Pallavolo

Fabiana Mottis, l’Europeo spezzato e la riabilitazione: «Il peggio è passato»

La ventenne di Lostallo, libero del Neuchâtel e della Nazionale, si è rotta il tendine d'Achille durante la rassegna continentale della scorsa estate: «Oggi aiuto la mia squadra a bordo campo»
Fernando Lavezzo
11.11.2023 06:00

Il 19 agosto, nella terza partita degli Europei femminili di pallavolo contro la Romania, la rossocrociata Fabiana Mottis si è rotta il tendine d’Achille. Otto mesi di stop. Oggi la 20.enne di Lostallo ha ripreso a camminare. «Pian pianino», dice lei. Il suo club, il Neuchâtel, l’ha integrata nel coaching staff. Domenica sera sarà dunque a bordo campo al Palamondo di Cadempino (ore 18.00) per sfidare la sua ex squadra, il Volley Lugano.

Il peggio è passato

«La riabilitazione procede bene», racconta Fabiana, rientrata in Mesolcina già venerdì sera in vista della sfida di domenica a Cadempino. «Sono trascorsi quasi tre mesi dall’operazione. Nei primi due avevo un tutore al piede e potevo fare poco. In palestra allenavo solo braccia e spalle. Dopo otto settimane, ho potuto togliere il tutore. Ho iniziato ad allenare le gambe e questo rende il lavoro più variato, motivante e soddisfacente. Prima era monotono e non percepivo miglioramenti. Ora mi sembra di fare piccoli progressi ogni giorno. E mi diverto di più. Ho anche ripreso in mano la palla, palleggiando un po’ contro la parete». Lo spirito della grigionese è positivo: «Ho superato la fase peggiore. Con stampelle e tutore non ero autonoma, non ero neanche motivata a uscire di casa. Ora va molto meglio».

Un’esperienza incredibile

Come detto, il primo Europeo di Fabiana Mottis si è interrotto bruscamente: «Finché è durata, è stata l’esperienza più incredibile della mia vita. Disputare un Europeo, per la Nazionale svizzera, non è scontato. E il solo fatto di essere stata convocata era già fantastico. Prima di farmi male, sono inoltre riuscita a giocare la gara per me più importante, quella contro l’Italia a Monza, in un palazzetto pieno, davanti alla mia famiglia. Già durante gli inni mi sono venuti i brividi. Una sensazione indescrivibile. Ho anche capito quanto sia importante la pallavolo nella vicina penisola. Un altro mondo. L’infortunio contro la Romania ha rovinato tutto, avrei voluto godermi ogni istante fino all’ultimo e far parte della squadra che ha raggiunto una storica qualificazione agli ottavi di finale. Guardare le ragazze in televisione, non essere lì con loro a festeggiare, a godermi quel momento, mi ha tolto tanto».

Sentimenti contrastanti

Dopo essersi qualificate per gli ottavi, le rossocrociate hanno sventolato la maglia numero 16 di Fabiana: «Quando ho visto quelle immagini, mi sono messa a piangere. Il loro gesto mi ha fatto capire di essere circondata da ragazze eccezionali, che mi vogliono bene. Ero contentissima per la loro vittoria, ma allo stesso tempo ero triste pensando che non avrei più giocato a pallavolo per otto mesi. Provavo sensazioni contrastanti, forse un po’ egoistiche, ma inevitabili. È dura vedere la tua squadra andare avanti senza di te, ma bisogna continuare a sostenerla».

Un altro punto di vista

Allenatrice della Svizzera e del NUC, l’australiana Lauren Bertolacci non ha mai abbandonato Fabiana: «Quando sono tornata a Neuchâtel, ho discusso con lei per capire quale sarebbe stato il mio ruolo durante la stagione, visto che non avrei potuto giocare. Per Lauren era importante che io seguissi le partite e aiutassi la squadra dalla panchina. Mi ha così integrato nel suo staff: tengo le statistiche dei servizi avversari e valuto la qualità della nostra ricezione. Posso dare consigli al libero che mi sostituisce, Caroline Delley, che ha due anni in meno di me e poca esperienza. Il mio compito è sostenerla nel miglior modo possibile. È utile anche per me: posso imparare tanto osservando la partita dalla panchina. In tribuna, probabilmente, non avrei neanche avuto voglia di andarci. Troppo dura. In questo modo, invece, mi sento parte della squadra».

Un passo alla volta

Dopo aver terminato il liceo, Fabiana si era presa un anno sabbatico per concentrarsi sul volley. E ora? «Mi focalizzo sulla riabilitazione, senza fretta. Nei prossimi mesi cercherò un lavoretto che mi occupi un po’ di ore a settimana. In seguito vorrei studiare diritto a Berna. Ora, però, mi sembra tutto lontanissimo. Ho ancora tanti passi da compiere e non riesco a proiettarmi troppo nel futuro. Devo tornare a camminare bene, poi a correre, poi a saltare, poi a fare quei rapidi spostamenti laterali che il mio ruolo richiede. Oggi sono molto positiva. È il mio primo infortunio grave e non sapevo come avrei reagito. Dopo l’intervento, avevo l’ansia all’idea di tornare a Neuchâtel e rivedere la squadra. Temevo di stare male, invece è andata bene».

Domenica Fabiana rivedrà anche alcune ex compagne luganesi: «La squadra è cambiata, sono rimaste solo Mortati e Kantor. Sarà strano non poter giocare, ma comunque speciale».

In questo articolo: