Due ori elvetici a Roma, Ricky ritrova fiducia
Con un balzo di 4,78 m, Angelica Moser si è laureata campionessa europea di salto con l’asta. Una misura, questa, che le ha inoltre permesso di uguagliare il record svizzero stabilito nel 2016 da Nicole Büchler. Già vincitrice del titolo indoor nel 2021, l’elvetica ha preceduto la greca Aikaterini Stefanidi e la britannica Molly Caudery, entrambe fermatesi a 4,73m. L’altra svizzera impegnata in finale, Pascale Stöcklin, ha chiuso al 12. posto con 4,28m. Incredibili d’altro canto le prestazioni di Timothé Mumenthaler e di William Reais, che in tarda serata si sono aggiudicati l’oro e il bronzo nei 200 m. Roma amara, ma non troppo, invece per Ricky Petrucciani: niente finale nei 400 metri per l’unico atleta a rappresentare il nostro cantone a questi Europei. Resta però il pieno di fiducia che lo accompagnerà nel prosieguo della stagione. Il suo 45”47 gli è valso il sesto posto nella sua semifinale di domenica. Un tempo che non poteva certo bastare per avanzare all’atto conclusivo, ma che ha un sapore molto, molto diverso dal 45”90 ottenuto nelle qualificazioni il giorno precedente, una prestazione risicata che gli aveva permesso di passare il turno con l’ultimo ripescaggio.
Più rilassato
L’espressione del locarnese palesa eloquentemente la differenza di stato d’animo al termine delle due giornate. «Non mi sono affatto piaciuto in batteria, nonostante lo stagionale. Sono partito indeciso, passando lento ai 300, un tempo alto in relazione alla mia distribuzione ottimale, e sul rettilineo mi sono irrigidito. Inoltre, la seconda corsia mi ha penalizzato, infatti la mia statura non mi consente di esprimere la migliore velocità nelle corsie interne. Al termine ero deluso, non avevo ricevuto quelle senzazioni che andavo cercando. Domenica invece, avendo raggiunto l’obiettivo minimo del superamento del turno, ero più rilassato. Partendo in terza corsia, ho avuto un avvio più veloce, sono transitato in 32”9 ai 300, mantenendo la mia velocità ideale anche nel rettilineo conclusivo. Sì, 45”47 è un tempo che mi soddisfa, che mi infonde fiducia e mi conforta del lavoro svolto in stagione».
Differenza esigua
Lionel Spitz, con 45”28, è stato ripescato come ultimo, guadagnandosi la finale andata in scena questa sera. Domenica, solo 19 centesimi hanno separato l’8. posto dal 14., quello di Ricky. In meno di due decimi si trovavano ben 7 atleti. «Certo, mi dispiace non essere andato in finale, io non corro per perdere. Quest’anno il livello europeo nei 400 m è lievitato, e questa esigua differenza tra i migliori non mi sorprende. Ma ripeto: un passo dopo l’altro conto di arrivarci pure io, mi basta unire tutti i dettagli per completare l’opera». Il ticinese si riferisce forse al limite dei 45” per i Giochi? «Avevo bisogno di una prova di efficienza che mi facesse ritrovare la fiducia smarrita a causa dell’infortunio al tendine di Achille che mi ha rallentato la preparazione, condizionandomi negli allenamenti e facendomi scivolare dall’argento europeo di Monaco 2022 al 18. posto del ranking attuale. D’altra parte, ho debuttato all’aperto solo qualche settimana fa, ho poche gare nelle gambe, e anche questo inverno ho fatto poche apparizioni, sempre sopra i 47”, pur non preparando la stagione. Ora vedo l’obiettivo olimpico finalmente alla mia portata. Ho bisogno di gareggiare, mi resta il mese di giugno per togliere ancora qualche decimo, e il meeting di Ginevra potrebbe essere la prossima occasione. Poi, con i campionati nazionali di Winterthur a fine mese, i giochi saranno fatti. Intanto, resto focalizzato sulla 4x400 di martedì, potenzialmente valida, che per me rappresenta un ulteriore test di efficienza. Ma non chiedetemi pronostici, perché ogni volta che li ho espressi abbiamo fallito».