Un anno fa accelerava, oggi il Lugano arretra

Un dato più di tutti gli altri certifica l’attuale crisi del Football Club Lugano. Anche perché a suggerire il valore del raffronto, a più riprese, erano stati proprio i protagonisti bianconeri. Staff tecnico in primis. Oggi la squadra allenata da Mattia Croci-Torti si trova in quarta posizione in Super League, con 42 punti. Un anno fa, dopo 27 turni, la classifica recitava terzo posto a quota 43. Al netto della casella occupata in graduatoria e di un campionato - lo si è ripetuto sino allo sfinimento - mai stato così incerto, l’esiguo scarto tra i bottini accumulati a questa altezza della stagione non va minimizzato. Dall’avvento della nuova proprietà e il consolidamento di un progetto sportivo ambizioso, è infatti la prima volta che - a torneo entrato nel vivo - il club ticinese conosce una regressione. Una regressione oggettiva. Basti pensare che al tramonto del girone d’andata, il Lugano viaggiava a forza 31, campione d’inverno, mentre a Natale 2023 si era fermato a 26. Tradotto: l’asticella, con il Crus in panchina, non era mai stata posta così in alto e, aspetto non da poco, i percorsi in Conference League (a differenza dell’edizione precedente) e Coppa Svizzera avevano regalato altrettante soddisfazioni e certezze.
Un buco nero
Ebbene, il quadro è cambiato. Eccome. Oggi il Lugano è una formazione sfiduciata, spompa. Oltre che scoperta negli effettivi. «Una squadra fragile, poco solida e solidale» volendo citare la diagnosi fornita dal tecnico a margine dell’ultimo kappaò. Il quinto consecutivo. A Sion, domenica pomeriggio, è andato in scena una sorta di teatro dell’assurdo. Ma, a ben guardare, pure la sintesi perfetta del momentaccio bianconero. Da un lato un possesso palla e un controllo delle operazioni inconfutabili. Dall’altro un buon numero di occasioni create e però puntualmente fallite, magari senza nemmeno centrare lo specchio della porta avversaria. Dall’equazione, in ogni caso, avrebbe come minimo dovuto scaturire un pareggio. «Poiché se le partite non riesci a vincerle, devi fare di tutto per non perderle» ha tenuto a sottolineare l’allenatore del Basilea Fabio Celestini, reduce dall’1-1 subito in rimonta in casa del Lucerna.
Puntualmente e per certi versi incomprensibilmente, il Lugano sta invece trovando il modo di scivolare su ogni terreno. Il tutto secondo la formula abusata e semplicistica del «paghiamo a caro prezzo ogni errore». Che è vero, per carità, ma l’impressionante perdita di velocità dei bianconeri necessita indubbiamente di una disamina più articolata. Poiché sono molteplici i fattori che, convergendo, hanno prodotto il buco nero delle ultime settimane.
«Dovrebbero allenarsi...»
Mancano sette giorni alla pausa dedicata alle nazionali. E nel dopo partita del Tourbillon, Renato Steffen - uno che non teme la pressione e vorrebbe giocare il più possibile - ha dipinto la sosta come un’oasi salvifica. Quasi lo spogliatoio non vedesse l’ora di tornare a respirare, lasciandosi alle spalle un vortice che sta inghiottendo prestazioni e aspirazioni. «La verità è che giocatori come Steffen, Grgic, Bottani o ancora Bislimi - tutti reduci da un infortunio - avrebbero bisogno di allenarsi. E tanto» ha tenuto a evidenziare Croci-Torti dopo il 2-1 rimediato in Vallese. «Purtroppo non è il caso. Scendendo in campo ogni tre giorni e alla luce di una rosa non al completo, succede di dover giocare anche se non si è al 100%. Non è però il momento di mollare e abbattersi».
Nessuna rivale così in difficoltà
Di certo è il momento di iniziare a maneggiare con cura classifica e calendario di Super League. A sei turni dalla scissione della graduatoria, la riga che separa le migliori dalle peggiori sei è oramai più vicina della vetta. Tre punti rispetto alle sei lunghezze dal Servette. «Per un po’ non voglio più sentir parlare di titolo» ha tuonato al proposito Steffen, invitando a concentrarsi sul presente e su ciò che serve per terminare la stagione regolare nella parte alta della classifica. In palio vi sono ancora 18 punti ed è ragionevole pensare che il peggio verrebbe evitato totalizzandone 10-12.
Il trend del Lugano, peggiore compagine del massimo campionato negli ultimi cinque turni, tuttavia allarma. Dodici mesi fa i bianconeri abbracciavano il break dedicato alle nazionali forti di cinque successi filati. Sarebbero diventati addirittura sette. Ecco: l’obiettivo più urgente, ora, dev’essere quello di non portare a sette anche le battute d’arresto consecutive del 2025. Banalmente, significherebbe aver perso una ghiottissima occasione di scrivere la storia in Europa - al cospetto di una rivale abbordabile - e soprattutto aver ceduto il passo anche all’inconsistente Winterthur. «Disponiamo delle risorse e della forza per risollevarci da questo periodo delicato, forse il più difficile degli ultimi anni» ha assicurato il Chief Sports Officer del club Sebastian Pelzer. E il dirigente bianconero ha ragione. La portata dei match contro lo Celje e il fanalino di coda della Super League - sul piano sportivo e psicologico - è tuttavia estrema. Servirebbero gamba, entusiasmo e sicurezza nei propri mezzi. E invece il Lugano si appresta ad affrontare due curve decisive della stagione in fase di sbandamento. E, per la prima volta con Croci-Torti in panchina, facendo i conti con una regressione.