Calcio

Toh, chi si rivede!

Gigi Tirapelle è stato chiamato da Pablo Bentancur ad allenare i granata fuori rosa
Enrico Lafranchi
08.11.2024 08:29

Incontriamo Luigi Tirapelle al Comunale di Bellinzona. Toh, guarda chi si rivede, gli diciamo. Con il mister (ed ex giocatore), a due passi dal confine ma calcisticamente svizzero a tutti gli effetti, ci eravamo incontrati per l’ultima volta a Chiasso. La società era sull’orlo del baratro. “Sono amareggiato e dispiaciuto, soprattutto per i ragazzi e i tifosi. Si stanno cancellando, in modo poco onorevole, 117 anni di storia. Una storia lunga e straordinaria” – ci aveva dichiarato, con una voce velata di amarezza. Da rossoblù con la mano sul cuore, Gigi si era aggrappato già allora a un ‘ritorno al futuro’: “Sarei felice di potere dare anche io una mano al FC Chiasso”. Non è andata così!

Gigi, qual buon vento ti ha riportato a Bellinzona?
“Sto allenando i giocatori fuori rosa. All’inizio erano tre, Zimmermann (ora allo Zugo 94), Centinaro (Paradiso) e Lamy. Ho concluso proprio oggi il ‘ciclo’ con Hugo”.
Il tuo obiettivo?
“Beh, è quello che qualcuno si ricordi di me (ride)…”.
Un sogno, o qualcosa di più concreto?
“Al momento è ancora un sogno. Sarei felicissimo se riuscissi a realizzarlo entro la fine dell’anno. Altrimenti, pazienza. Continuerò a tenermi aggiornato e a guardare le partite”.
Torniamo sulla tua ultima ‘stazione’:
“È stata in Promotion, a Chiasso. Stavamo facendo molto bene, purtroppo la società è fallita. È da allora che non respiro più il ‘profumo’ della panchina… Mi manca tantissimo, ringrazio Pablo Bentancur per avermi dato questa possibilità. Seppure per due soli mesi”.
Chiasso è stato il più bel periodo della tua carriera?
“Diciamo pure che è così. Avevo iniziato ad allenare i bambini con il caro Aldo Binda, scomparso da poco. Desidero fare le mie condoglianze alla famiglia, Aldo era una persona molto umana. Adesso sono qua…”.
Alla ricerca di una panchina!
“Eh sì, spero di rientrare in Ticino in una squadra di un certo rango”.
Perché non in Italia?
“In Italia non ho mai allenato, non mi sono interessato più di tanto a sistemarmi lì. È sempre stato il calcio ticinese a darmi l’ispirazione…”.
Chiasso è stata anche la tua città:
“Vero anche questo. Sin dal mio arrivo mi sono sentito come a casa nella città di confine. In rossoblù qualche gol l’ho fatto, sono stati anni molto belli anche quelli da giocatore”.
Tanti ricordi:
“Il primo anno avevamo vinto il campionato di Prima Lega ed eravamo saliti in serie B con Tonino Criscimanni. Momenti indimenticabili!”.
Tanti allenatori:
“Uno su tutti, Edoardo Reja. Io giocavo in C1 nel Treviso, lui era agli inizi della carriera (Varese, Bologna, Torino, Napoli, Atalanta…). Lo metto sul ‘trono’!”.
Oggi ci troviamo a bordo di un campo che ti ha pure dato delle gran belle soddisfazioni:
“Hai ragione, i due anni che ho allenato i granata mi hanno recato una indescrivibile gioia. Nel primo avevamo stravinto il campionato, in Promotion siamo arrivati terzi dietro Stade Lausanne-Ouchy e Yverdon”.
Il tuo era un Bellinzona completamente diverso:
“Qualcosa di meraviglioso!” (già all’epoca, però, l’ACB cacciava gli allenatori, Gigi ne è stato uno. Si è però ‘sparato’ a raffica solo su Pablo, qualcuno deve avere la memoria corta – ndr).
Dopo il ‘teorema’ Paradiso (Covid 19, Roberto Gatti) Gigi aveva sperato in una nuova chiamata del Mendrisio che aveva però ingaggiato l’ex Castello Stefani (Amedeo, non mollare!). Ora che Lamy, vent’anni, talento mancato del PSG non c’è più (Hugo a ‘Ecodellosport’: “J’irais jouer n’importe où”), Tirapelle spera di ritrovare finalmente un periodo un po’ più positivo (la fortuna, in questi ultimi anni, vedi anche Locarno, non è stata dalla sua parte). A prescindere, la sua assenza dal Ticino che conta è per noi difficile da spiegare.

(Foto ENLA)