Elogio del silenzio (stampa)

Uno pensa che il silenzio-stampa si riferisca allo spegnimento dei mezzi di comunicazione, e invece è il silenzio dei protagonisti, politici, culturali, sportivi, religiosi. Viene applicato da queste categorie di tanto in tanto, per motivi spesso indecifrabili e ai media tocca supplire con parole e immagini proprie a questa improvvisa mancanza di interlocutori, che sembrano quelli che nelle partitelle sottraggono il pallone e lo portano a casa, lasciando gli altri a simulare il gioco ormai mutilato.
Il silenzio-stampa, o il silenzio-calciatori, che sarebbe una definizione più corretta, è una manna per i giornalisti: finalmente si può dare libero sfogo alla fantasia e alle opinioni senza passare per la descrizione dei fatti. Interpretare finalmente ciò che i muti non dicono più, senza nemmeno l’obbligo etico di riportare fedelmente e parola per parola le interviste e le dichiarazioni. Spettacolo.
In questi giorni è il Bellinzona in silenzio-calciatori barra dirigenti barra allenatori. Vai a sapere, non è neanche la fine della stagione, quando ormai non si saprebbe nemmeno cosa dire a furia di ripetere più o meno le stesse cose. L’ACeBe è una neopromossa seguita caldamente dei media (noi dell’Eco abbiamo l’eroico Enrico Lafranchi accampato al Comunale giorno e notte), amata dei tifosi e invidiata dagli altri per la sua passionalità. Tutte cose presenti anche negli anni bui delle leghe inferiori.
E adesso, zacchete, tutti silenti. Qualche collega è indispettito da questa moda un po’ arrogante e unilaterale. Ma altri, tra cui il sottoscritto, approfittano dello spazio di solitudine e libertà per scrivere ciò che vogliono, immaginare, inventare, senza domande, senza risposte, senza appuntamenti, senza obblighi. Senza neanche il rischio di venir smentiti, visto il mutismo. Questa sì che è vita. Silenzio per sempre.