Una sberla dopo l'Europa: «Ma la stanchezza non c'entra»
Che l’avvento della fase a gironi di Conference League potesse coincidere con un calo delle prestazioni in campionato, si sapeva. Così come era noto che la trasferta del Wankdorf, in programma subito dopo la prima giornata, potesse rappresentare un’insidiosa pietra d’inciampo. Un naufragio bianconero di simili dimensioni, tuttavia, era difficilmente ipotizzabile. Non tanto per la forma, comunque poco lusinghiera, quanto per la sostanza espressa dal Lugano al cospetto dello Young Boys. In una sfida che, di fatto, non c’è mai stata.
«La squadra non era stanca»
Certo, per quasi una ventina di minuti la squadra di Croci-Torti ha tenuto il campo. Ma è bastata una piccola fase di sbandamento - alimentata dall’infortunio di Arigoni - per permettere ai gialloneri di prendere il sopravvento, mettendo a nudo un collettivo riscopertosi improvvisamente fragile e incline ad errori di ogni genere. In balia degli eventi, i sottocenerini non hanno mai dato l’impressione di poter contrastare un YB tutt’altro che indiavolato. Capitolando sotto i colpi inferti dal solito Nsame - doppietta per lui -, Monteiro e Lustenberger. Spiegare quanto accaduto a Berna, specie dopo l’incoraggiante prima uscita europea contro il Bodø/Glimt, è difficile. L’impressione, osservando Steffen e compagni all’opera, è stata quella di una squadra poco brillante - stanca? - sotto il profilo mentale. E per di più parzialmente tradita da quelle «seconde linee» scelte, nonostante la giovane età, per dare profondità alla rosa in vista di un autunno denso di impegni. Ma anche, sottolineiamo, per soddisfare una precisa politica societaria.
La lettura della débâcle, in casa bianconera, è tuttavia diversa. Decisamente diversa. A partire dall’influenza che il debutto continentale ha effettivamente avuto sul match del Wankdorf. «Anche lo Young Boys ha giocato in Europa, no? - ci dice Roman Macek, subentrato a Grgic nella ripresa -. Anzi, loro hanno disputato un match persino più difficile. La verità è che non dobbiamo cercare scuse, la fatica qui non c’entra. Abbiamo perso per altri motivi». Okay, ma quali?La risposta la fornisce prontamente il mister, Mattia Croci-Torti. Pure lui, peraltro, sicuro che le tossine della Conference League non abbiano compromesso la prestazione dei suoi: «Al contrario di Lucerna, dove avevamo pagato gli impegni con il Saint-Gilloise, non ho visto una squadra stanca. La verità è che questa volta abbiamo pagato degli errori individuali, commessi nei nostri sedici metri. Nel primo tempo abbiamo perso tre duelli difensivi su dei cross, che ci hanno tagliato le gambe. A giocatori come Nsame, del resto, non va concesso nemmeno un centimetro. Figuriamoci quindici. Non ci sono colpevoli, ma dobbiamo diventare più forti sotto questo aspetto».
Tra pazienza e sfortuna
Sollecitato, il «Crus» scava più a fondo nella sua analisi. Toccando anche il tema delle già menzionate «seconde linee», e il loro impatto sull’esito del confronto. «Gli allenatori non devono lamentarsi. Io sono contento dei giocatori che ho, però il mio compito è migliorarli. E continuerò a lavorare per farlo. Ci vuole pazienza, specie con i più giovani, ma ci arriveremo. Non dobbiamo altresì dimenticare che abbiamo pure avuto una certa dose di sfortuna, con l’ennesimo infortunio in difesa occorso ad Arigoni». Al proposito, perché far giostrare il subentrato El Wafi da terzino nel primo tempo, invece di spostare fin da subito Hajdari? «L’asse centrale era ben coperto da Albian e Mai - rileva il “Crus” -. Non volevo operare cambiamenti, col rischio di destabilizzare il tutto».
«Possiamo subito riscattarci»
Il mister, provando a vedere il lato positivo, assicura che per il suo Lugano non sarà sempre così dopo una notte europea:«Non affronteremo sempre l’YB in trasferta» afferma con un sorriso amaro. Intanto fra appena due giorni sarà già tempo di tornare in campo. Mercoledì sera a Cornaredo, infatti, arriverà il Losanna per una sfida infrasettimanale. «Innanzitutto siamo contenti di ritrovare il nostro stadio e il nostro pubblico - rileva Macek -. Poi ci tengo a dire che non vedo questo immediato ritorno in campo come qualcosa di negativo. Certo, in caso di ulteriore sconfitta la spirale negativa potrebbe farsi sempre più vorticosa. Ma io vedo il bicchiere mezzo pieno: avremo subito un’occasione di riscattarci e lasciarci alle spalle quanto accaduto al Wankdorf. Cogliamola».
Il commento – Un confine sottile