Calcio

È una «piccola crisi», ma il Lugano non può permettersi di affondare

La sconfitta europea contro uno Celje discreto e poco più ha confermato la scarsa fiducia e l’assenza di brillantezza dei bianconeri - Domenica torna la Super League e in agenda c’è un’altra sfida delicata: al cospetto del Sion ci si potrebbe persino accontentare di limitare i danni
©AP Photo/Darko Bandic
Massimo Solari
07.03.2025 17:15

«Piccola crisi». Al termine della gara d’andata degli ottavi di finale di Conference League, Amir Saipi ha fornito la sua diagnosi e l’ha ripetuta a più riprese. Quasi a volersi convincere che – sì – è proprio così: il Lugano non sta bene. Lo certificano i risultati, con sconfitte spalmate su tre competizioni, lo suggeriscono alcuni indicatori statistici. Sulla sponda opposta, l’analisi dei vincitori ha confermato a suo modo il quadro clinico bianconero. «Alla fine della gara ho avuto la sensazione che sarebbe potuta andare meglio, anche se abbiamo fatto un buon lavoro soprattutto in retrovia, dimostrando il nostro valore anche in questo esercizio» le parole di Albert Riera, tecnico dello Celje. Vero. Gli sloveni hanno vinto 1-0, godono di un esiguo vantaggio, e però hanno tutto fuorché brillato tra le mura amiche. Certo, alla compagine di Riera non era mai successo – lungo la stagione in Conference – di lasciare lo Z’dezele Stadium senza uno o più gol sul groppone. Eppure - e ci sembra abbastanza oggettivo - le colpe dell’avversario, le colpe del Lugano, prevalgono ampiamente sui meriti degli sloveni. «Si è parlato molto della difesa negli scorsi mesi, ma credo che in questo momento si debba lavorare maggiormente e meglio sul fronte offensivo» ha osservato non a caso Saipi, accostando il concetto di «piccola crisi» proprio all’inefficienza della squadra sotto porta. «Detto ciò, credo nelle nostre qualità e sono certo che a Thun potremo uscirne insieme, ribaltando la situazione».

Quali risorse?

Bene. L’estremo difensore bianconero rimane positivo. E con lui Mattia Croci-Torti: «Nei momenti difficili abbiamo sempre trovato le risorse per risollevarci» ha tenuto a sottolineare l’allenatore ticinese. Una cosa però è chiara. È alle risorse mentali, a una consapevolezza da settimane sopita, che bisogna aggrapparsi. Perché la profondità della rosa, oramai, non è più tale e con essa è venuta meno una delle armi più preziose della prima parte della stagione. Non solo: a Thun – giovedì prossimo – il Lugano dovrà fare a meno degli squalificati Bottani e Papadopoulos, con il greco emblema della mancanza di lucidità bianconera. In questo senso, se vogliamo, c’è una notizia non per forza rassicurante. Prima di cercare di allungare l’avventura continentale alla Stockhorn Arena, gli uomini del Crus dovranno rituffarsi in Super League con l’obbligo, o quasi, di conquistare la posta piena, al fine di non far scappare la concorrenza al vertice. Oddio. Nell’osservare il match di domenica contro il Sion, invero, sarebbe utile una buona dose di prudenza. Della serie: al Tourbillon basterebbe anche limitare i danni, seducendo la grande assente delle ultime uscite: la fiducia. Ecco dunque che un risultato positivo – pure un pareggio, sì -, possibilmente condito con una o più reti, equivarrebbe a un mattoncino sul quale tentare di costruire un futuro più solido e convinto.

E quali garanzie?

Dicevamo delle premesse non ottimali. In Vallese difficilmente Croci-Torti schiererà i migliori interpreti a disposizione. Il che, appunto, significa rinunciare a una formazione che non è stata in grado di fare male alla quinta forza del campionato sloveno. Oltre agli infortunati Bislimi, Aliseda, Mahou e Vladi, non ci sarà Hajdari, tra i più positivi a Celje, costretto a scontare un turno di sospensione. Dopo sette gare da titolare, il volenteroso Koutsias necessita di un po’ di tregua, per ritrovare la brillantezza mostrata in avvio di girone di ritorno. Spazio a Przybylko quindi? Probabile. Con tutti i risvolti del caso e nella speranza che Steffen riesca a sentirsi di nuovo vivo. Appena rientrato, e non esattamente dinamico ed energico in Slovenia, Grgic potrebbe da parte sua rifiatare subito, lasciando la cabina di regia a Macek. Resta infine da capire se ai lati di Mai e Papadopoulos, il tecnico opterà per un cambiamento netto – con Marques a sinistra e Brault-Guillard a destra – o preferirà non privarsi dell’infaticabile Zanotti.

Fragili anche in Vallese

Di fronte ai bianconeri vi sarà una compagine altrettanto fragile. Forse persino di più. In settimana Christian Constantin ha suonato il campanello d’allarme. Il Sion ha perso sei delle otto partite disputate nel 2025 e il presidentissimo ha chiarito che l’operazione riscossa dovrà passare assolutamente dalle sfide casalinghe. Che poi potrebbe rivelarsi un’opportunità per il Lugano, incapace di scagliare un solo tiro nello specchio della porta vallesana in occasione del precedente stagionale al Tourbillon. Insomma, ben venga un avversario chiamato a osare e scoprirsi più del solito. Sempre che sia per davvero disposto a farlo. E a condizione che l’attuale «piccola crisi» non blocchi definitivamente le gambe e la testa dei bianconeri.