Si costruisce dal basso

Jack Reynolds chi era costui? Bisogna ricordarlo. Perché tutto è cominciato da lui. Era un inglese, allenò l'Ajax per un trentennio, in vari periodi. È considerato l'inventore del calcio totale. Poi è arrivato Rinus Michels. E fu così che nacque il “calcio posizionale”, quello di Cruijff, Van Gaal, fino a giungere all'interprete più moderno di questo sistema: Guardiola. Una simile ideologia si può riassumere in alcuni punti: i giocatori sono disposti in varie zone di campo; si deve servire l'uomo libero, scegliendo il momento opportuno per il passaggio; il possesso palla è fondamentale; il recupero palla deve essere veloce e deve avvenire in una zona alta del campo. Sono necessari calciatori capaci di adattarsi rapidamente alle situazioni: duttili e versatili. Nel calcio posizionale i difensori devono saper giocare il pallone, negli ultimi anni anche il ruolo del portiere è diventato decisivo, oltre ad essere bravo tra i pali, è necessario che abbia i piedi buoni. L'obiettivo è la famosa e famigerata: costruzione dal basso. I vantaggi di un simile impostazione tattica li spiega Arrigo Sacchi: “Concede superiorità numerica in mezzo al campo, si fanno spostare gli avversari come si vuole”. Continua: “Fondamentali sono le distanze tra gli uomini che palleggiano e il tempo della giocata”. E mai stare fermi: “Ai miei giocatori, quando ero al Milan e alla Nazionale, lo dicevo sempre: guai a voi se non vi muovete”. E tuttavia gli errori commessi, recentemente, in fase di impostazione, hanno innescato il dibattito sull'efficacia o meno di questa scelta. Altro che gioco semplice, tutto è diventato così complesso e complicato. Forse ha ragione Allegri che giornalisti e tifosi hanno una competenza relativa, ergo: una competenza relativa. Comunque il calcio posizionale ha una antitesi ideologica: il calcio relazionale. Il livello di discussione si alza. Forse sarebbe meglio kantianamente sospendere il giudizio. E limitarsi a esultare semplicemente per un gol.
(Foto Keystone)