Calcio

"Al Sion mi sono allenato con l'esercito francese"

Lo racconta Federico Dimarco: classifica deludente, e scattò la punizione
Red.
22.10.2024 06:12

Federico Dimarco è considerato uno dei migliori esterni della Serie A e anche a livello europeo è ritenuto tra quelli di livello. Ha un piede sinistro magico. È un milanese, cresciuto nell'Inter. L'esordio tra i professionisti avvenne nel 2014, quando aveva solo 17 anni. Mai poi i nerazzurri ci hanno creduto a metà, e lo spedirono altrove per fare esperienza. Nell'estate del 2017 (aveva 19 anni) approdò al Sion. Il terzino ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di del podcast 'BSMT'. Dimarco ha raccontato tutta la sua carriera, senza diplomazie, e senza paura di esprimere liberamente i suoi pensieri, le sue sensazioni. In Svizzera ha passato momenti negativi, e voleva smettere. Troppo infortuni e pensò: “A me chi lo fa fare di soffrire così?”. L'esperienza al Sion era cominciata nel migliore dei modi, in sede di preparazione: “Parto benissimo, ma prima gara di campionato e frattura del metatarso: quattro mesi fermo”. Al suo rientro l'allenatore era cambiato (via Tramezzani e dentro Gabri): “A gennaio siamo ultimi in classifica”. E il Presidente Costantin: “Ebbe l'idea folle di mandarci una settimana a fare il militare con le forze speciali francesi, per punizione. Abbiamo dormito nei campi col sacco a pelo”. Le giornate così trascorrevano: “La mattina alle 6 svegli, a camminare 5-6 chilometri, mangiavamo le scatolette che scaldavamo col fornetto. L'abbiamo fatto a inizio gennaio, durante la sosta invernale. Quando me l'avevano detto non volevo andare, ma se lo facevi non ti pagavano”. E l'esito? “Un'esperienza estrema, addestramenti in cui ci facevano anche sparare. Al rientro eravamo più carichi, ma io ho discusso con l'allenatore e non ho più giocato fino a fine anno”. Nel 2018 rientrò in Italia. La svolta della sua carriera avvenne a Verona, ci pensò Juric a dargli fiducia e lo completò ulteriormente. Secondo i bene informati Conte, quando allenava l'Inter, dubitava, eufemisticamente, delle sue potenzialità. Inzaghi, invece, lo ha esaltato e lo ha portato alla ribalta: quella che conta.

(Foto Keystone)