L'analisi

Wunderbar, per la Svizzera è un debutto sorprendente

A trascinare la nazionale di Yakin, contro l'Ungheria, sono gli eroi inaspettati: Duah e Aebischer
© CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
15.06.2024 21:45

Non bastava la sua prestazione. Nelle catacombe dello stadio, mentre all’esterno risuonano i cori dei tifosi rossocrociati, l’ammirazione dei giornalisti stranieri per Michel Aebischer è dovuta anche ad altro. «Wow, si è espresso alla perfezione in tedesco, francese, italiano e inglese». Forse è un dettaglio. Ma un dettaglio che suggerisce molto dell’eroe di Svizzera-Ungheria. O meglio, uno dei due eroi. Entrambi inaspettati. «Inaspettati per voi» puntualizza il centrocampista del Bologna, un assist e una rete delicatissimi nel 3-1 rifilato ai magiari. «Murat Yakin mi ha comunicato i suoi piani martedì» aggiunge. E lo stesso dev’essere accaduto con Kwadwo Duah, autore dell’importantissimo gol d’apertura. Il primo in rossocrociato. Il primo in due sole apparizioni. «Sì, la mia è una bella favola» conferma l’attaccante del Ludogorets, miccia clamorosa per l’euforia dei tifosi elvetici a Colonia. «Non avevo mai provato emozioni del genere» riconosce il 26.enne nato a Londra e di origini ghanesi. Il convocato a sorpresa ancor prima che titolare. «Sono grato allo staff tecnico. Questo gol, con la mia famiglia in tribuna, è stato qualcosa di incredibile». 

Dai dubbi al tripudio

Si è sbloccato Duah e, di riflesso, si è sbloccato nel migliore dei modi l’Europeo della Svizzera. Certo, a fronte di un primo tempo interpretato magistralmente, non siamo stati perfetti. Per un attimo, una volta infilati da Varga, Xhaka e compagni hanno dubitato. «Purtroppo dopo la pausa abbiamo smesso di controllare e far circolare la sfera, preferendo affidarci al gioco in profondità» conferma Aebischer. L’ingresso di Embolo, protagonista del tris a tempo scaduto, e la lucidità riemersa al momento propizio hanno comunque permesso alla Svizzera di chiudere in un tripudio di applausi ed emozioni. 

Una sequenza impressionante

«Il merito va dato anche alla ricchezza della rosa» sottolinea capitan Xhaka. «L’allenatore ha fatto le scelte giuste e pure chi è entrato dalla panchina si è comportato bene» prosegue il leader rossocrociato. «Lo scorso autunno, francamente, ho vissuto fra i momenti più deludenti della mia carriera in Nazionale. Tutto è andato storto. Anche perché, forse, ci siamo rilassati eccessivamente. Ora però le cose sono cambiate. Nel 2024 ho la sensazione di giocare in un’altra squadra. E il match con l’Ungheria l’ha dimostrato. Abbiamo compiuto il primo passo nella giusta direzione». 

La Svizzera ha brillato in diversi modi. Dall’atteggiamento alle idee. Per tacere dell’efficacia sotto porta, che tanto ci faceva paura alla vigilia. «Nel primo tempo abbiamo creato tre occasioni e segnato due reti» sintetizza Aebischer, celebrato anche dai compagni. «Onestamente non ho visto molte prestazioni così devastanti» evidenzia Fabian Rieder. «Quella di Michel e Kwadwo sono delle belle storie» rileva da parte sua Silvan Widmer. I due primattori elvetici, oltretutto, avevano giocato insieme nelle giovanili dello Young Boys. «Il che, in effetti, potrebbe aver giovato la nostra intesa» conferma ancora Aebischer. Un dato, tuttavia, chiarisce la portata complessiva del successo sull’Ungheria. Per arrivare alla rete d’apertura di Duah, la Svizzera ha eseguito 22 passaggi. E, dati Opta alla mano, si tratta della terza sequenza più lunga dall’Europeo 1980. Wunderbar.

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