Calcio

Qui parlano in troppi

Lo spogliatoio bianconero esterna troppo spesso il proprio malessere
L.S.
11.11.2024 11:43

Non bastava Saipi tre giorni prima, che se n’era uscito con una frase che non è piaciuta a nessuno, soprattutto all’interno dello spogliatoio. Il portiere, dopo la sconfitta in Serbia, aveva parlato di «qualcuno era in vacanza». E quel qualcuno, ovviamente, non era lui.
Sistemato l’affaire Saipi, che i ben informati garantiscono che si sia poi scusato anche con compagni per la frase infelice, ieri è toccato a Steffen. Non proprio nuovo in questo tipo di uscite. Il nazionale, al suo arrivo, aveva parlato di «voler portare una mentalità vincente», dimenticando che quella squadra era reduce dalla vittoria in Coppa Svizzera. Ieri però, la sua uscita, è stata ancora peggiore. Più grave. In una sola frase ha tirato in ballo l’allenatore e un compagno. Affermando che «quando l'allenatore dice che deve tirare Vladi, io non dico all'allenatore che devo tirare io. Non è un mio compito», fa palesemente capire di non essere d’accordo con le scelte di Croci-Torti. Che, per inciso, non l’ha inserito nella lista dei rigoristi di questa stagione, dopo aver sbagliato due rigori (anzi tre, visto che con il Losanna lo aveva tirato due volte, sbagliandolo) la scorsa stagione: tra cui uno nella finale. I rigoristi bianconeri sono infatti Aliseda, Grgic e appunto Vladi, che ieri ha sbagliato al Wankdorf. Steffen parla anche del compagno, affermando che se «uno vuole tirare un rigore, poi però deve  segnarlo», mancandogli così totalmente di rispetto. Per chi vuol essere un leader e il capitano di questa squadra, non è certo il modo migliore di agire. Certo, si potrebbe disquisire sul fatto che sul dischetto sia andato un giocatore in totale mancanza di fiducia, che se è vero che forse il gol lo avrebbe rigenerato, dall’altra, sbagliandolo, è ripiombato in una crisi ancora più profonda.
Ma al di là dell’episodio di ieri o di tre giorni or sono, a Lugano sta succedendo qualcosa di inusuale. Sabbatini, Macek, Saipi, Steffen, e probabilmente dimentichiamo ancora qualcuno: in questi ultimi mesi a Lugano stanno parlando in tanti, decisamente troppi, soprattutto quando le cose vanno male. Si lamentano, esternano malesseri e insoddisfazioni, come se fosse giusto sfogarsi e prendersela con qualcuno. Senza mai guardarsi dentro, senza fare una vera e propria introspezione che sarebbe decisamente più onesta e forse efficace. Questo scaricabarile non serve certo al miglioramento della squadra, a quella continua crescita tanto auspicata anche da Mansueto nella sua visita a Lugano poco fa.
Croci-Torti, finora, aveva spento il fuoco a modo suo, con grande aplomb e saggezza, ma forse questo non basta più. È il momento che intervenga la società, che si faccia chiarezza e pulizia, perché le scorie di questi comportamenti alla lunga potrebbero anche inquinare l’ambiente. Che sappiamo essere decisivo quando si vogliono raggiungere grandi traguardi.