Nonno Morandi: i figli, il calcio e la... piramide

Padre
di Matteo, Giotto e Romeo, ex allenatore, formatore, opinionista e uomo che
vive ancora per il calcio.
Davide Morandi è uno che conosce questo sport perfettamente, dai vari settori
giovanili al calcio ai più alti livelli. Non gli scappa una notizia, un
trasferimento, un gol in TV o allo stadio.
Si parte proprio dai suoi tre figli, adesso che è diventato nonno (merito di
Matteo, il figlio più grande):
“Diciamo che mi sento più intensamente papà (ride)… A parte gli scherzi, essere
nonno è bellissimo, trovi in tuo figlio quella continuità famigliare che è il
sale della vita”.
Matteo è anche lui un allenatore: dopo il Team Ticino, quest’anno allena per
la prima volta una squadra di attivi a Losone, dove è pure il responsabile del
calcio a 11.
“Matteo ha grande passione per ciò che fa e unisce la razionalità del docente.
È un ottimo comunicatore e formatore, mi piace vederlo al lavoro. Parliamo
tanto di calcio, anche di aspetti tattici, ma alla fine gli ricordo che
l’allenatore è lui e che le decisioni sono esclusivamente sue. Il suo futuro
non lo conosco, ma per me è già un orgoglio vedere quello che fa”.
Giotto è senza dubbio il più famoso dei tre figli: da ormai sette anni al
Grasshoppers, ha iniziato la stagione con due gol e un assist. Tecnicamente è
considerato uno dei giocatori più forti del nostro campionato.
“È partito bene, peccato che poi ha subito un piccolo stiramento che lo terrà
fuori ancora un paio di settimane. Per fortuna non è nulla di grave e speriamo
che continui su questi livelli. Il mercato? Sì, è vero, c’erano state delle
voci su di lui, ma ha un contratto con il GC fino al 2025 (con opzione 2026) e
per il momento vuole fare bene in Super League. Poi sappiamo che il calcio va
veloce…”.
Romeo invece è passato dal Bellinzona al Lugano II: i bianconeri ne hanno
acquisito il cartellino.
“A Lugano può lavorare in una grande struttura e quest’anno si dedicherà
esclusivamente al calcio. Diciamo che è un investimento per provare fino in
fondo con il calcio e capire dove può arrivare. È un ragazzo che mentalmente è
molto forte e ha tanta voglia di arrivare”.
Ci spostiamo sul calcio ticinese e sulla famosa piramide, che sembra
lentamente prendere forma:
“La piramide è sempre esistita, anche se ogni tanto cambiava l’ampiezza della
base. In Ticino comunque è sempre esistita una squadra faro. Adesso ovviamente
il Lugano rappresenta il vertice, emerge maggiormente rispetto alle altre società. È un club che sta lavorando molto bene, anche grazie agli
ingenti investimenti di Mansueto. A livello economico lo ritengo addirittura
più forte di YB e Basilea e sono sicuro che in futuro, quando ci sarà lo
stadio, faranno anche investimenti importanti dal punto di vista dei
giocatori”.
La cessione di Amoura l’ha stupita?
“No, assolutamente. Ritengo l’algerino il prototipo di giocatore che va
bene per il mercato. È uno di quelli che balza subito all’occhio e
paradossalmente la sua fortuna è quella di aver giocato spesso da subentrante.
È il prototipo del calciatore moderno, veloce e capace di rompere le partite.
Non mi stupisce che sia stato il primo a partire”.
Bordoli dice che il Lugano può vincere il campionato?
“Diciamo che in Svizzera tutto è possibile, ma credo che l’YB resti molto forte
e il Servette è una grande potenza, addirittura più attrezzata del Lugano. Non
parlo di qualità, ma di quantità: i ginevrini possono allineare addirittura due
squadre. Senza contare il Basilea, che ha venduto tanto, è partito male, ma
adesso sta facendo mercato e può rientrare”.
Il Lugano come lo vede?
“È una squadra forte, anche se forse numericamente le manca qualcosa in
difesa. Calcolando che ci sarà anche l’Europa da giocare, potrebbe avere
qualche problema, anche perché giocare il giovedì contro squadre di alto
livello ti fa bruciare tante energie, non solo fisiche ma anche mentali. Ma
stiamo comunque parlando di una squadra fortissima che entrerà sicuramente
nelle prime sei”.
Croci-Torti sta facendo un ottimo lavoro: è d’accordo?
“Assolutamente. Con il Crus ho un bellissimo rapporto, è una persona stupenda
che stimo moltissimo. È la dimostrazione che nella vita chi vuole può. Lui era
un giocatore che aveva una forza di volontà incredibile che ha poi trasferito
anche in panchina. È una spugna, ha imparato da tutti gli allenatori che ha
avuto”.
Del Bellinzona cosa pensa?
“Credo che sia difficile passare da 100 a 20 km/h”.
Cosa vuol dire?
“Se vai a 100 e vuoi abbassare la tua velocità, hai soltanto due soluzioni: o
prendi una strada più lunga o freni di colpo. Forse i granata lo scorso anno
erano partiti a velocità folle e adesso si sono resi conto che è meglio
rallentare un po’. La società quest’anno si è avvicinata alla città e ai suoi
tifosi e si sta lentamente strutturando. Ciò non significa non essere
ambiziosi, ma forse capire quali siano i reali mezzi a disposizione. Tanto di
cappello, comunque, alla famiglia Bentancur per ciò che sta facendo: non è
evidente gestire una squadra di Challenge League”.
I granata si salveranno?
“Il campionato è difficile, lo sappiamo, ma non bisogna avere paura. Il
Bellinzona ha i mezzi per farcela, anche se le altre squadre, anche le
neopromosse, sono molto attrezzate”.
In Prima Promotion abbiamo il Lugano II e il Paradiso, due squadre
neopromosse.
“I bianconeri hanno un compito molto chiaro, ossia preparare i giocatori
per l’ultimo step, quelli che dovrebbe portarli in prima squadra. Hangarter ha
parlato tanto di mentalità, che credo che alla fine sarà la chiave di tutto. I
ragazzi del Lugano II che si allenano con la prima squadra devono assorbire la
mentalità vincente di chi gli sta sopra, e poi riportare queste sensazioni
nella loro categoria. Lo stesso vale poi per Under 19 che va con l’Under 21.
Dev’essere un effetto cascata”.
E il Paradiso?
“È un club che rispetto molto, sia per il lavoro che per gli investimenti che
hanno fatto. Hanno una visione e non pestano i piedi a nessuno, vanno
assolutamente rispettati. Per il momento sono prime e non è certo un caso.
Sannino? Non lo conosco, ma per i risultati che ha ottenuto e per il modo con
cui ci è riuscito, si vede che ha qualità sia a livello umano che come
allenatore. Lo scorso anno il Paradiso è stata la squadra con la miglior difesa
di tutta la Prima Lega e non può certo essere un caso”.
Ma la piramide non finisce qui…
“È vero, ci sono squadra come Mendrisio, Taverne e Collina d’Oro che stanno
facendo molto bene, anche grazie a dirigenti molto bravi. Indirettamente
bisogna però fare un plauso anche al Team Ticino, che crea giocatori anche per
queste squadre”.