Zibaldone granata
Delle ultime cinque partite la squadra di Benavente e Rosas ne ha perse tre collezionando 2 miseri punti. Un ruolino di marcia da retrocessione (il Nyon, ultimo in classifica, ne ha conquistati 3). Le due squadre ai vertici della classifica (posizione ambita, finora solo a parole, dai granata) hanno accumulato, entrambe, un bottino di 10 punti (tutt’altro che esaltante: i ginevrini si sono presi cinque sberle dallo SLO, i bernesi hanno perso dal Vaduz).
A Bellinzona sembra di essere tornati ai tempi in cui non si riusciva a trovare sbocchi adeguati ed era in atto il ‘valzer degli allenatori’. Kubi era stato esplicito: “Questa squadra non ha identità, tutti questi cambi di allenatori – e di giocatori che vengono e vanno - ne sono la causa”. L’ex internazionale, sceso in campo ancora a 47 anni con la maglia granata, era dell’avviso che ‘l’allenatore incide solo al 20 per cento, tutto il resto lo fanno i giocatori”. Giocatori, se vogliamo, ‘vittime’ di questi avvicendamenti dal momento che “ogni allenatore porta la sua filosofia” (Livio Bordoli, responsabile tecnico FTC). A proposito di mister: Stefano Maccoppi ha ‘conquistato’ (parola grossa) 1 punto in otto gare, Baldo Raineri aveva lamentato sei sconfitte in dieci partite. Peggio era andata con Sergio Zanetti: quattro partite perse su sei (salvezza comunque acquisita). Dopo la figuraccia alla Pontaise (6-0 dallo Stade Lausanne, incancellabile lo sconforto della ‘bandiera’ granata Dragan Mihajlovic), Türkyilmaz si era detto stupefatto dall’atteggiamento di “giocatori professionisti che giocano sulla loro carriera”, ribadendo che “gli allenatori non c’entrano niente”. Cinque allenatori in una stagione: Sandro Chieffo (1 punto nelle prime cinque uscite), Raineri, Cocimano (10 punti in sei partite), Maccoppi, Zanetti. Avevamo scritto: “La squadra è totalmente mancante di carattere e grinta”. Quella grinta con cui era scesa in campo l’anno prima con David Sesa (7 punti in cinque partite, debutto strepitoso in Challenge League – 1-0 al Losanna). “Niente male per una neopromossa partita con una rosa all’osso e con giocatori senza esperienza di ChL” (‘ecodellosport.ch’).
Tutti e cinque gli allenatori, a dipendenza dei risultati poi conseguiti, al loro arrivo erano ‘etichettati’ elegantemente: Chieffo ‘il mister che ha provocato un’ondata di entusiasmo’, Raineri ‘l’allenatore che sa tutto del calcio svizzero’, Maccoppi ‘un tecnico di straordinaria positività’. Dal canto suo Zanetti si era ripreso il soprannome da giocatore, ‘rombo di tuono’ (è diventato di recente il titolo di un film che omaggia il grande Gigi Riva). E per Cocimano era stato ‘coniato’ il termine ‘allenatore dei rimpianti’ (l’argentino, purtroppo, non era in possesso del diploma Uefa Pro). Nando, persona squisita, aveva fatto notare che “in Ticino chi parla spagnolo deve imparare l’italiano”. Messaggio, il suo, che non è evidentemente stato consegnato.
Secondo Pablo Bentancur il problema, oltre che negli allenatori, stava in una squadra in cui “c’erano troppi generali e pochi soldati” (dichiarazione rilasciata dal patron a ‘Fuorigioco’).
Un problema anche mentale?
Se ne è parlato, e discusso, a lungo. Matteo Tosetti, più amareggiato che deluso, aveva messo i puntini sulle ‘i’: “Si sono verificati errori a tutti i livelli. Non salire in Super League (stagione 22-23) con la possibilità di tre squadre promosse (delle quali due per ‘direttissima’) vuole dire avere buttato alle ortiche un’occasione irripetibile” (la squadra concluse il campionato al penultimo posto).
Con l’arrivo dello staff spagnolo si è ‘fischiato’ questo accattivante, quanto monotono, ritornello: “Siamo passati dalla notte al giorno, adesso vedono tutti come ci si allena e si gioca”. Tutti? Livio Bordoli, da tecnico esperto, aveva fornito questa giudiziosa valutazione: “Non possono bastare un paio o tre di settimane per fare simili discorsi…”.
Rosas (presentatosi senza patentino!), Benavente e Megias sono approdati al Comunale a ottobre 2023. ‘La Regione’ di mercoledì 4: “Rosas, dal blaugrana al granata dell’ACB: un’armonica combinazione fra Michael Laudrup e Lionel Messi. Il 43enne, una stella del calcio affievolitasi sempre di più, spera di rifarsi sulla panchina del Bellinzona la cui piazza è intenzionata a risalire la china e lasciare i bassifondi della classifica”.
È trascorso un anno, andiamo a rileggere l’inizio del ‘pezzo’…
(Mario Rosas, nella foto Putzu)