Euro 2024

Un dribbling rimasto bambino e il triangolo d'oro che l'ha forgiato

Siamo andati a Fulda, dove nel 2007 sbocciò l'amore per il calcio del grande talento della Germania, Jamal Musiala
Jamal Musiala, fantasista della nazionale tedesca ©AP/Ariel Schalit
Massimo Solari
28.06.2024 06:00

La pensilina della stazione di Fulda è affollata di volti e indifferenza. Come uno dei tanti luoghi di passaggio di questo pianeta. Un luogo non particolarmente speciale. Prendiamo il bus numero 6, direzione Daimler-Benz-Strasse. La meta, poi, dovrebbe distare circa 300 metri. Una volta scesi sbagliamo strada. Ci si avvicina un giovane, sui 20-25 anni, lineamenti indiani. Osserva con curiosità l’accredito che portiamo al collo. Prende coraggio. «Scusi ma che cosa è venuto a fare qui? Qui non si giocano partite dell’Europeo». Vero. A Fulda, un’ora di treno da Francoforte, è però germogliata la più grande speranza del calcio tedesco. A Fulda è sbocciato l’amore per il pallone di Jamal Musiala.

«Gli altri non vedevano palla»

Una laterale e due tornanti più in basso, all’estremità di un posteggio sterrato, giace placido un campo da calcio. Oggi ospita le partite del SG Barockstadt Fulda-Lehnerz, club della Regionalliga. Sulla sinistra sorge un’ampia area industriale. Sulla destra, alle spalle di una piccola tribuna di seggiolini blu consumati, sfreccia la statale 27. Dobbiamo attendere soli ancora qualche istante. Poi sbuca un van grigio. E chi lo guida è Branko Milenkovski. «Sì, tutto è iniziato qui, su questo rettangolo verde, o meglio, prima ancora nella palestra della Marquardschule» racconta. «Era il 2007. Inizio febbraio se non ricordo male. La madre di Jamal, Carolin, si era iscritta all’università di Fulda, qui a due passi. All’epoca allenavo i “bambini” del TSV Lehnerz. E considerato il periodo invernale le sedute si tenevano all’interno. Fu in questo contesto che conobbi per la prima volta Musiala».

Nato a Stoccarda il 26 febbraio del 2003, Jamal non aveva ancora 4 anni. «Si presentò in palestra. La squadra però era composta da bambini di 5-6 anni» rammenta Milenkovski. Un problema? «Insomma, bastarono un paio di allenamenti per comprendere la portata del suo talento. I compagni di fatto non vedevano palla, poco importa la differente stazza fisica». Branko ci mostra alcune foto. Seduto su una panchina di legno, Jamal è l’unico bimbo che non tocca il suolo con i piedi. Per poter schierare Musiala in partite e tornei, non a caso, si rese necessario attendere sei mesi. «Poi divenne a tutti gli effetti un tesserato del TSV Lehnerz» indica il suo primo allenatore. «A portare Jamal agli allenamenti era sempre il papà, Daniel, origini nigeriane. Venivano a piedi da casa, distante una decina di minuti. Ricordo che quando mi presentavo al campo erano già lì a giocare. Sempre. E lo stesso capitava una volta terminata la seduta. Sembrava non volessero smettere mai. E Daniel sudava e sudava. Non era particolarmente dotato, ma la sua passione per il calcio era enorme». Il piccolo Jamal l’ha trasformata in qualcosa di più grande.

Senza idoli, ora idolo

Nella prima stagione – leggiamo – mise a segno un centinaio di gol. «Al netto delle evidenti qualità, Jamal era un bambino molto attento, non si lasciava sfuggire alcun consiglio» sottolinea Milenkovski. «Idoli? In realtà non ne aveva. I suoi idoli erano i compagni più grandi. Era troppo piccolo per conoscere uno o l’altro giocatore della Bundesliga. E vestire o meno la 10 della squadra era secondario». Già, oggi invece vederlo con quel numero così simbolico, così pesante, appare la combinazione più logica. Con due reti all’attivo, e nonostante una prova così così contro i rossocrociati, Musiala ha trascinato la Germania agli ottavi di finale. «L’idolo dei bambini di Fulda ora è lui» afferma Branko, che non ha mai smesso di allenare i piccoli della società locale. «La maggior parte si presenta in spogliatoio e scende in campo con la sua maglietta. Sanno che l’ho allenato e quindi le domande non mancano mai: “Che cosa devo fare per diventare come Jamal?”. Oppure: “Davvero sono meno bravo di lui?”».

Southampton e un lungo giro

Musiala non è solo un esempio per le nuove generazioni di calciatori, che per altro s’impegna a sostenere attraverso una speciale fondazione. «Rende fiera l’intera regione» aggiunge il nostro interlocutore. «Lo scorso anno è stato qui, per un evento ufficiale; non accadeva da molto tempo» rileva Milenkovski. Per diventare la star della selezione tedesca, d’altronde, il giocatore ha dovuto percorrere più tappe, compiendo un lungo giro. «Jamal non rimase a lungo a Fulda» precisa Branko. Complice un Erasmus di mamma Carolin all’University of Southampton, la famiglia si trasferì in Inghilterra. «Non aveva nemmeno 8 anni, non dev’essere stato semplice» evidenzia Milenkovski. Musiala, ad ogni modo, non tardò a farsi notare anche Oltremanica. Prima proprio al Southampton, poi nelle giovanili del Chelsea. Tanto da meritarsi la chiamata della nazionale inglese, questa volta con la divisa numero 11, perché il 10 era riservato a un certo Jude Bellingham.

La Federcalcio tedesca, tuttavia, non aveva perso d’occhio il ragazzo. Anzi. Nel 2018 lo invitò a prendere parte a un raduno della Under 16. «Fu l’occasione per rincontrare Jamal» rammenta Milenkovski. «Passò qualche giorno a Fulda, ci incontrammo proprio qui al campo. Era combattuto. Tanto che arrivò a chiedermi che cosa sarebbe stato meglio scegliere: l’Inghilterra o la Germania?». La risposta del suo primo allenatore fu inevitabile. Anche se Musiala continuò a portare la maglia dei Tre Leoni sino alla U21. Nel frattempo, però, sul suo cammino di calciatore predestinato aveva fatto irruzione il Bayern Monaco. La corte si rivelò spudorata, le radici del ragazzo tornarono in superficie: stretta di mano e firma per il club più prestigioso del Paese si consumarono così nel 2019. Ebbene, a soli 17 anni Musiala sarebbe quindi diventato il più giovane di sempre a giocare e segnare in Bundesliga. Stesso discorso grazie alla precoce rete contro la Lazio in Champions League. Al resto ci pensò quel volpone di Joachim Löw, convocandolo per Euro 2020.

Il nodo della multietnicità

«A Jamal non sono mai piaciute le soluzioni più facili con il pallone fra i piedi» rimarca Milenkovski. E lo stesso, appunto, suggerisce il suo percorso. «Ma quando lo ammiro in tv, rivedo il coraggio e il dribbling del bambino accolto nel 2007. Le sue movenze leggiadre, quel continuo piegarsi sulle gambe, non sono cambiate». Tolta la fusione con il Barockstadt, pure il TSV Lehnerz non ha compiuto particolari passi avanti sul piano delle infrastrutture. «Qui l’effetto Jamal Musiala lo si percepisce negli occhi e nelle parole dei piccoli calciatori» ribadisce Milenkovski. A mutare, invece, è stata la Germania, ora incerta e disorientata di fronte all’insorgere degli estremismi politici. A Fulda, nel quadro delle recenti elezioni europee, la CDU si è confermata primo partito. Il movimento Alternative für Deutschland ha tuttavia registrato il balzo avanti più significativo, pari a 5,6 punti percentuali. «Il sondaggio sull’eccessiva multietnicità in nazionale? Francamente non capisco determinate resistenze» afferma Milenkovski, sangue macedone. «Jamal Musiala, mamma tedesca e papà nigeriano, è la sintesi positiva di quello che ritengo essere un valore aggiunto anche per la selezione tedesca. Che poi, basta guardarsi in giro. Basta osservare le squadre avversarie, la Svizzera per esempio. È come guardarsi allo specchio».

Tre semplici luoghi

Anche il tragitto dal campo del TSV Lehnerz alla stazione è un po’ come guardarsi dentro. Per Branko è soprattutto un piccolo viaggio nei ricordi. Dopo averci fatto salire sul suo van grigio, ci conduce dapprima sul piazzale della Marquardschule, la scuola elementare di Jamal. La palestra adiacente, dicevamo, costituì la miccia per una deflagrazione calcistica devastante. Imbocchiamo infine la Leipziger Strasse. «La vecchia casa dei Musiala è lì in fondo» fa segno Milenkovski con il dito, indicando una stretta via perpendicolare. Tre semplici luoghi, in un raggio di circa 2 chilometri. È il triangolo d’oro che ha forgiato un dribbling rimasto bambino. Il dribbling di Jamal Musiala.

In questo articolo: