Dal Ticino ai vertici della WTA, la scalata di Mirra Andreeva

Corre l’anno 2023, è metà aprile e una giovanissima promessa del tennis russo si appresta ad affrontare in rapida successione, nel giro di una sola settimana, i tornei - con montepremi di 60 mila dollari - di Chiasso e Bellinzona. La giocatrice in questione è Mirra Andreeva e su di lei – nonostante non abbia ancora compiuto 16 anni – sono già puntati gli occhi di tutti i fan più sfegatati della racchetta. Dopotutto, la nativa di Krasnoyarsk ha già vinto ben quattro eventi ITF, che - grazie alla trionfante visita nel nostro Cantone – diventano subito sei, perché non solo vince, ma incanta. Il suo tennis, di conseguenza, non passa inosservato: poco dopo, infatti, riceve una wildcard per il WTA 1000 di Madrid, dove giunge fino agli ottavi di finale, stadio della competizione in cui viene sconfitta da nientedimeno che Aryna Sabalenka. La storia recente, invece, racconta tutt’altro e – a meno di due anni di distanza – la talentuosissima siberiana si è imposta sulla numero uno del mondo nella finale del prestigioso 1000 di Indian Wells.
Paragoni di prestigio
È un percorso da predestinata assoluta, quello di Andreeva, che già più volte si è intrecciato con la stessa Sabalenka, la quale ne ha già riconosciuto le stimmate della campionessa. «Non so ancora quando accadrà, ma lei vincerà dei titoli del Grande Slam e diventerà la numero uno del mondo, è sicuro». Parla con cognizione di causa, la bielorussa, che nei primi appuntamenti dell’anno, in Australia, aveva sconfitto Andreeva in due circostanze, perlopiù seccamente. In California, però, il vento – è il caso di dirlo, viste le condizioni meteorologiche che hanno contraddistinto il torneo – è cambiato radicalmente. La giovane russa, ormai 17.enne, è riuscita a batterla nell’ultimo atto, dopo essersi già imposta al cospetto di altri pezzi da novanta, come Swiatek e Rybakina. Entrambe, tra l’altro, già messe k.o. in quel di Dubai.
In poco più di due settimane, dunque, Andreeva ha collezionato la bellezza di 12 vittorie di fila, che le hanno permesso di trionfare consecutivamente in due appuntamenti WTA 1000. È diventata così la terza più giovane di sempre a riuscire in questa impresa, dietro solamente a Monica Seles e Martina Hingis. Gli impressionanti primati di precocità, tuttavia, non si fermano qui e, anzi, si sprecano. Prima di lei, ad esempio, c’erano state soltanto due giocatrici non ancora maggiorenni ad aver sconfitto la numero uno e la numero due del ranking nello stesso torneo. Era stato il caso nel 1987 – la protagonista fu Graf in quel di Miami – e successivamente nel 1999, quando a riuscirci, allo US Open, fu Serena Williams. Inoltre, nel deserto americano, Andreeva è divenuta la più giovane vincitrice dai tempi della stessa Serena e – grazie ai punti acquisiti – si è issata al sesto posto della graduatoria mondiale, è la più precoce dai tempi di Maria Sharapova. Insomma, bastano i cinque nomi - di eccellenza assoluta – menzionati a titolo di paragone, per comprendere la straordinarietà di questa ragazza.
Miglioramento costante
Dal già citato doppio successo in Ticino a quello recente di Indian Wells, sia chiaro, l’evoluzione è stata continua ed esponenziale. I brillanti risultati raggiunti nel corso delle ultime settimane – che per ora le conferiscono la terza piazza nella Race, la classifica che tiene conto esclusivamente dei punti ottenuti nel 2025 – non sono di certo frutto del caso. Oltre all’aspetto prettamente tennistico, anche fisicamente la ancor giovane russa sta raggiungendo una certa maturità. Il suo sviluppo, comunque, sembra non essere ancora terminato e questo, per le avversarie, suona come un monito. Rispetto ai primi tempi sul circuito, si è chiaramente irrobustita, migliorando in termini di mobilità e di forza. La pesantezza della sua palla, quindi, è maggiore e ne è la prova un servizio – che ha stupito lei stessa, nella partita contro Swiatek - che viaggiava alla bellezza di 202 km/h.
Una prima veloce come il vento. Come quello californiano, che durante il torneo ha svelato una serie di precisi appunti riguardanti le sue avversarie e che Andreeva è solita consultare durante le pause del cambio campo. Già, perché alle sue spalle, la siberiana può perlopiù contare su un’allenatrice coi fiocchi, quella Conchita Martinez che proprio a Indian Wells, da giocatrice, vide sfumare il titolo perdendo in finale da Seles e Graf. La leggenda del tennis spagnolo – che in passato ha già collaborato con atlete di grande prestigio, soprattutto Garbine Muguruza e Karolina Pliskova – è uno dei segreti del successo della sua nuova protetta.
Spiccata personalità
Il binomio, nato nell’aprile del 2024, sembra essere vincente pure dal profilo personale, poiché le due paiano avere un rapporto particolarmente sereno. Perfino quando la personalità, sincera e spontanea, di Andreeva ha rischiato di delegittimare la figura di Martinez. Come lo scorso anno, quando la russa – dopo aver raggiunto la prima semifinale Slam a Parigi – disse: «Gioco un po’ dove voglio, nelle zone di campo in cui vedo degli spazi, senza un piano partita definito». Accortasi dalle possibile gaffe, fece immediatamente un passo indietro – «Il piano c’era ma mentre giocavo l’ho scordato» – suscitando l’ilarità generale. La stessa, tra l’altro, che subentra quando Andreeva tiene i suoi discorsi durante le cerimonie di premiazione, soprattutto quando la russa ci tiene a ringraziare se stessa per la propria dedizione e per non essersi arresa.
Seppur possa far strappare un sorriso per il modo genuino di esprimersi, la 17.enne ha in realtà già fatto intendere a tutti di che pasta è fatta e dal punto di vista dell’approccio mentale si ispira ai migliori. Non è un segreto, in questo senso, che si prepari ascoltando le parole motivazionali di LeBron James. La sua determinazione nel voler raggiungere le vette più alte, la si era intravista addirittura già in occasione della sua prima apparizione in un tabellone principale di un Grande Slam, al Roland Garros nel 2023. «Considerando quanti Major ha conquistato Djokovic, io, se possibile, vorrei arrivare a quota 25» – disse in maniera quasi irriverente. La strada, per lei, è ancora infinitamente lunga ma le premesse per raggiungere qualcosa di grande, beh, quelle ci sono tutte.