Calcio

Il pallone oltre l’ostacolo

Il fuori campo di El Wafi e la concretezza del Lugano
Giorgio Genetelli
04.11.2024 09:25

C’è della poesia. El Wafi, ma senza il sostegno di una memoria ferrea, scalcia il pallone in rettilineo per schiarire una situazione ingarbugliata. E siamo ancora sullo zero a zero, nei primi minuti di gara, con il temibile e temuto Yverdon che maramaldeggia contro un Lugano ancora graffiato dalla sconfitta di due settimane prima contro lo stesso avversario (ah, i calendari e le formule elvetiche, che bellezza). Anche da questi particolari si vede la forza di una squadra, che fa le cose per bene quasi sempre. Il pallone infatti non sbatte contro le reti che hanno sostituito gli spalti e che dividono lo stadietto provvisorio dal cantierone che svilupperà il Polo di tutti gli Eventi. Sarebbe banale farlo rimbalzare lì, tornerebbe in campo dopo un secondo. No. El Wafi piazza un vero fuori campo e la palla volteggia come una luna piena oltre l’altissima recinzione e tramonta tra beton e scavatori, in una terra di nessuno dove la troveranno solo lunedì, avvilita per l’abbandono prematuro di una contesa a cui teneva parecchio. Ma la causa val bene il sacrificio, anche grazie al gesto tecnico di El Wafi (o chi per lui, boh) il Lugano dichiara la sua concretezza e s’invola con due gol fino in cima alla graduatoria. Certo, se fosse stato il calcio regionale dei Settanta si sarebbe dovuto attendere una mezzoretta per trovare un altro pallone e la cosa sarebbe stata più prosaica, utilitaristica. Mentre al giorno d’oggi, con le cento palle che già arricchiscono il warm-up come un albero di Natale, il gesto è stato solo dimostrativo, eppure simbolico: assieme al cuore, si può gettare tutto oltre l’ostacolo.