato. Però alla fine non è perché sei ticinese che puoi andare in Ticino a giocare nella squadra che vuoi. Ci vuole comunque un’opportunità e una società che ti vuole prendere». In tal senso il caso di Mario Gavranovic, che da settimane si tiene in forma con il Collina d’Oro in attesa di trovare una sistemazione, insegna. Prima di pensare a un eventuale ritorno in Ticino, insomma, Simone Rapp preferisce concentrarsi sul suo presente neocastellano. «Riuscire a giocarci la promozione sarebbe il massimo – ammette il nuovo numero 11 rossonero -. Il campionato è però lungo. Contro il Bellinzona partiremo favoriti visto il nostro inizio di stagione, ma per riuscire a vincere dovremo rimettere in campo quanto fatto nelle prime cinque di campionato».