Calcio

È arrivato il turno di Daniel, la dinastia dei Maldini continua

Lo storico debutto del 23.enne, nipote di Cesare e figlio di Paolo, con la maglia dell'Italia ha segnato un nuovo capitolo della storia del calcio azzurro - Il giovane trequartista del Monza, rimasto un po' in ombra nei primi anni di carriera, sta ora dimostrando tutto il suo valore e ha attirato le attenzioni di alcune big
©Reuters/Jennifer Lorenzini
Alex Isenburg
15.10.2024 23:30

È il minuto 74 della sfida di Nations League tra Italia e Israele e, dalla reazione degli spalti del Bluenergy Stadium, si percepisce l’epicità del momento. No, il boato del pubblico non è dovuto al terzo gol di serata degli azzurri, firmato pochi istanti prima da Frattesi. E non è nemmeno per il ritorno di Destiny Udogie, che su quel campo – per due stagioni in Serie A – ha lasciato un ricordo più che piacevole a tutti i tifosi dell’Udinese. Quell’ovazione, invece, è riservata a Daniel Maldini, perché il suo ingresso sul terreno da gioco ha segnato un momento storico per il calcio tricolore: per la prima volta, infatti, tre generazioni della stessa famiglia hanno indossato la maglia della Nazionale italiana.

Una famiglia, 141 presenze

Lunedì sera è stato scritto un nuovo capitolo della straordinaria storia che, ormai da decenni, unisce in maniera indissolubile la famiglia Maldini al mondo del calcio. Un legame affascinante, un destino – tra Milan e Italia – legato a filo doppio. Agli albori, fu Cesare Maldini – nel 1960, in un’amichevole disputata contro la Svizzera – a dare il «la» a questo racconto. Dopo di lui è quindi stato il turno dell’iconico Paolo, che quella stessa maglia azzurra l’ha indossata per ben 126 volte. Sotto il suo fiero sguardo – e quello della moglie Adriana, che ha voluto immortalare il momento con il suo cellulare – ha poi assistito all’esordio del figlio Daniel.

Il tutto è avvenuto a Udine, dove lo straordinario difensore esordì in Serie A con il Milan e nella regione del padre triestino. Segni del destino, si dice in questi, e non vi è da stupirsi, dunque, che la sua accoglienza sia stata accompagnata da cotanto clamore. Cesare, Paolo e ora anche Daniel: il cerchio si è completato e adesso – a tutti gli effetti – è un Maldini anche lui.

Un ruolo diverso

«Maldini farà parlare di sé: quando è entrato ha fatto cose egregie». È sembrato più che sicuro, il commissario tecnico Luciano Spalletti, quando al termine del confronto si è trovato a commentare la partita del fantasista del Monza. La sua prestazione, d’altra parte, ha parlato per lui. Una sua palla illuminante ha dato origine al quarto gol dei padroni di casa, una sua iniziativa personale stava per abbellire ulteriormente il risultato. In pochi scampoli di gara, insomma, Maldini ha messo in mostra tutte le qualità del suo repertorio, tra visione di gioco, dribbling e una grande personalità. Il 23.enne è uno di quei giocatori che non passa inosservato, in primis per la sua falcata, lunga ed elegante, come lo era quella del padre.

A differenza di chi lo ha preceduto, Daniel non risiede nelle retrovie. La tradizione di famiglia – in questo caso – non è stata rispettata, poiché lui non amministra la difesa, ma calpesta le zolle più avanzate del campo. Sin dalle giovanili, il suo talento è stato espresso in attacco, il che lo ha portato a spaziare su tutto il fronte offensivo. Dove si è affinato negli ultimi anni, però, è sulla trequarti. È tra le linee che lui si esalta ed esalta per le sue giocate, tra imbucate, sterzate e conclusioni al bacio. Proprio il tiro, forse, è la sua arma migliore e, non a caso, spesso ci prova anche da fuori area con risultati più che soddisfacenti. Destro naturale – ma abile anche nell’utilizzo del piede mancino – Daniel Maldini si è distinto già dai tempi della Primavera per la sua capacità di fare male sui calci di punizione.

Un futuro tutto da scrivere

I suoi primi passi in Serie A sono stati timidi, misurati. Un gradino alla volta, ha provato a intraprendere la lunga scalinata del calcio italiano, iniziando – e non poteva essere altrimenti – dal Milan. Le fortune in rossonero, tuttavia, sono state poche e così – in maniera inevitabile – ha iniziato un percorso alternativo, meno appariscente ma non per questo di valore inferiore. Con la maglia dello Spezia, prima, e dell’Empoli, poi, ha lasciato intravedere parte del suo repertorio. Il meglio, successivamente, lo ha riservato con il Monza: già nella scorsa stagione – dopo aver raggiunto i brianzoli a gennaio – ha cambiato marcia, trovando anche il gol in quattro circostanze. Sensazioni che poi si sono riassaporate in questo primo – assai positivo – scorcio di campionato, che gli è valso la convocazione in azzurro.

Le prestazioni di Maldini, sotto la vigile guida di Alessandro Nesta – guarda caso, lui che con papà Paolo ha fatto ammattire per anni i migliori attaccanti del globo – non sono passate inosservate e ora sulle sue tracce sembrerebbero esserci nientepopodimeno che l’Inter e la Juventus. Un’eventuale cessione a uno di questi due club – è inutile negarlo – rappresenterebbe uno sgarbo e uno smacco non indifferente per il Milan. I vertici del Diavolo probabilmente si staranno mangiando le mani, perché la cessione di Maldini di quest’estate – a titolo definitivo – è avvenuta troppo a cuor leggero. Il prodotto del vivaio del club meneghino ha siglato un accordo biennale, con un eventuale rinnovo automatico per un ulteriore anno al verificarsi di determinate condizioni.

Il trasferimento, peraltro, non ha compreso un esborso economico da parte dei brianzoli, ma il Milan si è tenuto un jolly, o due, nella propria manica. Oltre ad avere diritto al 50% sulla futura rivendita del giocatore, i rossoneri avrebbero anche mantenuto il diritto di prelazione per pareggiare qualsivoglia offerta sul tavolo del Monza. In sostanza, ciò significa che – pagando solamente la metà della somma totale pattuita in un eventuale accordo – potrebbero riportarsi il proprio gioiello a casa. Sì, perché l’impressione è che questo giocatore non verrà solamente ricordato come il nipote di Cesare e il figlio di Paolo, ma come Daniel Maldini.