Calcio

Zurigo in crisi? Jacobacci non si fida

L’allenatore del Lugano ammonisce i suoi: «Non fermiamoci proprio adesso»
Maurizio Jacobacci, 57 anni. © CdT/Chiara Zocchetti
Marcello Pelizzari
25.09.2020 18:29

Disperazione contro fiducia. Da un lato, dieci partite senza uno straccio di vittoria. Dall’altro, dieci risultati utili messi in fila. Come fossero figurine di un album meraviglioso fra una stagione e l’altra. La partita del Letzigrund assomiglia ad un testacoda. E il Lugano si trova nella (s)comodissima posizione del favorito. Lo dicono i numeri, appunto. Lo suggeriscono gli stati d’animo, le convinzioni intime di allenatore e giocatori, le sensazioni insomma. «Non dobbiamo fermarci» ammonisce Maurizio Jacobacci. O, meglio, guai a sedersi sugli allori. «Un anno fa, il Lugano cominciò il suo campionato proprio a Zurigo con un 4-0. E poi si accomodò. Ecco, noi non vogliamo sederci ma proseguire questa striscia positiva».

Stringere i denti

Già, i risultati. Lo Zurigo è ripartito malissimo, con l’eliminazione in Coppa Svizzera e la battuta d’arresto di Berna. «D’accordo, ma affrontiamo comunque una squadra importante» prosegue il mister bianconero. «Sarà battaglia, dobbiamo farci trovare pronti perché saremo chiamati a soffrire e a stringere i denti. L’idea, ad ogni modo, è ripetere i settanta minuti di sabato scorso, mostrare la medesima attitudine. Se metti sotto una formazione come il Lucerna, beh, significa che hai qualità. Ogni striscia, si sa, ha una sua fine. Nel nostro caso, faremo di tutto perché non accada al Letzigrund».

«Jaco» sa di cosa parla. A Zurigo, mesi fa, il Lugano giocò una signora partita (soprattutto nel primo tempo) ma uscì dal campo a testa bassa a causa del gol di Marchesano. «Ce la ricordiamo, quella partita» afferma l’ex Bellinzona. «Una sconfitta fastidiosa perché immeritata, arrivata sugli sviluppi di una palla ferma. E dire che eravamo piazzati bene. Marchesano nella circostanza fu bravo, tuttavia Lovric non chiuse sul secondo palo come previsto. Da quel giorno, però, il Lugano è cresciuto, specie a livello di consapevolezza».

Sicurezza fra i pali

La forza del Lugano, del Lugano targato Jacobacci perlomeno, è la difesa. In questo senso, l’innesto di Osigwe fra i pali come va letto? «Sono davvero soddisfatto del suo apporto» risponde il mister. «Sebastian ha dato sicurezza sin dal primo minuto. La squadra, va da sé, lo ha aiutato. È intervenuto poche volte, in fondo, però in una circostanza è stato decisivo e nelle uscite è apparso sicuro. Si è dimostrato intelligente, inoltre, in occasione del rigore in seguito annullato dal VAR, ritirando il piede per non entrare in contatto con l’avversario. Ha personalità, tant’è che gli è dispiaciuto subire gol al 93’. Ragionare così, per un portiere, è importante».

La rifinitura del venerdì, interrotta sul più bello complice il temporale, suggerisce che l’undici titolare non dovrebbe differire rispetto a quello anti Lucerna. Jacobacci non smentisce, anzi conferma senza problemi: «Non avrei motivo di cambiare dopo la bella prestazione fornita nella prima ora di gioco sabato scorso» le sue parole.

Disperazione contro fiducia, dicevamo. Magnin e il suo Zurigo cercano un appiglio o, quantomeno, un nuovo inizio dopo tante, troppe nuvole. Il Lugano stia attento, allora: cadere nel trappolone, in casi del genere, è fin troppo facile. È una delle regole non scritte del calcio. «Non vogliamo fermarci, non ora» ripete «Jaco».