Psiche: come ci relazioniamo con gli altri
Il termine Psiche significa l’insieme delle funzioni sensitive, affettive e mentali che consentono all’individuo di avere esperienza di sé e della realtà esterna. L’etimologia la riconduce all’idea del “soffio”, inteso come respiro vitale; presso i Greci designava l’anima, in quanto originariamente era identificata con il respiro. La Psiche comprende quindi la Mente e le Relazioni. La Mente costituisce il complesso delle facoltà umane che si riferiscono al pensiero, e in particolare quelle intellettive, percettive, mnemoniche, intuitive e volitive; è l’attività cognitiva di ogni essere vivente dotato di coscienza, pensiero e linguaggio; in sintesi: è la parte conscia. Le Relazioni riguardano l’affettività, ossia la capacità di rispondere in maniera soggettiva agli eventi della realtà esterna, e comprendono: l’umore, le emozioni, i sentimenti; in sintesi: è la parte inconscia. Il funzionamento psichico viene scomposto in varie funzioni per renderlo facilmente osservabile e comunicabile, si parla dei cosiddetti “domini psichici”, uno di questi è: la Percezione. Domanda: esiste una realtà oggettiva? Risposta: esiste la realtà che ci creiamo. Percezione significa creazione, l’individuo prende coscienza di una realtà esterna a se stesso attraverso stimoli sensoriali, la analizza e la interpreta. Domanda: quali meccanismi scattano quando ci troviamo di fronte un’altra persona? Risposta: sostiene il neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti che esiste un meccanismo biologico che ci rende sociali, che ci porta a considerare l’altro come noi stessi. Secondo Rizzolatti esistono cellule chiamate “neuroni a specchio”, che permettono di spiegare la capacità dell'uomo di porsi in relazione con altri individui; nel nostro cervello, osservando una determinata azione, si mettono in moto gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compierla; così possiamo comprendere con facilità le azioni dei nostri simili. Il neurone a specchio si attiva soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Il riconoscimento delle emozioni stesse si basa su questo “meccanismo a specchio“, quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore si innesca il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione, percepiamo quindi la stessa emozione.