Basket

«I miei quaranta giorni con la Spagna e l’eredità di Gubitosa»

Salvatore Cabibbo, nuovo allenatore della SAM, ci parla della sua esperienza pre-olimpica nello staff di Sergio Scariolo e della nuova sfida sulla panchina massagnese
© Keystone/Pablo Gianinazzi
Fernando Lavezzo
22.07.2024 22:00

Domani la nazionale spagnola di basket affronterà Porto Rico nella sua ultima amichevole prima delle Olimpiadi parigine. Si concluderà così l’esperienza di Salvatore Cabibbo a supporto dello staff tecnico iberico. Dopo un po’ di vacanza nella sua Sicilia, il 47.enne si concentrerà sulla SAM Massagno, di cui è diventato il nuovo coach.

Totò, da metà giugno hai lavorato con la Spagna di Sergio Scariolo, vivendo dall’interno il torneo di qualificazione olimpica a Valencia. Come è andata?

«È stata una bella esperienza, interessante, formativa e gratificante. Ho potuto osservare da vicino come si lavora ad altissimo livello e rendermi conto di come una realtà così importante utilizzi le risorse umane a disposizione. Io e un altro collega siamo stati di supporto allo staff tecnico, sgravandolo da alcuni compiti. Durante il riscaldamento e alla fine degli allenamenti, eravamo in campo con i giocatori, passando loro la palla. Poi venivamo coinvolto in alcuni esercizi di attacco e difesa. È un ruolo utile, molto comune anche in NBA. Inoltre, ho avuto la fortuna di partecipare alle riunioni pre e post allenamento e alle sessioni video. Ho acquisito nuove conoscenze, nuovi metodi di lavoro».

Il tutto a contatto con alcune leggende del basket europeo come Rudy Fernandez e Sergio Llull. Non è più la «Roja» di 10 anni fa, ma resta una signora squadra.

«È vero. Non è la Spagna dei fratelli Gasol, di Navarro, di Rubio, ma il livello è sempre alto. Vedere il processo di preparazione dal primo giorno è stato impressionante. Curiosamente, mi sono accorto che certe problematiche sono le stesse con cui ci confrontiamo nel campionato svizzero, perché alla base il gioco è uguale. È stato altrettanto interessante vedere la velocità con cui queste problematiche vengono risolte».

Su Instagram hai condiviso una foto che ti ritrae a cena insieme a coach Scariolo. Che rapporto hai instaurato con lui?

«Non potrei essere più contento. Sergio mi ha fatto sentire a mio agio dal primo giorno. È una persona disponibile, umile, alla mano. Ha risposto con piacere alle mie domande».

Speravi di andare a Parigi?

«Mi hanno detto che se avessi voluto andare ai Giochi avrei potuto farlo, ma senza poter alloggiare al villaggio con loro. Sarebbe stato un po’ troppo complicato e in fondo, come prima esperienza, questi 40 giorni sono stati più che sufficienti. Mercoledì raggiungerò mia moglie e i miei figli in Sicilia. Seguirò le Olimpiadi, augurandomi che la Spagna possa andare il più lontano possibile. È una squadra abituata ai grandi tornei e sarei felicissimo di vederla in finale, ma USA, Serbia, Canada e Grecia sono molto forti».

A metà agosto inizierà la preparazione della SAM Massagno. La tua nomina a successore di Robbi Gubitosa, di cui eri il vice, è stata ufficializzata solo il 17 luglio, giorno del tuo compleanno, ma immaginiamo che per te fosse già tutto chiaro da tempo.

«Nel momento in cui Robbi ha deciso di lasciare la panchina, ci siamo accordati sul fatto che sarei stato il suo erede. Fare il capo allenatore era il mio obiettivo e a Gubitosa piaceva l’idea che fossi io a portare avanti il progetto della società. Poi, nei panni di nuovo direttore generale, Robbi si è giustamente preso il tempo necessario per riorganizzare l’assetto prima di ufficializzare la mia nomina».

La continuità è garantita anche dai tuoi due assistenti, Matteo Caccia e Uros Slokar, nonché da uno zoccolo duro di giocatori svizzeri composto da Marko e Dusan Mladjan, Martino, Solcà e Koludrovic. Alcuni giovani rimpiazzeranno Tutonda e Steinmann, rimasti spesso ai margini. La vera rivoluzione è stata quindi fatta a livello di stranieri. Come è nata questa nuova SAM?

«Da un’idea comune, mia e di Robbi: a fine stagione ci siamo confrontati e ci siamo detti che sarebbe stato meglio partire con un nuovo pacchetto di giocatori americani. Ci sembrava interessante e stimolante inserire delle nuove persone in un contesto già rodato. Sono contento della rosa. Arkim Robertson e Markel Humphrey conoscono benissimo il nostro campionato e hanno entrambi già lavorato con me a Lugano nel 2021-22. Elijah Morgan è un rookie fresco di college e risponde al desiderio – dopo l’addio di Isaiah Williams – di avere un play-guardia straniero. C’è poi la volontà di tornare a far crescere i ragazzi di casa nostra, rinunciando appunto a due svizzeri esperti come Tutonda e Steinmann. Mi piace molto lavorare con i giovani».

Arriverà un quarto straniero?

«Vedremo. La squadra è già abbastanza lunga. Quello che ci siamo detti, io e Robbi, è di iniziare così e di valutare più in là, in dicembre-gennaio, se sarà necessaria un’aggiunta».

Robertson è un po’ solo sotto canestro. Giocherà 40’ a partita?

«No, l’idea non è quella, anche pensando alla gestione dei falli. Sono convinto che abbiamo già delle valide alternative. Lo stesso Humphrey, ad esempio, può ricoprire tre posizioni: 3,4 e 5. Marko Mladjan può giocare 5-10 minuti da centro, senza problemi. E poi ci aiuteranno Tanackovic e Karabasic».

Quanto mancherà Isaiah Williams, passato al Ginevra?

«È presto per dirlo. Mancheranno alcune sottigliezze di un personaggio bello e positivo come Ockee, ma quello che ci dava lui in termini di leadership, ora può darcelo Humphrey».

In questo articolo: