SAM, reagisci sul campo!
L’Olympic Friborgo è un passo dal titolo (2 a 0 nella serie al meglio
delle cinque partite), ma la SAM Massagno, per il momento, non ha ancora alzato
bandiera bianca. Anzi, i luganesi, nelle prime due gare, hanno venduto cara la
pelle. Un po’ di sfortuna e qualche dettaglio hanno fatto la differenza.
Domani si gioca la prima partita di finale in Ticino: è l’occasione per
raccorciare le distanze e tornare a mettere pepe a una sfida che resta comunque
avvincente, tra le due migliori squadre svizzere.
A scuotere l’ambiente e a far passare in secondo piano i discorsi cestistici,
sono state le dichiarazioni di Roberto Kavoc, giocatore del Friborgo ed ex del
Massagno.
Il 34.enne, che ieri ha festeggiato il suo compleanno, è andato un po’ "lungo" nel lancio di quella che potrebbe essere la partita decisiva.
Qualche vecchia ruggine, soprattutto con il suo ex allenatore Gubitosa, gli
hanno fatto dire cose che in questo ambiente, spesso ovattato e ipocrita, non
si dicono.
“Non voglio solamente battere Massagno, voglio distruggerlo”. E poi l’attacco
al tecnico: “Quello che mi ha fatto il mio ex allenatore non l’ho ancora
digerito”. E tante altre piccole provocazioni che hanno scatenato la reazione
dell’ambiente ticinese. Che ieri sera ha reagito con un comunicato, in cui
spiega di aver inoltrato alla Commissione disciplinare di Swiss Basketball una
richiesta di apertura disciplinare nei confronti di Kovac.
La speranza, inutile nasconderlo, è che Kovac paghi per le sue dichiarazioni e
domani non sia presente nella gara di Massagno.
La SAM fa riferimento ai principi di etica sportiva e del fairplay, ritenendo
lesive le dichiarazioni di Kovac. Che, sempre secondo il club ticinese,
potrebbero creare tensioni e nervosismo.
Quello che scrive e dice la SAM è comprensibile, anche perché la legge (non
scritta) dello sport dice che è soprattutto nelle vittorie che vedi i veri
campioni. Chi si sa comportare, chi sa tendere la mano all’avversario.
Qui, ovviamente, la situazione è un po’ particolare. C’è un passato a fare da sfondo.
L’astio che Kovac prova nei confronti del suo ex allenatore è qualcosa che non
può nascondere e che noi, da lontano, non possiamo, né vogliamo giudicare. Un
astio che Kovac però vuole evidenziare e che in un certo modo è la molla che lo
tiene vivo.
Capita spesso, nello sport, che si scenda in campo con un pizzico di cattiveria
per dimostrare a qualcuno di essersi sbagliato. O semplicemente per consumare
una vendetta sportiva.
È questo il caso. Le parole sono taglienti, possono anche far male, ma in fondo
fanno parte di una dialettica sportiva che non siamo più abituati a sentire,
visto che ormai la comunicazione è spesso controllata e stereotipata. A tutti i
livelli.
La SAM, dopo aver fatto la sua legittima denuncia (siamo curiosi di vedere cosa
succede…), ora dovrebbe trovare il modo di caricare squadra e ambiente e sbattere
in faccia a Kovac quelle sue parole. Quella sì che sarebbe una bella vendetta
sportiva. Il resto, sono chiacchiere che servono a poco.
(Foto Keystone/Flauraud)