Podismo

Come si allena Kipchoge

Il campionissimo della maratona rappresenta l'esempio di un atleta formidabile
A. L.
29.04.2023 06:56

Il linguaggio sportivo utilizza spesso l'iperbole. Lo scopo è esaltare le gesta e le prestazioni degli atleti. Il racconto epico serve per incantare. L'eccezionalità viene ricercata e rimandata agli appassionati. Da anni si utilizza, per cercare di essere icastici, il termine: fenomeno. Il fenomeno, inteso come persona, è un uomo speciale, provoca meraviglia, mostra qualità fuori dal comune.

Eliud Kipchoge è un fenomeno. È un keniano di 38 anni. È, quasi, imbattibile. Detiene il record del mondo della maratona, con un tempo strabiliante: 2h01'09”. È duplice campione olimpico. Ha un obiettivo: vuole essere ricordato come un podista leggendario. Intende essere il primo ad abbattere il muro delle due ore. L'allenatore italiano Giorgio Rondelli, sulle colonne de “La Gazzetta dello Sport”, ha spiegato con precisione le metodiche di allenamento del formidabile atleta. Da non credere: l'85% delle sue sedute consistono in “corsa lenta”. I chilometri sono percorsi con una media tra i 4 e i 5 minuti. Una bassa intensità di corsa, una bassa frequenza cardiaca, un basso impegno muscolare. In gara viaggia al ritmo di 2 minuti e 55 secondi al km. Significa che vuole essere fresco muscolarmente nello svolgimento di allenamenti in cui deve spingere al massimo. Quando deve recuperare si immerge per dieci minuti nell'acqua ghiacciata e due volte alla settimana va in mountain bike per un'ora. Poi aumenta in modo significativo la velocità, percorre i chilometri alla media di 3 minuti e 15 secondi, minimo 30 massimo 45: è il lungo del maratoneta, serve per abituare la mente e l'organismo alla gara e uno sforzo inedito. Poi ci sono le ripetute sulla distanza di 2000/1800/1200/800 metri al ritmo di 2 minuti e 55 secondi. Rondelli descrive Kipchoge come il maratoneta robot. Dorme molto, oltre dieci ore al giorno, e segue una dieta particolare. Ha uno stile di vita spartano. E allena anche l'aspetto mentale, si affida alla “mindlfulness”, la tecnica che consente di estraniarsi da tutto e da tutti, concentrandosi sul respiro e sul battito cardiaco. La maratona è un gara spietata, non permette nessuna improvvisazione. Il podista deve conoscere alla perfezione il suo corpo: lo deve ascoltare, assecondare e preparare. Il resto lo fa la volontà, quella forza interiore che domina la fatica e fa oltrepassare i limiti.