Pallavolo

«Il Boca, il Lugano e le mie lotte oltre lo sport»

Incontro con Maria Luz Cosulich Martinez, palleggiatrice argentina delle rosanero, in vista della semifinale di Coppa Svizzera in programma domenica contro il Ginevra
Fernando Lavezzo
09.02.2024 06:00

Sudamerica, Canada, Caraibi, Mediterraneo, Europa dell’Est, Europa del Nord, Italia. Con il Volley Lugano si fa il giro di mezzo mondo. In vista della semifinale di Coppa Svizzera contro il Ginevra, in programma domenica alle 18.00 alla palestra Nosedo di Massagno (il Palamondo di Cadempino è indisponibile a causa del carnevale), abbiamo incontrato la palleggiatrice argentina Maria Luz Cosulich Martinez, detta «Luli».

La scelta giusta

«Luli» ci accoglie nell’appartamento che condivide con alcune compagne di squadra. Il panorama abbraccia tutta la città, dal San Salvatore al monte Boglia. «Non possiamo proprio lamentarci». Davanti a casa c’è l’ospedale Civico. Un bella coincidenza per la 28.enne di La Plata, laureatasi in medicina un paio di anni fa: «In questo periodo ho deciso di concentrarmi solo sulla pallavolo, ma in futuro, quando smetterò di giocare, inizierò una specializzazione nel mio Paese, probabilmente in pediatria». Mentre si racconta, Cosulich sorseggia una tazza di mate, inseparabile compagna per i momenti di relax. «Nel tempo libero suono anche la chitarra, ma l’ho lasciata in Argentina e adesso un po’ me ne pento. Ho pensato di comprarne una qui, ma ormai non manca molto al termine della stagione».

Questa, per «Luli», è la prima esperienza all’estero: «Sono felice, ho fatto la scelta giusta. Lugano mi piace e il campionato svizzero è molto competitivo. Il mio ragazzo allena una squadra di volley vicino a Milano, dunque possiamo vederci facilmente. Venire qui è stata la soluzione perfetta». Anche il tempismo era quello giusto: «Negli ultimi due anni ho vinto due titoli nazionali con il Boca Juniors. È stato il modo migliore per congedarmi e cercare una nuova sfida». Due trofei vinti, sì. Ma anche uno perso, in finale, contro il Gimnasia y Esgrima di La Plata, la squadra all’epoca allenata proprio dal fidanzato Martin: «Quella notte ho dormito dai miei», dice «Luli» ridendo.

Non solo «futbol»

Il Boca Juniors è un club leggendario, simbolo di un Paese che vive per il calcio. Ma la società «azul y amarillo» è molto di più: una polisportiva in cui trova spazio anche la pallavolo femminile. «Ovviamente in Argentina nessuno sport compete con la popolarità del ‘‘futbol’’, ma il volley femminile è cresciuto parecchio negli ultimi anni. Il Boca è un mondo a sé, averne fatto parte è stata un’esperienza fantastica. È un’istituzione con un ruolo sociale molto importante. Ammetto che nel calcio non ho mai tifato per loro, bensì per l’Estudiantes, la squadra della mia città. Ma indossare la maglia gialloblù è stato un privilegio. La nostra arena era vicinissima alla mitica Bombonera, lo stadio del calcio. Avevamo a disposizione tutte le infrastrutture e i servizi dei calciatori: sala pesi, piscina, mensa, staff medico, fisioterapia. Tutto estremamente professionale. Incontrare i campioni del calcio era quasi impossibile, quando si muovono loro si muove la polizia, ma dopo il nostro secondo titolo nazionale siamo state invitate a cena da Juan Roman Riquelme, ex centrocampista e oggi presidente del Boca. Conservo gelosamente un selfie».

Le lezioni di Julio Velasco

La Plata, situata 60 km a sud-est di Buenos Aires, ha dato i natali anche a un mito della pallavolo mondiale: Julio Velasco, oggi allenatore dell’Italia femminile, in passato campione del mondo alla guida della nazionale azzurra maschile. «Ho avuto la fortuna di incontrarlo», racconta la palleggiatrice del Lugano. «Nei primi anni della carriera, Velasco ha allenato il club in cui io ho iniziato a giocare, l’Universitario de La Plata. È rimasto legato alle radici ed è spesso tornato per tenere dei corsi o dei discorsi motivazionali. Ho imparato qualcosa ogni volta che l’ho sentito parlare di volley o di leadership».

La maglia albiceleste

È sempre nell’amata La Plata che Cosulich ha festeggiato il trionfo «mundial» dell’Argentina e di Leo Messi in Qatar, il 19 dicembre 2022. «Una giornata pazza, che ho condiviso con mio papà, mio fratello, il mio compagno e tanti amici. Questo è il calcio: anche in un momento difficile per il nostro Paese, eravamo tutti in strada a festeggiare per lo stesso motivo. Per l’occasione ho indossato la maglia della Seleccion. La mia. Quella di volley».

Sì, Maria Luz Cosulich Martinez non è soltanto la palleggiatrice del Volley Lugano, ma anche della nazionale «albiceleste». In autunno, infatti, «Luli» aveva saltato alcune partite di campionato per partecipare ai Giochi panamericani, arrivando fino alla semifinale. «Giocare per l’Argentina è un privilegio, ma anche una grande responsabilità. Ogni volta che indosso quella maglietta, cerco di godermi il momento, senza però dimenticarmi che sto rappresentando il mio Paese. Non è una cosa da poco».

Impegno politico

Sul braccio destro, «Luli» si è tatuata il volto del musicista argentino Charly Garcia. Sulla schiena, si è invece fatta disegnare l’intera America latina, dal Messico fino alla Terra del Fuoco. «L’idea di questo tatuaggio mi è venuta dopo aver visto I diari della motocicletta, il film ispirato ai viaggi giovanili di Ernesto ‘‘Che’’ Guevara. Il protagonista afferma che l’America latina dovrebbe essere un solo grande Paese, unito dalla stessa cultura e dalla difesa degli stessi valori».

Cosulich non ha paura di prendere posizione. Alle elezioni presidenziali di novembre, insieme a un centinaio di sportivi argentini, ha appoggiato pubblicamente Sergio Massa nel ballottaggio contro il vincitore Javier Milei. «Massa non era il mio candidato preferito, ma al ballottaggio, in un momento storico così importante per il mio Paese, mi è sembrato giusto e doveroso fare una scelta e renderla pubblica. Tanta gente ritiene che gli atleti siano scollegati dalla realtà e che pensino solo a giocare. In molti casi l’accusa è fondata, ma in molti altri no. Personalmente, credo che sia importante sfruttare la nostra posizione per provare a smuovere le cose, schierandosi senza vergogna. Non ve lo devo spiegare io: lo sport è anche politica. Basti pensare alle rappresentative nazionali. Il fatto che non veniamo interpellati in maniera diretta su certi temi, non significa che dobbiamo restare in silenzio».

L’impegno a tutto campo di Maria Luz l’ha spesso portata a battersi anche in favore dello sport femminile: «In Argentina è sorto un movimento che intende incoraggiare il vero professionismo nello sport femminile. Vivere di pallavolo nel mio Paese, per una donna, non è ancora possibile. E i soldi non sono l’unico problema, siamo indietro su tante altre cose. Eppure, a vedere le nostre finali di campionato, c’erano oltre tremila persone».

A un passo dalla finale

Il Volley Lugano, attualmente quinto in LNA, è a un solo passo dalla sua seconda finale consecutiva in Coppa Svizzera: «Siamo pronte. Domenica dovremo dare il massimo, il Ginevra è dietro di noi in campionato (sesto, ndr.), ma è un avversario forte. Non possiamo sottovalutarlo, servirà la nostra pallavolo migliore. Tornare a giocare la finale di Coppa era uno degli obiettivi del club, sappiamo quanto sia importante questa competizione. Giocheremo la semifinale a Massagno, in un campo che non conosciamo bene, ma sul quale ci stiamo allenando già da qualche giorno. Va bene così, sappiamo adattarci».

Ormai da diverse partite, «Luli» Cosulich si è guadagnata il posto di palleggiatrice titolare. Ad inizio stagione, invece, giocava più spesso la giovane canadese Averie Allard: «Il nostro rapporto non ha mai risentito di queste dinamiche, andiamo molto d’accordo e nessuna di noi due si sente la numero uno nel ruolo. Entrambe possiamo giocare. È uno dei nostri punti di forza».

Il mondo in uno spogliatoio

Nel contesto multiculturale delle rosanero, Cosulich dice di trovarsi a meraviglia: «È un grande valore aggiunto. Oltre a me, ci sono una brasiliana, una dominicana, una canadese, una bulgara, un’olandese, un’ucraina, diverse italiane e ovviamente le svizzere, senza dimenticare l’allenatore Apostolos e il suo vice che vengono entrambi dalla Grecia. Conoscere persone di tutto il mondo ti apre la mente. La somma di queste esperienze ci rende migliori. In settembre eravamo tutte nuove, non ci conoscevamo. Ma quando trascorri ogni giorno insieme, in palestra, a casa e nel tempo libero, ti avvicini molto. Quando lascerò Lugano, mi resteranno tante belle amicizie».

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