Calcio

«Xhaka ha ragione, simili commenti idioti e razzisti non sono tollerabili»

Nel cuore della notte, dopo la deludente prestazione di Praga, il capitano rossocrociato ha risposto a un’affermazione di un lettore del «Blick» tramite il suo profilo Instagram – Tami: «Per anni Granit e i suoi compagni sono stati in silenzio, noi capiamo e condividiamo la presa di posizione»
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Nicola Martinetti
03.06.2022 13:06

Ci risiamo. Di nuovo. Una volta di più la nazionale svizzera deve fare i conti con un commento razzista. Con il risentimento di un lettore del portale «Blick.ch», che dopo la sconfitta di ieri sera a Praga, nella sezione commenti, ha deciso di prendersela con i giocatori di origini straniera. «Una volta i nazionali elvetici si chiamavano Suter, Egli, Wehrli, Sulser, ecc… Ora invece Okafor, Sow, Xhaka e Shaqiri. Io con tutto ciò, da svizzero, non riesco a identificarmi» la parte saliente del suo scritto. Il messaggio, che proseguendo assumeva toni e posizioni politiche ancora più forti, è stato visto e ripreso dal capitano rossocrociato Granit Xhaka. Che tramite una story sul suo profilo Instagram, a notte fonda, lo ha commentato con un laconico «Es wird sich nie ändern!!!», ovvero «Non cambierà mai!!!».

La reazione dell’Associazione Svizzera di Football (ASF), al proposito, non è tardata ad arrivare. E la federazione svizzera ha deciso di fare quadrato attorno al proprio leader. «Sono anni che Granit e i suoi compagni sono confrontati con accuse simili – ci ha spiegato il direttore delle nazionali elvetiche, Pierluigi Tami, a margine della seduta d’allenamento mattutina a Praga -. Fin qui non avevano mai deciso di esporsi in prima persona, prendendo posizione. Idealmente, avrei consigliato a Xhaka di fare lo stesso anche questa volta. Ma capiamo la reazione che ha avuto e ci schieriamo al suo fianco al 100%. Si tratta infatti di un commento idiota e razzista, che non ha nulla a che vedere con lo sport. Il capitano può essere criticato, come tutti, in base alle sue prestazioni e ciò che accade sul terreno da gioco. Ma non per le sue origini. Non in un Paese che fa della tolleranza, del rispetto e dell’apertura mentale un motivo d’orgoglio. No, affermazioni simili non sono tollerabili e questo deve essere chiaro a tutti».