Come mai Serbia-Svizzera fa ancora discutere?
La commissione disciplinare della FIFA ha voluto chiudere il caso. Già. Nel farlo, però, ha indirettamente riaperto la ferita. È trascorso quasi un mese dalla fine dei Mondiali. Esattamente 45 giorni da Serbia-Svizzera. Ricordate? Il pazzo 3-2 al 974 di Doha che ci aveva regalato gli ottavi di finale, illudendo l’ambiente prima dello schianto clamoroso contro il Portogallo. Al cospetto dei serbi, appunto, era successo di tutto. Gol, spettacolo e - certo - tante, troppe provocazioni. Come pure qualche gesto oltre il consentito, sia in campo, sia sulle tribune. Proprio come a Kaliningrad, nel 2018. La FIFA, va da sé, non aveva tardato ad aprire un’inchiesta sul terzo match della fase a gironi, guardando soprattutto alla selezione balcanica e graziando invece il capitano rossocrociato Granit Xhaka - origini kosovare - e i messaggi sibillini lanciati a fine gara attraverso la maglietta del compagno Jashari.
«Ma non vi sono restrizioni»
Il verdetto è caduto nelle scorse ore. E per la Serbia, suggerivamo, si tratta di sanzioni abbastanza severe. La FIFA ha infatti riconosciuto la violazione degli articoli 12 e 13 del Codice disciplinare, che regolano i comportamenti ritenuti scorretti e discriminatori. Nel dettaglio, alla luce dei cori dei tifosi serbi e dell’atteggiamento di giocatori e ct Stojkovic, la Federazione è stata punita con una multa di 50.000 franchi e la chiusura parziale dello stadio (25% dei posti a sedere) che ospiterà la prossima partita ufficiale casalinga della nazionale maschile. Non solo: sanzioni individuali sono state previste per ben sette giocatori.
Sullo sfondo, lo ricordiamo, permangono le tensioni politiche tra Belgrado e Pristina, mentre all’orizzonte si staglia una partita a suo modo controversa. Sì, perché la Svizzera inaugurerà le qualificazioni a Euro 2024... proprio in Serbia. Il 25 marzo, a Novi Sad, terreno «neutro» scelto per il debutto nel gruppo I dalla Bielorussia. Quest’ultima, lo ricordiamo, era stata privata dall’UEFA delle sfide casalinghe a causa dell’appoggio alla Russia nella guerra con l’Ucraina. «Ed è responsabilità della Federcalcio bielorussa trovare un luogo adatto per la partita» spiega, da noi contattata, l’UEFA. Per poi precisare che il terreno da gioco deve trovarsi «sul territorio di una federazione membro dell’UEFA che accetti di ospitare la gara e dove entrambe le squadre possano viaggiare». Okay. Ma a fronte dei precedenti infuocati agli ultimi due Mondiali, non si poteva prevedere una sede meno problematica? Da un lato Nyon tiene a ricordare che l’incontro in questione si disputerà «senza spettatori». Dall’altro, poi, evidenzia come non vi sia «alcuna restrizione per la Svizzera a giocare in Serbia». Puntualizzando al proposito che la selezione elvetica «avrebbe potuto essere sorteggiata per giocare contro la Serbia, in Serbia, e con spettatori allo stadio». Uno scenario, questo, che per ovvie ragioni non è invece contemplato nel caso del Kosovo, pure inserito nel gruppo I e per la cui sfida la Bielorussia dovrà insomma individuare un altro Paese ospitante.
Dove dormirà la Nazionale?
Bene. O meglio, d’accordo. Diversi altri interrogativi, d’altronde, si pongono. A partire dalla pianificazione che verrà adottata dall’ASF. Se le porte chiuse dovrebbero tenere i tifosi serbi lontani dallo stadio Karadjordje, non è per esempio detto che lo stesso avverrebbe con l’hotel scelto dai rossocrociati. Con tutti i rischi del caso. E quindi: dove alloggeranno i rossocrociati? I giocatori di origine kosovara - capitan Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri - ci saranno o i rispettivi club (Arsenal e Chicago Fire) tenteranno di scongiurare trasferta e potenziali pericoli? E in che misura è probabile un volo da Belgrado - distante poco più di un’ora da Novi Sad - per il rientro immediato in Svizzera dopo la partita? In ogni caso, tenuto conto degli obblighi previsti il giorno prima della sfida (conferenza stampa, interviste e allenamento allo stadio prescelto), almeno una notte la squadra di Yakin dovrebbe trascorrerla in loco. «Ma al momento non conosciamo ancora i dettagli per i match in agenda in marzo e giugno» sottolinea al CdT il capo comunicazione dell’ASF Adrian Arnold, rilevando come la Federazione «abbia preso nota» della comunicazione dell’UEFA circa il luogo della partita: «Le associazioni nazionali non sono implicate in questo genere di decisioni». E fra qualche mese scopriremo se sia stato un bene.