Il grande ritorno di Shaqiri nel solco dell'operazione Steffen
Non capita tutti i giorni, in Svizzera, di assistere ad accoglienze popolari come quella riservata a Xherdan Shaqiri. Anzi, a dirla tutti non ne abbiamo memoria in tempi recenti. Il Basilea, in tal senso, ha messo a segno un colpo clamoroso. In termini emozionali, d’immagine e - certo - sportivi. Bravi. L’aria, attorno al St. Jakob Park, è elettrica. Tutto, all’improvviso, sembra possibile. Sì, anche perdonare la mediocrità calcistica della scorsa stagione. Per chi osserva a distanza di sicurezza, invece, l’operazione «XS» suscita riflessioni più ampie sulle dinamiche che regolano il mercato in Super League. Non solo: invita altresì a individuare possibili parallelismi.
Due rientri differenti
Per dire: il come-back di Shaqiri nel massimo campionato elvetico ci ha ricordato l’acquisto di Renato Steffen da parte del Lugano, oramai due estati fa. Ma davvero i due trasferimenti posso essere messi sullo stesso piano? Il direttore sportivo bianconero Carlos Da Silva non ne è pienamente convinto: «A mio avviso si tratta di casi differenti. È vero, entrambi possono contare su un palmarès e un curriculum internazionale importanti. Nel caso di Xherdan, però, parliamo di un vero e proprio ritorno a casa. La sua è stata anche una scelta di cuore, dettata da ragioni familiari. Dopo tanto girovagare, il giocatore ha voluto riabbracciare la regione dove è cresciuto e dove la personale carriera è stata lanciata. Shaqiri, per certi versi, ha deciso che era giusto ridarle qualcosa indietro». E Steffen? «Renato - precisa Da Silva - ha sposato il progetto di un club in espansione, legato a doppio filo con la realtà di Chicago. Non da ultimo, Steffen puntava a essere convocato ai Mondiali in Qatar».
Le mani di David Degen
Shaqiri, al contrario, ha accettato la proposta della società renana poche settimane dopo aver annunciato l’addio alla Nazionale. La sua nuova maglia numero 10 sta già andando a ruba. «Al di là dell’entusiasmo comprensibile della piazza, non credo tuttavia che Xherdan si aspettasse una simile folla all’esterno del St. Jakob. Per lui dev’essere stato toccante, mentre da osservatore esterno spero che una simile passione possa invadere anche i tifosi del Lugano in futuro». Chi, di certo, si sta fregando le mani sono i vertici della Swiss Football League. «Per la visibilità e la commercializzazione della Super League si tratta di un colpo incredibile» sottolinea Da Silva. «Il prodotto era già buono, ma ora lo sarà ancora di più». A uscirne rinforzata, suggerivamo, è pure l’immagine del Basilea e, di riflesso, la posizione del presidente David Degen e del direttore sportivo Daniel Stucki. Tutto molto bello. Viene comunque da chiedersi che fine abbiano fatto le dichiarazioni rilasciate dal patron renano solo sei mesi fa. Ricordate? «Se mi avessero sottoposto il contratto di Steffen, mi sarei tagliato le mani piuttosto di firmarlo» aveva affermato Degen alludendo al colpaccio firmato dal Lugano.
L’effetto leva
Negli ultimi anni, e gli va riconosciuto, il numero uno del Basilea è ad ogni modo riuscito a infilare una plusvalenza dietro l’altra. E le cessioni di Cabral, Calafiori, Amdouni, Diouf e Veiga - giusto per citare i casi più rilevanti - non hanno permesso di appianare solo i debiti del club. Lo stipendio milionario garantito a Shaqiri si spiega anche così. E, come tiene a evidenziare Da Silva, può essere persino considerato un investimento. «Credo che il caso Steffen abbia influenzato positivamente il Basilea. In molti si chiedevano se potesse funzionare, se non c’era il rischio di aver puntato su un giocatore appagato. Il Lugano, invece, ha dimostrato che non è per forza sbagliato fare uno sforzo economico per assicurarsi un profilo del genere. Con le loro qualità, sia Renato, sia Shaqiri possono alzare il livello dell’intera rosa. E dunque pure dei compagni più giovani, grazie ai quali è per l’appunto possibile fare delle plusvalenze». L’ex fantasista dei Chicago Fire ha sottoscritto un contratto valido sino a giugno del 2027. Quello di Steffen scade per contro a fine stagione. «A che punto siamo? Di questo e altri possibili rinnovi inizieremo a discutere una volta chiuso il mercato estivo» taglia corto Da Silva.