Qui parlano in troppi
Non bastava Saipi tre giorni prima, che se n’era uscito
con una frase che non è piaciuta a nessuno, soprattutto all’interno dello
spogliatoio. Il portiere, dopo la sconfitta in Serbia, aveva parlato di
«qualcuno era in vacanza». E quel qualcuno, ovviamente, non era lui.
Sistemato l’affaire Saipi, che i ben informati garantiscono che si sia poi
scusato anche con compagni per la frase infelice, ieri è toccato a Steffen. Non
proprio nuovo in questo tipo di uscite. Il nazionale, al suo arrivo, aveva
parlato di «voler portare una mentalità vincente», dimenticando che quella
squadra era reduce dalla vittoria in Coppa Svizzera.
Ieri però, la sua uscita, è stata ancora peggiore. Più grave. In una sola frase
ha tirato in ballo l’allenatore e un compagno. Affermando che «quando
l'allenatore dice che deve tirare Vladi, io non dico all'allenatore che devo
tirare io. Non è un mio compito», fa palesemente capire di non essere d’accordo
con le scelte di Croci-Torti. Che, per inciso, non l’ha inserito nella lista
dei rigoristi di questa stagione, dopo aver sbagliato due rigori (anzi tre,
visto che con il Losanna lo aveva tirato due volte, sbagliandolo) la scorsa
stagione: tra cui uno nella finale. I rigoristi bianconeri sono infatti Aliseda,
Grgic e appunto Vladi, che ieri ha sbagliato al Wankdorf.
Steffen parla anche del compagno, affermando che se «uno vuole tirare un
rigore, poi però deve segnarlo», mancandogli così totalmente di rispetto.
Per chi vuol essere un leader e il capitano di questa squadra, non è certo il
modo migliore di agire.
Certo, si potrebbe disquisire sul fatto che sul dischetto sia andato un
giocatore in totale mancanza di fiducia, che se è vero che forse il gol lo avrebbe rigenerato, dall’altra, sbagliandolo, è ripiombato in una
crisi ancora più profonda.
Ma al di là dell’episodio di ieri o di tre giorni or sono, a Lugano sta
succedendo qualcosa di inusuale.
Sabbatini, Macek, Saipi, Steffen, e probabilmente dimentichiamo ancora
qualcuno: in questi ultimi mesi a Lugano stanno parlando in tanti, decisamente
troppi, soprattutto quando le cose vanno male.
Si lamentano, esternano malesseri e insoddisfazioni, come se fosse giusto
sfogarsi e prendersela con qualcuno. Senza mai guardarsi dentro, senza fare
una vera e propria introspezione che sarebbe decisamente più onesta e forse
efficace.
Questo scaricabarile non serve certo al miglioramento della squadra, a quella
continua crescita tanto auspicata anche da Mansueto nella sua visita a Lugano
poco fa.
Croci-Torti, finora, aveva spento il fuoco a modo suo, con grande aplomb e
saggezza, ma forse questo non basta più. È il momento che intervenga la
società, che si faccia chiarezza e pulizia, perché le scorie di questi
comportamenti alla lunga potrebbero anche inquinare l’ambiente. Che sappiamo
essere decisivo quando si vogliono raggiungere grandi traguardi.