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Esiste ancora lo spirito olimpico?

Tra estetica e diritti civili, è stata la cerimonia d'apertura più bella di sempre
Angelo Lungo
27.07.2024 07:01

La domanda deve essere posta: Esiste ancora uno spirito olimpico? E ancora: Si può ancora parlare di ideali sportivi? Il richiamo a Pierre de Coubertin viene immediato. Le Olimpiadi sono un grandissimo palcoscenico, hanno una platea mondiale, uomini che diventano atleti sono chiamati a compiere imprese straordinarie. È la sublimazione dello sport, ogni singola disciplina racconta un vissuto, riporta esistenze. Una narrazione che diventa molto spesso mito. L'atleta olimpico è una sorta di eroe che si può ammirare solo ogni quattro anni. E poi scompare. La cerimonia d'apertura è stato uno spettacolo emotivamente ineguagliabile durato oltre quattro ore. Si è assistito a un'apoteosi estetica di rara bellezza. Parigi ha preso il sopravvento, e ha mostrato il suo volto bello e maestoso. La pioggia è stata l'ospite inattesa e ha contribuito a rendere quasi magico il contesto. Una pioggia catartica che è non scesa dirompente, ma in maniera lieve. Le delegazioni hanno attraversato la Senna. E via. La storia è stata il canovaccio su cui si è dipanata la cerimonia. Ma la storia scorre e ha indicato che i tempi cambiano, e ci ha rammentato che la contemporaneità è connotata di virtuale ed è tecnologica. L'idea è stata quella di parlare di principi universali e veicolare significati ambiziosi: quelli che dovrebbero essere i cardini di un vivere civile e pacifico. Si tratta di garantire quei diritti politici e sociali che sono alla base di una democrazia. Quella forma di governo in pericolo e in discussione. Uomini e donne dovrebbero essere uguali, non ci dovrebbero essere nessun tipo di discriminazione, non esiste il diverso. La protagonista è stata la fiamma olimpica, che ha viaggiato partendo dalla tradizione per portarci alla modernità. Il percorso è durato 12 capitoli. Un ruolo secondario lo hanno recitato gli atleti: sono stati posti quasi in disparte. Ma da oggi toccherà a loro, forse.

(Foto Keystone)