L’Eco risuonerà ancora
Lo sport è fatto di cose sempre nuove per andare sempre avanti, si pensa. È anche vero che andare avanti, come principio, è giusto, ma a meno di non considerare la terra come piatta spesso si torna al punto di partenza, come in un’orbita più o meno ignota. Cose nuove a ogni passo, sorprese al bivio, panorami oltre le colline. Stadi nuovi sulle ceneri di quelli usati, templi pagani che descrivono skyline e deserti. In quelli di prima c’era il fumo della griglia che da fuori entrava a solleticare le narici, già dilatate dal furore della partita; in quelli di adesso non si fuma nemmeno e l’ordine costituito incastra tutti nei seggiolini, abbandonabili a tenzone in corso per recarsi nei corridoi dove c’è tutto, dal macellaio all’ortolano, fino al sarto e al birraio analcolico.
Girala e pirlala, dopo qualche anno anche i traslucidi inizi vanno a sapere di unto e si ritorna in qualche modo alle origini, che sono però viste come un degrado e allora via con altre invenzioni. In fondo, siamo consumatori o caporali? Siamo tifosi o clienti? Siamo giocatori o attori?
Ma guardate che non è un pensiero ozioso della domenica mattina, quando si aspetta di andare a Someo a spazzare cicitt in attesa del match di quarta lega. È che è tutto così, un rinnovare guardaroba e profili, il vecchiume agli ingombranti, altrimenti i like flettono e la papera non galleggia più, nemmeno nello stadio colossaico che ingrassa tutti quanti fin che si può. E se va male si ricomincia ad andare avanti nell’inconsapevolezza del ritorno al punto di partenza, magari piuttosto laceri.
Tutto ‘sto delirio apparente per dire che l’Eco dello Sport, da lunedì, cioè domani, non sarà più nella vecchia casetta digitale tutta sua con i poster delle Idee sulle pareti di cartone, ma abiterà nel palazzone brillante e nuovo. E io spero che non lo ritroviate distratto e inchiodato al seggiolino, ma invece sempre bello e scottante come un cervelat alla griglia, a risuonare come natura comanda.