I rischi del nuoto sincronizzato

Il nuoto artistico a Parigi sta vivendo una rivoluzione che ne ha fatto saltare le fondamenta negli ultimi due anni. Ai precedenti Giochi di Tokyo, le carte erano segnate prima dell'inizio, come se scommettere sui podi olimpici o nelle gare più importanti fosse un gioco da ragazzi. La Russia avrebbe conquistato l'oro, la Cina l'argento e il bronzo sarebbe stato deciso tra Ucraina e Giappone. A occhi chiusi si poteva calcolare il podio. Ma lo scenario è cambiato a causa dell'esclusione del Paese egemone e di un cambio di regole che ha trasformato gli eventi in una roulette russa, dove gli errori sono penalizzati più di prima e le coreografie sono cambiate. Una cosa non cambia mai: per restare sott'acqua così a lungo, ci vuole tanta forza e resistenza.
La forza del sincro è fuori discussione. "Sono più forti dei Marines", è stato detto da più parti quando la statunitense Anita Alvarez, la nuotatrice statunitense che ha avuto un collasso ai Mondiali di Budapest ed è stata costretta a tuffarsi e a farsi soccorrere, si è sottoposta a un test da sforzo con un medico militare per verificare il suo cuore ed escludere anomalie. Come i pesci, sì, ma fino a un certo punto. Anita sarà a Parigi.
"Abbiamo notato maggiormente la sensazione di soffocamento e abbiamo avuto difficoltà. Lavoriamo di più sull'apnea rispetto a prima, soprattutto durante il riscaldamento. Quando siamo nelle coreografie dobbiamo essere consapevoli di prendere più aria per ossigenare i muscoli", spiega Paula Ramírez, che fa parte della squadra olimpica spagnola dal 2013. "Lo abbiamo notato. La sensazione di dolore è grande. Man mano che ci alleniamo, il corpo si adatta. Ora lo tolleriamo meglio", aggiunge l'atleta di punta della Spagna, Iris Tió.
La routine più lunga ai Giochi Olimpici dura 210 secondi (la routine libera a squadre). La World Aquatics, per preservare la salute, fissa un limite di tempo sott'acqua fino ai 18 anni, quando il corpo dell'atleta non è ancora formato e per evitare problemi nei processi formativi e rischi nei minori. Ma non appena si è a maggiorenni, non ci sono limiti, bensì raccomandazioni standard, non scritte, ma discusse tra i protagonisti. E questo è limitato a circa il 60-65% del tempo della routine (tra 125 e 140 secondi).
"Le squadre sanno che una coreografia deve essere equilibrata e per arrivare fisicamente alla fine senza pericoli per la salute, credo che i massimi dovrebbero aggirarsi intorno al 60% di apnea", dice Ana Montero, un altro dei giudici arbitri più rinomati di World Aquatics.
Ma per vincere delle medaglie si fa questo e altro. Ecco perché anche il nuoto sincronizzato, a volte, è uno sport a rischio. Già, chi l'avrebbe mai detto?
(Foto Keystone)