Un ispettore da Chicago a Lugano

Chissà che cosa avrà pensato Ignacio Torreño dell’infortunio di Albian Hajdari, ennesimo capitolo di una saga che ha oramai assunto sfumature grottesche. Ignacio chi?! «Nacho» Torreño Jarabo, per essere completi, né più, né meno, il grande capo dell’area medica dei Chicago Fire. E quindi, per proprietà transitiva, dell’FC Lugano. Sì, ad assistere dal vivo al match contro il San Gallo - ieri - era presente anche un invitato speciale. Un ispettore, toh, evidentemente chiamato a giudicare una situazione sfuggita di mano a chi si occupa di gestire e curare il fisico dei giocatori bianconeri. Come per gli uomini di Mattia Croci-Torti, e ci mancherebbe, i bilanci definitivi verranno stilati a fine stagione; gli elementi per farsi un’idea sufficientemente solida tuttavia non mancano sull’asse Illinois-Ticino.
Proprio la sostituzione in corso d’opera del citato Hajdari, in fondo, suggerisce bene, anzi certifica una volta di più, la fragilità e allo stesso tempo l’approssimazione dei rapporti di fiducia tra specialisti e calciatori. Sentite il tecnico Mattia Croci-Torti: «Albian aveva un’infiammazione al ginocchio, ma in settimana mi aveva convinto di potercela fare. Sicuramente qualcosa non è andato per la maniera giusta». Abbastanza surreale, no? A maggior ragione a fronte delle diverse valutazioni già rivelatesi fallaci. «Senza dubbio contano le sensazioni del singolo e l’esperienza permette di capire meglio le esigenze del proprio corpo» ha indicato in merito Renato Steffen: «Oggi, va da sé, riesco a gestire in modo più saggio il fisico rispetto a un giovane compagno. E però le giuste risposte devono arrivare da tutte le componenti del club, non solo dall’individuo». Ecco, appunto. E, al proposito, non possono non risultare emblematiche le parole del Crus. «A farci veramente bene, fra due settimane, sarà la sosta senza impegni delle nazionali». Già. Giocarsi la semifinale di Coppa Svizzera avrebbe però aiutato a guarire alcune ferite.