Tra VAR, infortuni e "mercato"

Tre
quarti del campionato sono stati giocati (27 turni su 36) e a Lugano non si sa
se essere contenti o arrabbiati per una classifica che forse non rispecchia pienamente
ciò che la squadra ha fatto finora.
Il raccolto poteva essere migliore, lo ha detto anche Croci-Torti ieri in
conferenza stampa.
“Mea culpa” ha detto il tecnico, che in realtà, nel giorno del suo compleanno,
sperava di festeggiare il primo successo in campionato contro Zeidler.
Ce l’aveva quasi fatta, nonostante una squadra incerottata e un secondo tempo
in trincea.
Il calcio a volte è beffardo e pareggiare una partita in questo modo fa male.
Malissimo.
Le facce dei giocatori all’uscita dallo stadio fanno però ben sperare: la
rabbia era il sentimento che prevaleva. Sabato a Ginevra bisognerà metterla in
campo e trasformarla in sana voglia di vincere.
Nel gruppo, stando alle parole di Sabbatini, si avverte anche un piccolo senso
di ingiustizia. Insomma, gli arbitri, coadiuvati dal VAR, avrebbero danneggiato
i bianconeri nell’arco di questa stagione.
È vero? Difficile da dire. È innegabile che ci sono un paio di situazioni in cui
la squadra del Crus ha subito la mannaia del VAR, ma parlare di ingiustizia o
di un trattamento diverso dalle altre squadre può essere pericoloso. Rischia di
diventare un alibi che in questo momento della stagione farebbe più male che
bene.
La sensazione è che sia proprio il regolamento, ancora troppo “liquido”, a
creare queste diverse interpretazioni.
Se è vero che a Ginevra il VAR avrebbe potuto perlomeno richiamare l’arbitro
per rivedere il potenziale fallo su Daprelà (nell’azione che ha portato al gol
del pareggio di Crivelli), ieri a Cornaredo non c’è veramente nulla dire. Non
si può pretendere che uno strumento adibito a scovare le irregolarità, taccia
su un’azione del genere. Il VAR ha fatto quello che doveva fare: ha richiamato
Horisberger al video. Ha ragione il Crus quando dice che nel 99 per cento dei
casi, quando l’arbitro viene richiamato dal VAR, sposa il “consiglio” che gli
arriva in cuffia. La verità è che spesso le azioni che scappano agli arbitri,
vengono invece catturate dalla tecnologia. Messa lì proprio per quello.
Poi si potrebbe discutere all’infinito sul rigore di Facchinetti, su quelle
braccia non troppo distanti dal corpo, ma sarebbero argomenti di lana caprina.
Quella palla finiva nello specchio della porta e tanto basta all’arbitro per
fischiare il rigore.
Il Lugano farebbe meglio a riflettere sul fatto che quest’anno ha nove punti in
meno rispetto alla scorsa stagione. Da cosa dipende tutto questo? Sicuramente
dagli infortuni, ancora troppo numerosi, da un pizzico di sfortuna e da quell’esperienza
che è venuta a mancare quest’anno.
Gli addii/cessioni di Maric, Lavanchy, Lovric e Custodio pesano nella gestione
delle partite, in quei momenti spesso cruciali che dividono una vittoria da un
pareggio.
Era un aspetto da mettere in conto a inizio stagione. La rivoluzione voluta
dalla società, che ha permesso di esporre in vetrina giovani molto interessanti
e in prospettiva uomini-mercato, doveva per forza avere qualche inconveniente. Dopo 27
partite di campionato forse abbiamo capito cos’è.