Calcio

Falli, parolacce e insulti razzisti: l’arbitro sospende una partita degli allievi

Nella sfida di sabato tra Locarno e Giovani Calciatori Biaschesi il bersaglio della squadra ospite è stato il direttore di gara
© CdT/Archivio
Gianluca Pusterla
Gianluca Pusterla
11.09.2022 21:30

Spesso si parla dello sport come di una scuola anche di vita. In quest’ottica gli allievi che sabato allo stadio Lido di Locarno hanno inscenato uno spettacolo pessimo sono stati rimandati, senza se e senza ma. Rimandati, come da scelta arbitrale, con il fischietto della partita che non ne poteva più e ha – giustamente – spedito tutti sotto la doccia abbondantemente prima del 90’. Sia per gli insulti alla sua persona (deprecabili, da condannare e ingiustificabili) sia per le intemperanze e il clima ostile dentro e fuori. E pensare che in campo c’erano dei ragazzi giovanissimi, appena adolescenti, con la gara in questione che vedeva impegnati i padroni di casa del Locarno contro i GC Biaschesi, un incontro valido per la categoria allievi C livello 2 (12 e 13 anni).

La partita

La notizia è stata anticipata sabato dalla versione online de «LaRegione». I Biaschesi stavano controllando agevolmente l’incontro, sopra con il risultato di 5-1. Una partita tranquilla, penserete, e invece assolutamente no. Perché il Locarno dal canto suo aveva ricevuto due calci di rigore - entrambi falliti - che hanno scatenato le ire degli ospiti (e del pubblico). La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un fallaccio di un ragazzo del Biasca, dapprima sanzionato con il cartellino giallo. Apriti cielo: all’esterno del rettangolo verde e all’interno è successo di tutto. In un amen si è passati al rosso, e a detta dei presenti alcuni giocatori della squadra ospite avrebbero rivolto al direttore di gara degli insulti razzisti, legati al colore della sua pelle. L’arbitro è conosciuto nel mondo del calcio regionale per aver militato in diverse società e anche lui è molto giovane. Ma tornando ai fatti, non è stato l’unico momento di antisportività inspiegabile. Il presidente del Locarno conferma quanto scritto. «Non ero allo stadio – ci dice Mauro Cavalli – ma sono stato ovviamente informato dal responsabile della squadra. Sono volate parole brutte e il clima non era dei migliori. Sono invece contento del comportamento dei nostri ragazzi. Nel settore giovanile conta più l’aspetto educativo del risultato e il Locarno in questa storia non c’entra, noi eravamo spettatori di una situazione spiacevole e faccio i complimenti ai miei ragazzi».

Abbiamo provato ad avere un commento anche da parte dei dirigenti della squadra dei Giovani Calciatori Biaschesi, ma ci è stato risposto che la vicenda verrà commentata solo in un secondo momento. «Preferiamo attendere le parole dell’arbitro. Quando avremo la certezza e dopo la decisione della FTC, interverremo. Al momento crediamo non sia opportuno. Ovviamente chi ha sbagliato pagherà».

Bocche cucite, per ora

E allora torniamo agli insulti, falli e parole razziste che hanno portato alla sospensione della partita (che verosimilmente verrà vinta a tavolino dal Locarno). Una scelta giusta, con l’arbitro che si è detto costretto a farlo, oltre che per gli insulti, per tutelare la sua incolumità. Per il momento all’interno della Federazione ticinese di calcio le bocche restano cucite. La situazione verrà inevitabilmente analizzata – ci spiegano – ma non a caldo, verrà presa una posizione nella mattinata di domani. Da noi contattati il presidente Fulvio Biancardi e il responsabile arbitri Silvio Papa ci hanno detto che prima sarà importante leggere il rapporto dell’arbitro e poi verrà presa una posizione ufficiale. Insomma, tutto rinviato, ma la storia non può che infastidire i vertici che «stanno raccogliendo informazioni».

La speranza, tornando alla scuola di vita, è che la giornataccia di sabato possa aver insegnato qualcosa ai ragazzi. Vista la loro giovane età nulla è ancora perduto, più grave invece il discorso per gli adulti che da bordo campo hanno dato l’«esempio». Bravo l’arbitro a mettere il punto a una giornata assolutamente da dimenticare e da non ripetere. In campo come fuori, nella vita.