Calcio

Adriano, saudade e favela

In un libro la storia dell'ex attaccante dell'Inter
Di Silvano Pulga
15.11.2024 11:25

Negli ultimi giorni, complice l'uscita della sua autobiografia, si è parlato molto dell'ex attaccante dell'Inter, Adriano Leite Ribeiro. Il libro è stato scritto, come accade sempre in questi casi, con la collaborazione del giornalista Ulisses Neto, anch'egli brasiliano. Il calciatore, del quale si ricordano sia il talento che i comportamenti extra calcio, sovente poco compatibili con la vita di un atleta, prova a spiegare, in queste pagine, il perché di una depressione che, spesso, nella storia del calcio europeo, ha colpito altri connazionali dell'ex centravanti nerazzurro anche se, va detto, figlia dei decenni scorsi, dove era ovviamente molto più complicato mantenere i contatti con la terra d'origine. Questo sentimento veniva rubricato come "Saudade": nostalgia, nella nostra lingua, anche se il termine racchiude qualcosa, in realtà, di più complesso.La vicenda riguarda, anche se marginalmente, la Svizzera: Adriano racconta che il presidente Moratti, il quale aveva intuito la valenza delle problematiche del giocatore, ma voleva anche salvaguardarne il formidabile talento, propose al proprio giocatore di effettuare un percorso riabilitativo in una clinica specializzata situata nella Confederazione. Il problema del giocatore, che si perdeva nel tempo libero in locali notturni, facendosi travolgere dall'alcool, almeno secondo quanto racconta lo stesso nella propria biografia, era forse più profondo della nostalgia (rievocando il colloquio con Moratti, l'ex centravanti racconta come fosse presente anche la madre). Sicuramente, però, gli impediva, come ricorda bene chi c'era, di rendere al meglio. Adriano, quindi, rifiutò la proposta; come noto, la sua carriera ebbe una flessione piuttosto evidente, anche se nel proprio palmarès può vantare, con i nerazzurri, la vittoria di due scudetti, due Coppe nazionali e tre Supercoppe italiane, e diversi successi anche con la nazionale maggiore verdeoro e in diverse squadre di club del proprio paese. Ma la cosa che ha fatto discutere, in queste settimane, è la vita attuale dell'ex giocatore il quale, a differenza di tanti altri, che ne hanno condiviso le orme, vivono oggi ancora una vita agiata, grazie ai guadagni ottenuti in carriera e ad altri, derivanti da attività collaterali derivanti dal proprio status di ex fuoriclasse. Adriano invece conduce un'esistenza modesta, in una favela, dove è stato ripreso in un video mentre ballava con degli amici, probabilmente ubriaco. I commenti sono stati in alcuni casi di compatimento; in altri, invece, decisamente sprezzanti. Anche noi abbiamo rintracciato il video in rete. E, dobbiamo dirlo, ne abbiamo tratto la sensazione di una persona serena, anche se in una situazione che metterebbe in imbarazzo tanti di noi, che pure famosi non siamo, se venisse resa pubblica. La realtà è che non tutti, per diversi motivi, sono in grado di sopportare le vertigini provocate da certi livelli di stress, anche se tanti, in realtà, invidiano i personaggi alla ribalta. E le dichiarazioni dell'ex calciatore sudamericano, che si dice oggi in pace con sé stesso, ci dicono che, forse, il denaro non è tutto. Che la serenità si può nascondere, per qualcuno, in luoghi davvero impensati. Con la conclusione che noi, da fuori, non abbiamo alcun diritto di giudicare come vivono gli altri.