La storia

Da Carlitos alle Furie Rosse, la Spagna è ubriaca di felicità

C'è un intero popolo che festeggia dopo i trionfi della nazionale agli Europei di calcio e del tennista sull'erba di Wimbledon
©Chema Moya
Flavio Viglezio
15.07.2024 17:30

All’inizio fu Carlos Alcaraz, capace di conquistare il suo secondo Wimbledon di fila strapazzando Novak Djokovic. Poche ore dopo a trionfare nella finale dell’Euro contro l’Inghilterra è stata la Roja: cronaca ed emozioni di una giornata indimenticabile, per la Spagna.

Una domenica bestiale, una domenica spagnola. Del successo di Carlos Alcaraz a Wimbledon al trionfo delle Furie Rosse agli Europei di calcio: sì, la Spagna ha vissuto una giornata indimenticabile. Di quelle che non si possono scordare, da raccontare un giorno ai nipotini. Ci mancava solo uno spagnolo protagonista anche al Tour de France, ma per ora le lingue nazionali, alla Grande Boucle, sono lo sloveno di Tadej Pogacar e il danese di Jonas Vingegaard.

Il cielo dello sport si colora di giallo e di rosso, i colori della bandiera spagnola. Anche la Svizzera, nemmeno troppo tempo fa, aveva vissuto emozioni comparabili. Era il 7 luglio 2007, quando nello spazio di poche ore Londra si era tinta di rossocrociato con il quinto trionfo consecutivo di Roger Federer a Wimbledon e quello di Fabian Cancellara nel prologo del Tour. Sappiamo bene, insomma, cosa significhi essere spagnoli in queste ore.

Non è una rivincita
Le imprese della selezione di de la Fuente e di Carlitos da Murcia non costituiscono inoltre – o solo in parte – una rivincita economico-sociale. Dopo la pandemia l’economia spagnola si è ripresa abbastanza bene rispetto al resto dell’Europa, in parte grazie anche ai fondi dell’Unione. Anche se il 31 per cento degli spagnoli è preoccupato per la propria situazione economica, nel 2023 il Paese è cresciuto a un tasso del 2,5 per cento. Il governo spagnolo ha adottato misure per aiutare le famiglie più povere, aumentando il salario minimo e introducendo il reddito di solidarietà attiva. Lo scorso anno 85 milioni di stranieri hanno visitato il paese, un record che ha permesso di rilanciare l’occupazione, portando la disoccupazione al livello più basso dal 2008.

La cena posticipata

Ad illuminare la domenica spagnola ci ha dunque in primis pensato il sorriso di Alcaraz. A 21 anni si è concesso il lusso di conquistare il suo secondo Wimbledon di fila – il quarto torneo del Grande Slam in carriera – e, soprattutto, di impartire a Novak Djokovic un’impressionante lezione di tennis. Mai il serbo era stato malmenato in questo modo, sull’erba londinese. E nemmeno il nostro Roger nazionale era esploso così presto. «Alcaraz es el Big One», ha titolato AS, che già lo inserisce nei club dei più grandi di tutti i tempi insieme a Laver, Borg, Nadal, Federer e Djokovic. Un paragone forse ancora un po’ azzardato, ma la strada per entrare nella leggenda del tennis è quella giusta. È stato lo stesso Alcaraz a frenare: «Non mi considero ancora un campione, però ci sto lavorando». El Mundo Deportivo lo ha pure già proiettato nella storia della racchetta.

Dopo il personalissimo show sul Centre Court, Carlitos ha subito pensato alla finale dell’Euro: «Io il mio lavoro l’ho fatto, adesso tocca alla nazionale di calcio», ha affermato scatenando l’ilarità – un po’ forzata, ovviamente – del pubblico inglese. Che gli ha perdonato l’azzardo. Ama il calcio, Alcaraz, e non ha mai nascosto di tifare Real Madrid. E per la prima volta nella storia gli organizzatori di Wimbledon hanno posticipato di un’ora la tradizionale cena dei campioni, per permettere ad Alcaraz di seguire la finale dell’Euro. Cose mai viste, nel rigidissimo protocollo dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club. E Carlitos proprio da Londra non ha mancato di celebrare sul suo account X il successo di Morata e compagni contro l’Inghilterra: «Campeones!, Campeones!, Campeones!», ha scritto tra bandiere della Spagna e cuoricini rossi mentre anche il re Felipe VI – presente allo stadio di Berlino in serata – e la regina Letizia gli facevano i complimenti. Sempre via X, sull’account della casa reale. Modernità oblige…

Record spazzati via

L’entusiasmo per Alcaraz si è poi trasformato in pura euforia poco prima delle 23.00, al triplice fischio dell’arbitro François Letexier. Dal sorriso di Carlitos a quelli di Nico Williams e di Lamine Yamal il passo è stato breve. Della serie, gioventù al potere. Il baby fenomeno del Barcellona – 17 anni compiuti sabato – ha già battuto tutti i record: è ora il giocatore più giovane ad aver giocato il torneo continentale, ad aver segnato un gol, ad aver vinto la coppa. Ha fatto quasi tutto quando aveva 16 anni, si è laureato campione il giorno dopo aver compiuto i 17. Certo, quello della Spagna è il trionfo di un gruppo, ma il sorriso con tanto di apparecchio per i denti di Yamal è la fotografia perfetta dell’Euro. Su Youtube lo si vede ballare e cantare negli spogliatoi insieme ai compagni, con un cappello giallo-rosso: «Ho realizzato un sogno», aveva detto qualche minuto prima, ricevendo il premio di miglior giovane del torneo. Festeggiamenti che proseguiranno questa sera dalle 19.30 a Madrid, dove le Furie Rosse abbracceranno un popolo ubriaco di felicità tra ricevimenti ufficiali, canti e cori.

Viaggi separati

I media spagnoli hanno dovuto fare i salti mortali, per celebrare degnamente entrambi gli eventi. Ai punti – come è normale che sia – ha prevalso l’entusiasmo pe la Roja, unito però all’orgoglio per l’impresa di Alcaraz. «Campeones!», ha urlato El Mundo Deportivo sulla doppia foto della nazionale e di Alcaraz che bacia il trofeo sull’erba londinese. Una scelta fatta anche da Sport, che rincara la dose: «Super campeones!». Marca prende in giro gli inglesi: «Dodici anni dopo il calcio torna a casa. Non in Inghilterra, in Spagna!». As va invece via liscio: «Di nuovo i re d’Europa».

La festa è insomma appena iniziata. In un primo momento si pensava che ad accompagnare la Roja, sull’aereo per Madrid, ci potesse essere anche Alcaraz. Una voce in seguito smentita: Carlitos è tornato direttamente a Murcia, dove domani tornerà ad allenarsi in vista dei Giochi olimpici. Quanto deve essere bello, in questi giorni, essere spagnoli.

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