Carlos Monzon: la boxe non lo dimentica

SANTA FE (ARGENTINA) - "San Javier, 7 agosto 1942 - Los Cerrillos, 8 gennaio 1995". Nei libri della storia dello sport, queste due date scolpite in una lapide nel cimitero di Santa Fe, a 350 chilometri da Buenos Aires, indicano la nascita e la morte di un eroe argentino degli anni Settanta che con le sue gesta ha fatto appassionare i fan della boxe di tutto il mondo. Un pugile che con la sua tragica fine - preceduta di sette anni da quella della terza moglie Alicia Muniz, per la quale è stato accusato di omicidio - ha messo in luce risvolti di vita tristi e drammatici. Ieri, mercoledì 7 agosto 2013, è ricorso il 71.esimo anniversario della nascita di una leggenda del pugilato: Carlos "Escopeta" Monzon. Monzon finì in carcere e morì a 52 anni durante un permesso che gli fu concesso verso la fine del suo periodo di detenzione: al volante di una Renault uscì di strada a 150 chilometri orari e perse la vita insieme ad un amico d'infanzia, seduto con lui nella vettura, nei pressi del carcere di Las Flores, dove l'ex pugile aveva l'obbligo di rientrarare di sera. È la storia di una leggenda del ring, di un eroe "dannato", che in vita, soltanto sul quadrato, e tra le braccia dei propri cinque figli (di cui uno adottato), ha trovato la serenità di una persona simile a tutti i comuni mortali.