Calcio ed economia

Crisi? Macché, è record per un San Siro esagerato

Milan-Tottenham, ottavo di finale di Champions League, ha fatto segnare il record d’incasso nella storia italiana - Ma come si giustificano certi prezzi in una piazza che solo un anno e mezzo fa protestava per il caro biglietto?
La spettacolare coreografia che ha accolto Milan e Tottenham, martedì sera a San Siro. © REUTERS/DAVIDE SPADA
Massimo Solari
15.02.2023 19:30

Da club moribondo, umiliato tra le mura amiche dal Sassuolo, a protagonista avvincente delle notti europee. Con tanto di record d’incasso nella storia del calcio italiano. La salute e l’attrattività del Milan, detto altrimenti, non sembrano essere così in crisi. 9,13 milioni di euro garantiti dai 74.320 spettatori riversatisi a San Siro sono un bel biglietto da visita. Cifre impressionanti, sì, arricchite dalla prestazione offerta contro il Tottenham e soprattutto indicative sul piano commerciale. La spesa media per ogni singolo biglietto si è attestata a 122 euro e, per certi versi, vien da chiedersi come sia possibile. Solo un anno e mezzo fa, proprio i tifosi rossoneri insorsero per il caro biglietti deciso dalla dirigenza in vista del ritorno nella fase a gironi della Champions League. È vero, all’epoca - prima della retromarcia inserita dai vertici della società - a indignare furono gli importi fissati per il secondo anello blu, la Curva Sud insomma. Quasi il doppio rispetto a quelli proposti per il match di martedì. Ma in un momento delicato sia sportivamente (per la squadra), sia economicamente (per il consumatore), permangono interrogativi e contraddizioni.

«È un mercato da aggredire»

Claudio Sottoriva, in prima battuta, parla però di «soddisfazione». Soddisfazione «perché il prodotto calcio - a livello di competizioni internazionali - vede Milan e Inter ottenere un responso importante. E ciò al netto di infrastrutture quasi fuori mercato nel raffronto europeo» sottolinea il professore di Economia aziendale all’Università Cattolica di Milano ed esperto in bilanci delle società calcistiche. Sottoriva sposta quindi i riflettori su Milan-Chelsea dell’11 ottobre scorso. Sempre il Meazza, sempre la Champions, ma nel quadro della fase a gironi. Per l’occasione, il pubblico aveva sfondato addirittura quota 75.000. I ricavi si erano tuttavia fermati a 6,81 milioni di euro. «Sul differenziale in termini di prezzi e incassi ha senz’altro pesato il fattore inflazionistico, anche se non in misura puntuale. Tra l’altro, l’appassionato non tende a soppesare questo fenomeno attraverso il prezzo del biglietto, quanto piuttosto con la variazione del carrello della spesa o il rincaro di benzina, energia elettrica e gas. Tornando al costo medio del tagliando, l’incremento è dunque figlio di una precisa scelta di natura commerciale».

Il tifoso non tende a misurare l'inflazione attraverso il prezzo del biglietto, quanto piuttosto con la variazione del carrello della spesa o il rincaro di benzina, energia elettrica e gas.
Claudio Sottoriva, professore di Economia aziendale all’Università Cattolica di Milano

In merito Marco Pino, dottore alla Cattolica ed esperto di football industry, fornisce un ulteriore elemento di riflessione: «La disponibilità del tifoso medio-alto, quando si tratta di biglietteria, è pressoché illimitata. D’altronde il mercato potenziale supera ampiamente le 74.320 unità annunciate martedì sera a San Siro. Parliamo di milioni e milioni di persone, che in queste occasioni speciali si muovono anche da fuori Milano. Le polemiche di una fetta di tifosi - i quali comprensibilmente non possono permettersi di pagare 100 euro per un posto in terzo anello rosso - vengono dunque colmate dal bacino allargato di potenziali acquirenti. E, appunto, un mercato così vario può essere “aggredito” senza la necessità di predeterminare un limite massimo per il valore del singolo biglietto».

Ha senso cambiare casa?

Non sorprende più di tanto, quindi, che nella top 5 italiana dei maggiori incassi per le partite di Champions San Siro figuri ai primi quattro posti: tra le citate Milan-Tottenham e Milan-Chelsea, si piazza Inter-Barcellona, fase a gironi 2019-2020, con 71.818 spettatori e 7,88 milioni di ricavi; sempre nerazzurri e blaugrana - un anno prima - avevano fatto registrare 73.428 tifosi e 5,91 milioni d’incasso. Chiude, al quinto rango, Roma-Liverpool, semifinale del 2018 disputata all’Olimpico di fronte a 61.889 persone e garante di 5,54 milioni di entrate. «Al netto di ciò che ruota e potrebbe ruotare attorno a food, beverage and merchandising, è normale domandarsi quanto convenga che le due società milanesi si dotino di un nuovo impianto con una capienza inferiore» commenta Pino. Tradotto: il rischio di un rincaro aggiuntivo, qualora si volesse mantenere simili livelli d’incasso, non è da escludere. «Intanto, essendo ritornato in Champions solo dalla scorsa stagione, è normale che il Milan cerchi di massimizzare i profitti, così come il tifoso rossonero avverta il richiamo di simili partite» rileva Sottoriva. L’offerta che incontra la domanda. E viceversa. «Senza dimenticare tutti gli accorgimenti, infrastrutturali e non, che potrebbero valorizzare la presenza dei tifosi a San Siro e di riflesso innalzare i margini di guadagno» prosegue.

La rabbia dei bavaresi

Non tutti, comunque, sembrano accettare di buon grado la politica dei prezzi cucita su misura alla Champions. In particolari i tifosi ospiti. Basti pensare alla protesta pluriennale alimentata in Europa dai sostenitori del Bayern Monaco e martedì sera rilanciata al Parco dei principi: «70 euro? Non siamo ancora Neymar. 20 bastano. F**k PSG». Non servono aggiunte. Una considerazione, Pino tiene comunque ad avanzarla: «Sicuramente in Germania vigono un maggior rispetto e un’accresciuta attenzione per il binomio tifoso-biglietteria. La lamentela dei bavaresi, quindi, è figlia di una cultura diversa. Detto ciò, e pensando proprio all’Allianz Arena di Monaco, la presenza del tifoso allo stadio viene massimizzata - molto più che in altri Paesi - sotto altre forme». Sottoriva ritorna nella penisola: «Nelle varie riforme del comparto sportivo volute e parzialmente attuate in Italia tramite decreti legislativi, non è ancora stata attivata la consulta tra società e tifosi. Si tratta di un organo interlocutorio, regolato sul piano normativo, che senza dubbio costituirebbe un valore aggiunto per il dialogo tra le parti su vari temi. Prezzi dei biglietti compresi». In attesa di questo strumento, la risposta del pubblico di San Siro non sembra comunque vacillare.

Correlati
Il nuovo San Siro non si farà mai
Dopo la presa di posizione di Vittorio Sgarbi, che ha anticipato il vincolo dello stadio, nessuno ha ancora il coraggio di dire che quasi un decennio di dibattiti e progetti è stato inutile