L'intervista

«Ho già perso due finali, questa vorrei davvero vincerla»

A colloquio con Steve Von Bergen, direttore sportivo dello Young Boys, in vista dell'ultimo atto di Coppa Svizzera contro il Lugano
© KEYSTONE/Peter Schneider
Flavio Viglezio
26.05.2023 22:44

La prova generale è andata al Lugano, ma come dice Steve Von Bergen «il 4 giugno sarà tutta un’altra storia». Con il direttore sportivo dello Young Boys ci tuffiamo nell’atmosfera della finale di Coppa Svizzera che tra una settimana opporrà la squadra bianconera ai gialloneri neo campioni nazionali.

Steve Von Bergen, la partita di giovedì ha detto qualcosa di importante nell’ottica della finale di Coppa del 4 giugno?
«In campionato giochiamo quattro volte contro le stesse squadre e quindi di sorprese non ce ne sono più. Il 4 giugno sarà qualcosa di speciale, una partita diversa da quella dell’altra sera, anche perché il contesto sarà totalmente differente. Il Lugano in campionato voleva i punti per agguantare il secondo posto, noi stiamo cercando di terminare la stagione nel migliore dei modi. Ma la sconfitta a Cornaredo non modifica il nostro approccio alla finale di Coppa Svizzera».

Lo Young Boys ha dominato il campionato. Nelle ultime settimane l’attenzione si è maggiormente spostata sugli impegni europei del Basilea: questo vi mette addosso più pressione in vista della finale?
«Non è mai scontato vincere il campionato: lo scorso anno, per esempio, siamo arrivati terzi. Da fuori le cose sembrano sempre più facili di quanto lo siano in realtà. È normale che il Basilea abbia avuto tutte queste attenzioni. Il suo cammino in Conference League è stato brillante. Noi però, lo ripeto, abbiamo fatto una grande stagione: abbiamo perso pochissime partite e il nostro atteggiamento è sempre stato propositivo».

Rispetto al campionato, cosa significa la Coppa Svizzera per lo Young Boys?
«Nella sua lunga storia lo Young Boys solo due volte è riuscito a centrare la doppietta campionato - Coppa. I nostri giocatori hanno insomma l’occasione di scrivere un’altra pagina importante della storia di questo club. E per chi scende in campo conquistare un trofeo, qualsiasi esso sia, rappresenta sempre qualcosa di speciale. Non voglio scegliere tra i due: abbiamo la fortuna di poter preparare questa sfida con il Lugano già da un po’ di tempo: toccherà a noi essere pronti tra una settimana».

Abbiamo l'occasione di scrivere un'altra pagina importante di questo club

Dopo aver festeggiato il successo in campionato lo Young Boys ha fisiologicamente accusato un piccolo calo di tensione. Riuscirete a ritrovare la massima concentrazione per la sfida con il Lugano?
«Effettivamente dopo aver vinto il campionato abbiamo vissuto una decina di giorni un po’ particolari: i giocatori erano stanchi, le emozioni sono state forti. Ed è normale. Ma siamo comunque riusciti a vincere delle partite e adesso, piano piano, stiamo ritrovando energia e concentrazione. L’obiettivo, è chiaro, è di essere nuovamente al cento percento il 4 giugno. Al termine dell’ultima partita di campionato solleveremo la Coppa destinata ai campioni svizzeri e questo sarà un altro momento forte della nostra stagione. In seguito ci prepareremo per arrivare al massimo per la sfida con i bianconeri, come abbiamo d’altra parte fatto tante volte in stagione. Lavoreremo con una grande attenzione».

Da giocatore Steve Von Bergen una finale di Coppa Svizzera l’ha persa, nel 2018 contro lo Zurigo…
«A dire il vero ne ho perse due: la prima volta ero molto giovane e vestivo la maglia del Neuchâtel Xamax. Vincere da giocatore regala emozioni uniche, ma un eventuale successo sarebbe fantastico per tutto lo Young Boys, e quindi – non lo nego – anche per me. Anche perché, l’ho ripetuto spesso, la sconfitta nella finale contro lo Zurigo rappresenta la mia delusione più grande nella storia che mi lega allo Young Boys. Avevamo vinto il campionato dopo 32 anni, ma in quella partita non eravamo stati in grado di ritrovare la giusta tensione agonistica. Ho imparato la lezione e cerco di portare questa mia esperienza al gruppo attuale».

Da direttore sportivo, come è visto oggi il Lugano nel resto della Svizzera e a Berna in particolare?
«Il club bianconero da un paio d’anni ha compiuto un vero e proprio salto di qualità. Lo scorso anno ha vinto la Coppa Svizzera, in questa stagione sta lottando per il secondo posto in campionato ed è riuscito a qualificarsi di nuovo per la finale di Coppa. Il Lugano oggi è una delle tre o quattro squadre in Svizzera che può sempre puntare all’Europa. È rispettato in tutta la Svizzera, non solo da noi dello Young Boys. Con il progetto del nuovo stadio si stanno allargando ulteriormente gli orizzonti e questo fa bene a tutto il calcio svizzero. E poi per me è sempre bello venire in Ticino (sorride, NdR)».

Dopo aver vinto il campionato abbiamo accusato un fisiologico calo mentale

Tornando alla finale, la domanda è scontata: per lo Young Boys sarà un vantaggio giocare in casa?
«Mah, anche giocando al Wankdorf il contesto è diverso rispetto ad un incontro di campionato. Di solito a Berna giochiamo davanti a 30'000 spettatori, tutti o quasi nostri tifosi. Il 4 giugno saremo in casa… senza essere davvero in casa: la metà dello stadio sarà occupata dai tifosi del Lugano. Ma non posso dire che questo non rappresenti comunque un piccolo vantaggio per noi: il Wankdorf resta il nostro stadio. D’altra parte non siamo noi a decidere dove si svolge la finale di Coppa Svizzera ed allora cercheremo di sfruttare questo piccolo atout. Non dimentichiamoci però che il Lugano a Berna ha spesso fatto bene».

Tutti aspettano con interesse la sfida tattica tra i due allenatori, Raphael Wicky da una parte e Mattia Croci-Torti dall’altra…
«Certo, ed è una sfida che in un certo senso è già iniziata giovedì sera. Ognuno cerca di capire quello che farà il suo avversario: è un giochino che fa parte del calcio. Croci-Torti dà tanta energia alla sua squadra ed è un tecnico che vive di emozioni: una finale di Coppa Svizzera lo galvanizzerà ancora di più. Si vede che è un grande motivatore e anche tatticamente è molto preparato: lo si è visto lo scorso anno contro il San Gallo».

In generale lo Young Boys, considerando tutti i successi di questi ultimi anni, è un club che può e deve avere ambizioni europee o il suo destino è quello, prima o poi, di vendere i suoi giovani di maggior talento?
«Abbiamo una filosofia molto chiara: all’inizio di ogni stagione il nostro obiettivo è di giocare in Europa. Dall’altra parte vogliamo dare la possibilità a giovani giocatori – come ad esempio Fabian Rieder – di preparare con noi il futuro della loro carriera. Ad un certo punto non possiamo più trattenerli: è un cammino, un processo e noi siamo solo un passaggio nella loro storia. Ma un passaggio importante. È già successo con elementi come Denis Zakaria o Djibril Sow: se arriva l’offerta interessante, è giusto che il giocatore faccia un passo in avanti. Il mio lavoro è trovare il prossimo Fabian Rieder, per esempio, e di scovare gli elementi giusti che ci permettano di raggiungere i nostri obiettivi».