This Swiss Moser was a "fast one"
Nel 2024 ricorre il 50. anniversario della scomparsa
del pilota ticinese Silvio Moser, che ricorderemo nel corso dell’anno con
diversi interventi; il primo di questi ve l’avevamo presentato alcune settimane
fa, ricordando le sue vittorie e il suo dominio in occasione della Temporada
Argentina per macchine di Formula Junior del 1964.
Nel 2014 e nel il 40. dalla morte, il sottoscritto
aveva ideato e dato alle stampe il libro “Silvio Moser, pilota indipendente”.
Contattai il tre volte campione del mondo di Formula 1, Jackie Stewart,
chiedendogli se e come si ricordasse di Moser. Dopo alcuni tentativi, un giorno
l’ufficio di Jackie Stewart, gentilmente richiama. Ecco il contenuto della risposta:
“Cari amici di Silvio Moser, sono lieto di dividere
con voi alcune vecchie memorie che lo riguardano.
Mi ha fatto piacere che mi abbiate interpellato perché
d’un tratto ho dovuto cominciare a far mente locale… tornando indietro di 50
anni. Incredibile, è passato mezzo secolo da quando, nel 1964, ebbi Silvio
Moser come avversario. In quell’inverno, nel team inglese di Ken Tyrrell si
liberò un abitacolo in seguito all’incidente di Tim Mayer nella Coppa di
Tasmania a Longsford. Tim era fratello di Teddy Mayer che più avanti diventerà
comproprietario della McLaren.
Dunque, partiamo con l’ambizione di disputare tutto il
campionato inglese e le gare più importanti sul continente. Sarà una stagione
molto fortunata per me. Lasciatemi dire che in quell’ anno era abbastanza
difficile battermi ma uno che mi arrivava sempre vicino ogni qualvolta
correvamo sullo stesso circuito, era Silvio Moser. Oltre a lui, c’erano due
francesi veloci, Eric Offenstadt e Jean-Pierre Jaussaud. Mi gironzolavano
sempre attorno. Difficile dire a questo punto, cercare ragioni per le quali io
abbia potuto godere di ulteriori successi fino in Formula 1 mentre che degli
altri man mano ne abbia perso le tracce.
Arrivare in Formula 1 è sempre l’unione di diverse
circostanze: fortuna, caparbietà, legami, possibilità, qualità, capacità. Di
Silvio Moser, per quanto mi ricordo, posso dire una cosa certa: le capacità non
gli mancavano. This Swiss Moser was a fast one – questo svizzero Moser era uno
veloce.
Credo di essermi reso conto per la prima volta di
Silvio Moser al Gran Premio di Monaco del 1964. Mi avevano parlato di lui. La
F3 a Montecarlo era la gara più prestigiosa della stagione per noi giovani
piloti. Dico giovani piloti anche se avevo già 25 anni, dunque da non equiparare
ai tempi moderni dove a quest’età puoi già aver vinto tre titoli di F1. Fare
una gran gara nel Principato è una sorta di biglietto da visita, una
raccomandazione per le scuderie di F1.
Nelle prove siamo divisi in due gruppi. La mia Cooper
T72 BMC stacca il miglior tempo e la sua Brabham BT6 BMC altrettanto, ognuno
per la propria batteria di qualificazione. Vinco la mia in 28 minuti e 45
secondi e lui la sua in 28 e 52. Gli altri tutti lontani, 15 e passa secondi di
ritardo. Mi rendo conto che per i 24 giri della finale, solo impegnandomi al
massimo riuscirò a contenere Silvio. Altri avversari non ce ne sono. Dal
momento che nelle prove comunque riuscivo a girare in tempi migliori dei suoi,
la mia tattica di gara è semplice: devo partire davanti e rimanerci. Mi segue
per alcuni giri, poi riesco a guadagnare terreno e a vincere. Ci rivediamo sul
podio.
Un mese dopo siamo a La Châtre, al centro della
Francia. Il circuito è piccolo, stretto, appena 1,2 chilometri di lunghezza con
una dozzina di curve e si gira in 40 secondi. Anche qui, due batterie. Per mia
fortuna, mettono Silvio Moser nell’altro gruppo dove se la vede con Eric Offenstadt
che gli si mette davanti in batteria. La loro qualifica è più veloce della
nostra, dunque, in finale mi toccherà stare attento a quei due. Mentre
Offenstadt va via davanti, riesco a controllare Silvio. Gli altri, tutti
doppiati! Un altro gran bel podio tra gente veloce.
Dal momento in cui sono abbastanza impegnato nel
campionato inglese, i nostri incontri ravvicinati in definitiva rimangono pochi.
A Zolder in Belgio, a fine agosto, posso debuttare in Formula 2 ma si corre anche
una manche unica di Formula 3. Domino le prove finché all’ultimo momento… non
mi ci si mette davanti Silvio Moser? Toh, ancora lui! Siamo entrambi in prima fila e tutto lascia
presagire una bella battaglia. Partiamo per il giro di formazione ma a un certo
punto sento un rumoraccio dal ponte posteriore. Mi si blocca il differenziale e
non riesco più a mettere le marce. Parcheggio la mia Cooper sul prato e mentre
rientro a piedi, sfila via la Brabham di Silvio che va a vincere indisturbato. Ne
poteva venir fuori una gran corsa.
Al termine della stagione il quotidiano sportivo
francese «L’Equipe» mi elegge miglior pilota stagionale di Formula 3, davanti a
Silvio Moser: non c’era da dubitarne. Insomma, ci siamo incontrati poco ma
quelle poche volte, Silvio ce l’avevo sempre vicino.
Chiuderò l’anno debuttando in Formula 1 in Sudafrica e
firmando per il Team BRM per il 1965 dove termino il campionato di F1 in terza
posizione, vincendo il mio primo Gran Premio: a Monza”.
(Foto Keystone)
*Jackie
Stewart
Sir Jackie Stewart OBE (The Most Excellent Order of the
British Empire, abbreviato
OBE, maggior ordine di merito inglese), classe 1939, è stato tre volte campione
del mondo di Formula 1 (1969, 1971, 1973) correndo 99 Gran Premi di cui ne ha
vinti 27. Ha vissuto per molti anni a Begnins sul lago Lemano.
Nel 1992 ha creato un team
di Formula 3000 per il quale corse il luganese Andrea Chiesa, più avanti anche
la scuderia Stewart Grand Prix (una vittoria con Johnny Herbert). Oggi Stewart
ha un ufficio a Londra e segue la Formula 1 come consulente.