L'analisi

Vicini, anche questa volta: eppure piangiamo di nuovo

L'Europeo della Svizzera finisce a Düsseldorf, dopo gli amarissimi calci di rigore contro l'Inghilterra
©Martin Meissner
Massimo Solari
06.07.2024 23:59

Cinque minuti, quelli trascorsi tra il gol di Embolo e il pareggio di Saka. Un metro, un metro di troppo, lasciato da Aebischer all’avversario diretto. La treccina dei capelli di Breel, che all’ultimo respiro dei tempi regolamentari ha tolto dalla testa di Ndoye la possibile rete dell’apoteosi. L’incrocio dei pali colpito con una follia, direttamente da calcio d’angolo, da Shaqiri. Infine gli undici metri, ancora loro, tremendi come nei quarti di finale del 2021. Per Manuel Akanji, di nuovo. Per la Nazionale. Per la Nazione. Sì, ci siamo andati vicinissimi anche questa volta. Eppure piangiamo di nuovo. Affranti, persino increduli, per la fine del nostro viaggio europeo.

A Düsseldorf ha vinto l’Inghilterra. Impeccabile dagli undici metri, a fronte dell’unico errore commesso dal nostro gigante. No, non meritavamo un altro smacco del genere. Perché anche contro la formazione di Gareth Southgate siamo stati grandi. I migliori in campo, banalmente. Non è bastato. Non è bastato, suggerivamo, per una serie di maledetti dettagli. Euro 2024 rimane così un’opera incompiuta. Sembrava un capolavoro. Poteva esserlo. E invece la Svizzera non è riuscita a porre la sua firma in calce. La semifinale rimane lì, beffarda, che ci osserva con sguardo dispiaciuto. Come la ragazza più affascinante del ballo finita fra le mani del solito bulletto, premiato ingiustamente. 

Sembrava una promessa infine mantenuta

Come è stato possibile, dunque, uscire a mani vuote dalla Merkur-Spiel Arena? Come è stato possibile salutare la competizione senza aver incassato una sconfitta? La sfida contro Bellingham e compagni ha attraversato diverse sliding door. E più il cronometro avanzava, più le sensazioni avvertite si facevano inebrianti. Dalla tensione alla convinzione che il gol sarebbe arrivato. Ed è arrivato, oh sì, con la zampata di Embolo che al 75’ è parsa una promessa infine mantenuta. Semifinale, eccoci finalmente! Sin lì, oltretutto, avevamo tenuto in pugno un’Inghilterra. Come al cospetto di Germania e Italia ci eravamo mostrati e ci sentivamo inscalfibili, soprattutto in retrovia. Kane non aveva visto un pallone. Bellingham - il bulletto, appunto - aveva alzato solo la voce senza far valere i fatti. Peccato che un giocatore, uno solo, ci aveva già fatto paura prima della pausa. Lì, sulla destra, custodita così così da Aebischer. Eccoli dunque i cinque minuti che hanno trasformato un sogno incredibile in uno scenario incerto. La storia, per quanto alla nostra portata, è di colpo tornata a nascondersi. Nascosto dai compagni, purtroppo, era anche Yann Sommer al momento della conclusione di Bukayo Saka. La conclusione che all’80’ ha tenuto in vita l’Inghilterra, prolungato l’attesa e rinviato il ferale verdetto.

E invece il destino ci ha voltato le spalle

Con Granit Xhaka infortunato e però immenso nella sua interpretazione della gara, la Nazionale non ha comunque smesso di crederci. È tornata a tentare la gloria, spaventando a più riprese Pickford. Una treccina di troppo, il sinistro fatato di «XS» che fa tremare il palo e il principe William. E poi ancora Widmer che s’impappina sul più bello. La nostra grande occasione ha iniziato a defilarsi, a pensare a un finale differente. Nel 2021 i rigori erano stati allo stesso tempo dolcissimi e devastanti. A quel rigore fermato da Yann Sommer a Kylian Mbappé - alla serie che ci aveva sorriso - siamo comunque tornati ad aggrapparci. Perché battere l’Inghilterra, in fondo, avrebbe costituito l’epilogo più corretto. E ciò a differenza del quarto di finale con la Spagna, forte e meritevole quanto i rossocrociati guidati da Vladimir Petkovic. Murat Yakin, lui, si è fidato dei suoi uomini. Come prima del fischio d’inizio si era fidato della formazione che ci aveva resi euforici a Berlino. Manuel Akanji ha alzato la mano per primo, leader vero, migliore in campo anche. Il destino gli ha voltato le spalle. Ha voltato le spalle alla Svizzera. Ancora una volta.

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