Croci-Torti: «Lugano, ecco chi è Jacobacci»
«Toh, chi si rivede». Oddio, ieri non c’era traccia di Maurizio Jacobacci a Cornaredo. L’ex Bellinzona verrà presentato solamente oggi. In mattinata, invece, vedrà finalmente la sua nuova squadra. Il Lugano.
Mattia Croci-Torti, tuttavia, conosce benissimo «Jaco». Già, l’attuale aiuto allenatore dei bianconeri aveva incrociato tre volte il mister. «Sì, quando mi piaceva fare il calciatore» afferma sorridendo il nostro interlocutore, 37 anni e grinta da vendere.
«Una chance importante»
Jacobacci conobbe il «Crus» a Chiasso, negli anni Novanta. Poi lo volle al Grasshopper, quando era vice allenatore. Per finire, lo portò con sé a Wil. «Ci siamo già confrontati, certo» prosegue Mattia. «Lo conosco, so come ragiona, è carico. Per lui il Lugano è un’opportunità importante. Come tecnico ha fatto tanta gavetta, un sacco di Challenge League. Qui, da noi, si giocherà molto. Mi riferisco anche all’Europa League, con due partite casalinghe».
Bene, ma cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo mister del Lugano? Quali moduli ama? Qual è invece la sua proposta di calcio? Croci-Torti la butta sugli uomini: «Il sistema, lui, lo adatta ai giocatori. È così, con Jacobacci. Individua chi potrebbe fare al caso suo e poi costruisce attorno un vestito. A Wil aveva dato importanza a Taljevic, a Sciaffusa a Mariani, a Sion a Carlitos. E credo che a Lugano troverà tanti uomini cui fare affidamento». E ancora: «Ricordo che era un amante del pressing» dice Mattia. «A Chiasso chiedeva uno sforzo enorme al trio formato da Marazzi, Ceccaroni e Fisco».
«Mi faceva sempre giocare»
Il calcio è pure una questione di rapporti umani. Il Croci-Torti giocatore con Jacobacci andava d’amore e d’accordo. «Banalmente, perché mi ha sempre fatto giocare» spiega, scoppiando subito a ridere. «Battute a parte, parliamo di un allenatore che ha sempre dato organizzazione e ordine alle sue squadre. Sono stato un suo uomo, è vero, ma poi sono stato anche un suo avversario. E credetemi, affrontare il suo Sciaffusa o il suo Sion non era una passeggiata. Formazioni solide, rognose. In Vallese era riuscito a salvare la squadra con grande mestiere. Gabri, prima di lui, ne aveva fatte di ogni».
A Cornaredo, parola del suo futuro vice, Jacobacci troverà un Lugano vivo. «Di sicuro, il mister non dovrà risollevare uno spogliatoio morto, con il morale a terra. Non ho notato ragazzi abbattuti, né gente che sorrideva perché Celestini è stato esonerato».
Il primo compito di «Jaco» sarà il gol: i bianconeri fanno tanta, troppa fatica a buttarla dentro. «Lo sapeva il vecchio tecnico, lo sa il suo sostituto. È stato il nostro limite principale nell’ultimo mese e mezzo. La svolta passerà da lì».
«Fabio? Era dispiaciuto»
A dirigere la seduta, ieri, sono stati Croci-Torti e l’altro vice Mirko Conte. «È chiaro che un po’ di rammarico c’è» chiosa Mattia. «L’addio di Celestini è una sconfitta per tutti. Era un tecnico preparato. Avevo un ottimo rapporto con lui. Era sincero, leale. Dispiace, a me come agli altri ragazzi dello staff e alla squadra. Dispiace perché non siamo riusciti ad aiutarlo».
Celestini, ieri in mattinata, ha svuotato il suo armadietto e salutato per un’ultima volta Cornaredo. «Era dispiaciuto anche lui, ovviamente. Però Fabio conosce le regole del mestiere. Credeva in quello che faceva, credeva nelle sue idee e in questa squadra. Poi è vero, non sempre si è visto il suo calcio. Ma il suo Lugano era fatto di uomini veri».