Una leonessa dolce ed educata
Tra due settimane all’AT&T Stadium di Arlington (Texas) andrà in scena la sfida tra Mike Tyson e Jake Paul (ne parleremo in futuro), ma la vera sfida per i puristi della boxe sarà il “co-main event” tra Amanda Serrano e Katie Taylor, per i titoli superleggeri detenuti dalla Taylor. Sulla carta la numero 1 P4P (Taylor) e la numero 3 (Serrano), considerando Claressa Shields la numero 2.
Oggi vi racconto la storia dell’irlandese (tra le 20 atlete più famose al mondo per Forbes), il suo percorso nella boxe, ora che firmerà altri record importanti del pugilato femminile. Record di spettatori (attesi in centomila allo stadio), record della borsa più alta di sempre (6 milioni di dollari, più di quanto ha guadagnato in carriera) e sicuramente record d’ascolti essendo il fight diffuso gratuitamente su Netflix.
Katie Taylor da giovane combatteva con i capelli raccolti sotto il suo caschetto per apparire un uomo e poter salire sul ring, ha cambiato il mondo della boxe insistendo col CIO per introdurre il pugilato alle Olimpiadi, evento raggiunto nel 2012 dove da portabandiera dell’Irlanda ha vinto la medaglia d’oro nei 60 Kg, aprendo una strada poi seguita dalla connazionale Kellie Harrington a Tokyo e Parigi col doppio oro. Ma soprattutto ha continuato il cammino iniziato dalle varie Christy Martin o Laila Alì (figlia di Muhammad) per dare dignità, pari opportunità, rispetto, alla boxe femminile.
La Taylor, che ha giocato anche con la nazionale di calcio del suo paese (trovando anche Eurogol come contro l’Italia), ha combattuto 181 volte tra le dilettanti, è arrivata tardi al professionismo dopo le lacrime di Rio nel 2016, quando si separò prima dei Giochi dal papà allenatore Pete per questioni rigorosamente private che appartengono alla famiglia. Toccante il suo racconto nel film Katie del 2018 (disponibile su Netflix ma non in Svizzera), quando aveva iniziato il suo cammino nel professionismo. 22 vittorie consecutive, Undisputed nei pesi leggeri, poi il sogno di combattere finalmente in Irlanda, dove dal 2016 la boxe era stata vietata per la diaspora tra le famiglie Kinahan (il fondatore della MGM/MTK) e Hutch; the Clash of Clans che portò alla tragica giornata dell’hotel Regency a Dublino prima di un incontro con l’assassinio di David Byrne. Dopo la vittoria al MSG di New York nella prima sfida con Amanda Serrano nel maggio del 2022, Katie Taylor alla 3Arena di Dublino ha affrontato due volte nel 2023 Chantelle Cameron. La prima volta ha perso, la seconda (il suo ultimo incontro un anno orsono) ha vinto. Ma soprattutto ha riportato la boxe “che conta” in Irlanda.
Ho avuto l’onore durante il Covid di “vivere” come su due binari paralleli la mia vita con quella di Katie, incontrata 3 anni orsono (vola il tempo) lei e parte della sua famiglia. Come un treno che trova ostacoli sul suo percorso e ti mette al tappeto, Katie mi ha insegnato a rialzarmi attraverso gli stessi valori che ne fanno la sua forza: famiglia, integrità, umiltà, lavoro. Nell’unico incontro perso nel 2023 questi valori erano stati messi alle corde dai classici “avvoltoi”, ma lei è stata brava a tornare “back to the roots”. Se pensi alla Svizzera sportiva, pensi a Federer, se pensi al Brasile, immagini Ayrton Senna. La sua fede. La stessa che guida Katie Taylor, 3 volte sportiva dell’anno in Irlanda e vero esempio da imitare, per valori, esempio per le future generazioni e soprattutto pari opportunità e promozione dello sport al femminile. Con un ultimo sogno: Croke Park, uno stadio tutto per lei a Dublino, prima di tornare come sempre fa dopo un incontro a Bray, da nonna Kathleen. Laddove va il treno DART a sud della Capitale, alle pendici della Head Cross. Binari paralleli, lontani, senza scambi o brusche frenate; sereni. Perché non ci deve essere vergogna a nascondere i propri capelli, la propria anima, sotto un caschetto; come il proprio cuore. Ma solo la gioia di vivere e credere in uno sport puro. Dentro e fuori dal ring. Come è Katie Taylor, “The Bray Bomber”. Dolcissima ed educata (un esempio le sue conferenze stampa per fair play) fuori dal ring, una leonessa tra le corde allenata dal mentore Ross Enamait (grande coach) nella sua dimora nel Connecticut. Lontana da tutto e tutti, focalizzata come nessuno sul lavoro quotidiano per essere la numero 1, la storia assoluta della boxe al femminile. Infondo “tra di noi”, bastano da 4 anni poche parole semplici, così come è lei: “C’mon, WIN!”
(Katie Taylor, nella foto Keystone)