Il ritratto

Con fiuto e fiducia si è ripreso il trono: «God save Yaking»

Murat Yakin sta guidando la Svizzera verso traguardi inimmaginabili solo 8 mesi fa - Il ct rossocrociato ha ascoltato i leader, fatto tesoro di Giorgio Contini e ritrovato il tocco magico: «Io ci metto istinto e visione, i giocatori però sono stati fantastici nell’applicare le mie idee»
Massimo Solari
02.07.2024 17:30

Sono trascorsi vent’anni dall’ultimo precedente in un grande torneo. A Euro 2004, tra Inghilterra e Svizzera, non c’era stata partita. 3-0 e addio Portogallo. In campo, sballottato di qua e di là dalle puntate offensive avversarie, Murat Yakin aveva dovuto accettare la pesante sconfitta. Una sconfitta da dimenticare in fretta. Non sorprende dunque che il ct rossocrociato confonda addirittura Gascoigne con Rooney, all’epoca autore di una doppietta. «Ma paragonare quella sfida e il quarto di finale di Euro 2024 non ha senso» precisa dal campo base di Stoccarda. «Parliamo di squadre e aspettative differenti. La nostra Nazionale, poi, ha conosciuto un’evoluzione enorme, imparando anche da esperienze come quella di due decenni fa». Il match in programma sabato a Düsseldorf, non a caso, è avvolto da uno strato d’incertezza. L’Inghilterra è l’Inghilterra, con i suoi campioni. La Svizzera, però, si presenta alla sfida in totale fiducia. Molto più squadra rispetto ai rivali, sopravvissuti agli ottavi grazie a un miracolo, criticatissimi da tifosi e stampa.

«Non affrontiamo l’Italia»

«Il valore della rosa inglese è molto più importante» osserva Yakin. «Ma perché non potremmo battere la selezione di Gareth Southgate?» rilancia convinto l’allenatore elvetico. «Siamo in forma, lo spirito del gruppo è eccezionale e - soprattutto - giochiamo bene. Mi aspetto una partita aperta. E, appunto, dopo quanto visto contro la Germania e l’Italia sono sicuro che possiamo giocarcela. Conosciamo i punti di forza e al contempo le debolezze dell’Inghilterra». Bene. Attendersi il dominio di Berlino, tuttavia, sarebbe tanto sbagliato, quanto pericoloso. «È indubbio, sarà un altro tipo di gara» conferma Yakin: «Con ogni probabilità affronteremo di nuovo una difesa a quattro. Il che può essere un bene. Le nostre soluzioni offensive, però, verranno studiate. Molto, dunque, dipenderà anche dal ritmo che sapremo portare in campo. L’Inghilterra propone un calcio verticale e se non vogliamo farla entrare nel match dovremo essere perfetti nel pressing».

Ovviamente è necessario affidarsi a un piano partita, ma a livello individuale riesco a capire che cosa serve contro quale avversario
Murat Yakin

Accogliere i complimenti

Murat Yakin, c’è da scommetterci, ha in mente qualcosa di particolare anche per sorprendere Bellingham e compagni. Sin qui, oltretutto, ogni mossa si è rivelata pagante. «Per indole ho molta fiducia in me stesso» riconosce il selezionatore. «Ovviamente è necessario affidarsi a un piano partita, ma a livello individuale riesco a capire che cosa serve contro quale avversario. Sì, serve anche un pizzico di coraggio per cambiare da un match all’altro. Nei test di preparazione, al proposito, abbiamo potuto fare alcune prove. E i risultati emersi, uniti al mio istinto, portano alla composizione della formazione titolare. Io ci metto questo, ho una visione. Poi, però, va sottolineato come i giocatori stiano riuscendo a mettere in pratica le mie idee. C’è poco da dire: sono stati fantastici». Insistiamo. Come ci si sente sul trono riservato ai migliori ct del torneo, accompagnati da stima e lodi trasversali? «Beh, naturalmente è il rovescio della medaglia più bello. Meritiamo di trovarci nei quarti di finale ed è giusto assaporare il momento. Ciò detto, sarebbe da ingenui crogiolarsi nel passato. Dobbiamo concentrarci sul prossimo avversario, sul prossimo compito da assolvere. Sulla nostra prestazione».

Giorgio Contini è un partner, un amico, non il mio assistente: ragioniamo allo stesso modo e abbiamo le stesse idee
Murat Yakin

Non chiamatelo assistente

Ad aiutare Yakin in questo esercizio è Giorgio Contini. «Un partner, un amico anche, non il mio assistente» puntualizza il ct quando gli chiediamo dell’impatto avuto dall’ex allenatore di Losanna e GC. «Dopo le qualificazioni dello scorso autunno era importante affidarci a una figura competente. Una figura della quale potevo fidarmi ciecamente. Con Giorgio ragioniamo allo stesso modo, abbiamo le stesse idee. Avevo pensato subito a lui, ma non era scontato che accettasse il ruolo, in quanto parliamo di un tecnico vero. L’efficacia e l’attenzione con le quali prepara le sedute sono fondamentali. Perché, in fin dei conti, i giocatori di una nazionale hanno pochi momenti per lavorare insieme».

I singoli, con il loro atteggiamento, possono fare ulteriormente la differenza. Dei vertici tra Yakin e Granit Xhaka a Düsseldorf si è scritto molto. Negli scorsi mesi, tuttavia, il ct ha incontrato a più riprese anche Manuel Akanji. «Abbiamo parlato della sua situazione personale, di come gli piace giocare, del suo ruolo in Nazionale, sul rettangolo verde e in quanto leader dello spogliatoio» indica Yakin. «Volevamo che sostenesse maggiormente Granit, durante le partite, considerata la sua centralità. Manu era dello stesso avviso. Sono stati colloqui importanti, dunque».

Nessun’altra offerta

Le discussioni tra l’allenatore della Svizzera e l’ASF, invece, a che punto sono? Il contratto di Yakin, lo ricordiamo, scade al termine dell’Europeo. E quanto mostrato in Germania costituisce un biglietto da visita clamoroso, sia agli occhi della Federazione, sia agli occhi della concorrenza. «Non ho ricevuto altre offerte e vi chiedo di rispettare il momento della Nazionale» ribatte il ct. «Non c’è alcun motivo per discutere ora del mio futuro. Con i vertici si sono già tenuti dei colloqui esplorativi positivi. Le condizioni per una possibile soluzioni sono date e la mia posizione, non lo nego, è ora più confortevole. Nel calcio, però, servono sempre nuove conferme». E allora God save Yaking.

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