"Amo i Fire e il Lugano allo stesso modo"
Una quarantina di minuti in cui ha parlato di Lugano e
Chicago, di presente e di futuro. E di cosa rappresenti, per lui, il calcio.
Ascoltare Joe Mansueto è sempre un piacere.
Romantico, visionario e imprenditore: un mix che forse aiuta a capire i
successi di quest’uomo, arrivato un po’ per caso in Ticino, ma che sembra già amare
questa sua nuova realtà. E soprattutto il Lugano, di cui conosce tutto. Con dovizia
di particolari. Cosa non proprio scontata per chi è proprietario di due squadre
e che nella vita non ha solo il calcio come (pre)occupazione.
Tre anni (e spiccioli) da quando ha preso in mano il club, un periodo non
lunghissimo, ma già pregno di risultati.
“Onestamente non pensavo che saremmo arrivati a questo punto dopo tre soli
anni. La squadra, e il progetto in generale, hanno superato ampiamente le mie
aspettative”.
Parole che equivalgono a una promozione per tutti coloro che lavorano per
questo club. Staff, giocatori e dirigenti. Tutti promossi a pieni voti. E se lo
dice il padrone, c’è da stare allegri.
Fiero dei progressi fatti registrare dal club, ma anche la volontà di “migliorare
sempre”. È la sua filosofia di vita, che l’ha portato così lontano.
E migliorare, a Lugano, si può ancora. “Siamo ambiziosi, l’obiettivo è di
vincere il titolo un giorno”.
Non si nasconde Mansueto, soprattutto dopo aver visto ieri dal vivo la sua
squadra.
“C’erano 4 mila persone allo stadio, ma a me sembravano molte di più. L’atmosfera
era bellissima e la squadra ha disputato una grande partita. Non era facile
contro i campioni in carica. Certo, non siamo ancora soddisfatti con il numero
di spettatori, ma siamo convinti che il nuovo stadio porterà più persone. Sarà
una struttura molto accogliente che invoglierà la gente ad andare alla partita”.
Sono gli uomini a fare la differenza, anche nel calcio. Non solo chi va sul
campo.
Per Mansueto è una specie di mantra.
“Abbiamo gente come Heitz, Da Silva, Pelzer, Blaser e ovviamente Croci-Torti:
tutti molto competenti, che conoscono bene la realtà in cui lavorano. È
fondamentale coniugare l’internazionalità, con la conoscenza del “locale”.
Il nome di Heitz ricompare quando si parla delle differenze tra Chicago e
Lugano. Nella MLS la squadra di Mansueto non riesce a ottenere gli stessi
risultati. È qualcosa che non ha una vera spiegazione, ma forse, come dice lui,
sta tutto nelle persone.
“La differenza tra le prime squadre della classifica e le ultime non è così
grossa. Adesso abbiamo ingaggiato l’ex allenatore della nazionale americana,
uno che conosce il calcio statunitense alla perfezione, mentre l’ex tecnico
Klopas resterà con la funzione da vicepresidente”.
Anche quello di Klopas è un nome che riecheggia con più frequenza.
“Lui e Heitz lavoreranno a stretto contatto di gomito, per cercare la miglior
sinergia tra le due squadre. Vedere i due club lavorare assieme, così come
assistere agli scambi di giocatori, è una cosa bellissima”.
A Georg Heitz sarà sempre grato per aver messo in piedi il progetto Lugano:
“Ha fatto un lavoro enorme, ma già dall’inizio mi aveva detto che un giorno sarebbe
tornato in Europa. L’ho dovuto accettare, ma la sua presenza in Svizzera faciliterà
comunque le relazioni tra i due club”.
Il Lugano, così come i Fire, costa e non poco, ma per Mansueto, almeno per ora,
non sembra essere un problema:
“Io lo vedo come un investimento. Certo, sarebbe magnifico se un giorno non
dovessi più mettere soldi per fare calcio, ma l’obiettivo per adesso è quello
di far crescere la struttura e aumentare il valore del club. Naturalmente
cercheremo di lavorare sul mercato per guadagnare di più e poter reinvestire
quei soldi per rafforzare la squadra. Ma i frutti, anche a livello finanziario,
si vedranno nel tempo”.
Il calcio per lui, ormai lo si è capito, resta anche e soprattutto un
divertimento:
“Ho la passione per questo sport, che ritengo il più bello di tutti. Per
novanta minuti dimentichi ogni problema. È anche lo sport più bello per i bambini,
che apprendono delle lezioni di vita importantissime”.
Non vuole parlare di politica, tanto meno di elezioni americane, anche se prima
di partire per l’Europa (dopo Lugano andrà a Londra) ha votato:
“Non dirò per chi ho votato, anche perché ho sempre cercato di tenere lo sport
fuori dalla politica. Non credo che la gente voglia sentire queste cose da chi
gestire un club sportivo”.
Si conclude con il mercato del Lugano. I tifosi vogliono sapere se questa
squadra si rinforzerà ulteriormente, magari già quest’inverno, per cercare di
portare a casa quel titolo che manca da 75 anni:
“Abbiamo visto che la squadra è più forte e la rosa molto più profonda rispetto
a tre anni or sono. Adesso Croci-Torti può pescare più agevolmente dalla
panchina. È anche vero che se abbiamo quattro terzini fortissimi, a livello
numerico ci manca qualcosa in attacco. Pelzer in questo momento è in Africa
alla ricerca di talenti e gli altri lavorano ogni giorno con l’intento di
trovare i migliori giocatori per la squadra. Ma è vero, in attacco si può
ancora fare qualcosa…”.
Insomma, l’attaccante arriverà, lo ha fatto capire anche Mansueto. Che non vuol
sentire di differenze tra Chicago e Lugano, che ama indistintamente:
“È come chiedermi chi amo di più tra i miei tre figli. Li amo tutti allo stesso
modo, come faccio con le mie due squadre. Siamo una famiglia”.
Non c’è un modo migliore per chiudere la chiacchierata.
(Foto Putzu)