Rugby

«Il Mondiale è stato un volano per far riscoprire il nostro sport»

L'allenatore del Rugby Lugano Alessandro Borghetti commenta i primi due successi della stagione contro l'Avusy e il Losanna - Il 19 novembre i bianconeri ospiteranno a Muzzano lo Zurigo, capolista della LNA
Il coach dei bianconeri Alessandro Borghetti deve spesso fare i conti con un organico ridotto. ©CdT/Gabriele Putzu
Raffaele Soldati
02.11.2023 06:00

Dopo quattro sconfitte consecutive, il Rugby Lugano si è sbloccato. L’avventura in LNA dei bianconeri comincia ad assumere un nuovo valore. E il primo a rendersene conto, anche se non tutto procede come auspicherebbe, è l’allenatore Alessandro Borghetti. Lo abbiamo intervistato.

Quali sensazioni sta vivendo dopo i successi conquistati contro l’Avusy e il Losanna?

«Sul piano dei risultati posso solo manifestare soddisfazione. La vittoria contro l’Avusy (28-16) è arrivata nel momento giusto, anche se inizialmente avevo sottolineato il rammarico per non essere riusciti a segnare più punti. Mi piace guardare indietro e pensare alle curiose coincidenze: la prima volta che il Lugano nella sua storia vinse una partita in LNA – questo accadde diversi anni fa – fu proprio contro l’Avusy. Quel successo culminò poi con l’accesso ai playoff per lo scudetto. Corsi e ricorsi storici. O, forse, solo casualità? Poco importa. La partita contro l’Avusy non è stata facile, anche perché gli avversari, secondo il loro costume, hanno praticato un gioco rude, fatto di provocazioni con colpi lontani dallo spirito del rugby. L’abbiamo spuntata, ma era importante ripetersi. E infatti è arrivato il secondo successo stagionale contro lo Stade Losanna (20-15)».

Quali impressioni ha ricavato dalla trasferta in terra romanda?

«Siamo tornati a casa vincitori, questo è il dato importante. Dopo un avvio di campionato difficile, sembra che la mia squadra abbia trovato una sua dimensione nel difficile passaggio alla lega superiore. E qui bisognerebbe aprire un capitolo che riguarda il nuovo regolamento. Per giocare in LNA c’è l’obbligo di avere una seconda squadra. Il numero di giocatori che mettiamo nel secondo team influisce sul rendimento degli uomini in forza alla prima squadra. Reggere lo sforzo, soprattutto con trasferte per noi lunghe e logoranti, alla lunga diventa difficile. Se poi aggiungo il problema delle assenze, tutto diventa ancora più difficile. Per questo faccio i complimenti a chi è sceso in campo mettendo il giusto spirito per arrivare alla seconda vittoria. Un successo che, naturalmente, fa un gran bene al morale».

A parte il numero dei giocatori, cosa manca ai bianconeri per fare un ulteriore salto di qualità?

«Per quanto riguarda l’aspetto tecnico non abbiamo nulla da invidiare alle compagini più profilate di questo campionato. A livello fisico, siamo un po’ sotto la media. Quello che davvero ci manca, almeno per il momento, è la forza mentale per la categoria superiore. Ed è proprio qui che spesso si fa la differenza. Ma intanto posso dire che il successo contro l’Avusy ci ha dato la linfa e quello contro il Losanna ha contribuito a temprarci. Ora, complice anche un impegno della Nazionale, abbiamo davanti a noi un paio di settimane per ricaricarci. Torneremo in campo il 19 novembre, a Muzzano, contro lo Zurigo capolista. Questo sarà un bel test per noi e per provare a rafforzare ulteriormente la sicurezza in noi stessi. Intanto mi auguro di poter recuperare diversi giocatori e il fatto di giocare in casa è sicuramente un bel vantaggio. Dovremo preparare bene questa partita. Per arrivare un po’ più in alto dobbiamo lavorare nella profondità dell’organico, tenendo però sempre in mente il fatto che la filosofia del club è quella di lavorare con giocatori non professionisti».

Si è da poco concluso il Mondiale di Rugby in Francia. Sappiamo che l’ha seguito molto da vicino ...

«È vero, ho colto l’occasione per seguire diverse partite dal vivo. A Nizza, a Berdeaux e anche a Parigi. La Francia ha organizzato un bellissimo evento: stadi pieni, un pubblico appassionato e spesso partite di ottimo livello. L’eliminazione dei francesi, per me la squadra più brillante, è stato un vero peccato. Alla fine ho tifato per gli “All Blacks”, che però nella finalissima hanno dovuto arrendersi al Sudafrica, vittorioso per la quarta volta nella storia. Onore a loro, anche se praticano un gioco difensivo fino all’eccesso che a me non piace. Gli Springboks distruggono il rugby, non sono la migliore pubblicità per il nostro sport. Ciò non toglie che il Mondiale è stato un fantastico volano per avvicinare il grande pubblico al rugby. E, chissà, forse anche per reclutare giovani appassionati, che sono i giocatori del futuro».

Il Mondiale è durato quasi due mesi. Non è forse stato un po’ troppo lungo?

«Questo è un aspetto sul quale si può discutere. Si possono sicuramente trovare degli accorgimenti per renderlo ancora più attraente».