Calcio

Il rinnovo pluriennale di Yakin, l'addio improvviso di Shaqiri

Dopo 14 anni «Shaq» ha deciso di smettere il suo percorso con la maglia della Nazionale, in molti sono rimasti colpiti dal suo annuncio - L'ASF, successivamente, ha comunicato l'accordo con Yakin: resterà per i prossimi 2+2 anni, a dipendenza dalla qualificazione per i Mondiali
©Keystone/Peter Klaunzer
Alex Isenburg
15.07.2024 23:00

Doveva essere la giornata di Murat Yakin e Giorgio Contini, quella in cui i rinnovi – già annunciati – dello staff tecnico venivano illustrati con maggior chiarezza. Precisazioni, queste, che in effetti ci sono state, ma la conferenza stampa indetta dall’ASF non è stata la notizia all’ordine del giorno. O meglio, lo è stata solo parzialmente, poiché è stata anticipata da un’altra novità di un peso forse ancor maggiore. Non è stato un terremoto, per carità, ma l’epicentro dell’indubbio scossone è stato rappresentato da Xherdan Shaqiri. Il quarto miglior marcatore della Nazionale rossocrociata ha deciso di annunciare il suo addio dal calcio internazionale e lo ho fatto con un tempismo quantomeno scomodo. Non a caso, il presidente centrale dell’ASF Dominique Blanc ha condotto un preambolo - che lui stesso ha definito «una premessa imprevista» – le cui parole d’esordio sono state dedicate all’addio del basilese.

Una sorpresa per tutti

L’annuncio di Shaqiri – giunto poco più di un’ora prima dell’inizio dell’incontro virtuale con i media – ha sostanzialmente cambiato le carte in tavola e, vien da dire, non potrebbe essere altrimenti. L’impatto che ha avuto sulla Nazionale rossocrociata, d’altra parte, è stato di quelli notevoli. Certo, gli accordi raggiunti con lo staff tecnico sono comunque rimasti un tema di discussione importante, ma è innegabile che il focus sia stato ricalibrato su «XS». Più volte, inevitabilmente, anche Murat Yakin è stato sollecitato sulla questione e le parole sulla suddetta vicenda sono sembrate abbastanza chiare: «Personalmente non conosco i dettagli che lo hanno spinto verso questa scelta, è una sua decisione che dobbiamo rispettare». In termini di comunicazione, insomma, qualcosa sembra non essere andato nel migliore dei modi, tanto che lo stesso tecnico è stato informato - a detta sua e su precisa domanda - alle 14:30. In prossimità, dunque, di una conferenza stampa che era stata fissata da ormai tre giorni.

Che si tratti di un gesto intenzionale o meno, ovviamente, non ci è dato a sapere. Ciò che più conta, invece, è che Shaqiri ha deciso di farsi da parte, in maniera definitiva. Sì, perché il suo spazio – poco, a dire il vero – lo aveva ricevuto anche nella recente rassegna continentale. Sono stati 71, per la precisione, i minuti avuti a disposizione contro Scozia e Inghilterra. «Shaqiri sapeva esattamente quale era il suo ruolo – ha affermato Yakin a proposito del suo impiego all’Europeo – e dipendeva anche dal fatto che in America si gioca a un ritmo decisamente più basso rispetto a quello europeo». Tutti coloro che hanno preso parola, va specificato, hanno ringraziato più volte il contributo che ha saputo garantire negli anni, così come è stato sottolineato il comportamento impeccabile tenuto in Germania. «È stato un esempio per tutti – ha affermato Pierluigi Tami, direttore delle squadre nazionali – e anche dal punto di visto umano ha sempre dimostrato una grande professionalità».

«Continuità, non routine»

La sorpresa legata all’addio di Shaqiri non ha comunque oscurato quello che era considerato il tema forte di giornata, l’ASF d’altra parte - in seguito al comunicato di venerdì – doveva far luce sugli accordi siglati con il duo Yakin-Contini. Il loro prolungamento, si è detto, era la priorità da svariati mesi ed è derivato dalla ricerca di «Continuità – ha precisato Blanc - che non è da confondere con routine. Si sono meritati questi rinnovi, che sono orientati verso il futuro, siamo convinti di avere una coppia altamente competente che ha tutta la nostra fiducia». Dal punto di vista economico, poi, sembra che tutto sia andato per il verso giusto. «Non parliamo di cifre, ma posso dire che siamo rimasti nei limiti prestabiliti e le discussioni che abbiamo avuto sono state oneste e corrette».

È stato, in seguito, Tami a specificare la natura degli accordi, che prevedono una permanenza di, eventuali, 4 anni per Yakin e di 2 per Contini. «Con Murat – ha spiegato il ticinese – abbiamo deciso di optare per un contratto di tipo 2+2 e chiaramente l’obiettivo principale è la qualificazione ai Mondiali. Se dovessimo qualificarci, il secondo biennio scatterebbe in maniera automatica. Nel caso in cui, invece, dovessimo mancare l’appuntamento iridato, lui andrebbe in scadenza e ci troveremmo nuovamente a discutere assieme per capire se continuare o meno questo percorso». La soddisfazione per l’accordo trovato con il tecnico basilese, comunque, è stata palpabile. «Ho sempre affermato che Yakin rappresentava il piano A per noi e quando ci siamo incontrati anch’egli ci ha detto che la Nazionale era la sua priorità. Ci troviamo bene con lui e questo è il cammino sul quale vogliamo proseguire, rappresenta anche la giusta direzione per fidelizzare i nostri tifosi, quello che ci hanno mostrato all’Europeo non l’avevo mai visto prima».

Unità di intenti

Non sono mancati, poi, gli inevitabili ringraziamenti di Murat Yakin, rivolti a tutti coloro che gli hanno rinnovato la fiducia e hanno nuovamente creduto in lui. «Sono molto fiero e felice di poter continuare a guidare la Nazionale. Per me era importante mantenere questa continuità, perché nei 3 anni passati assieme abbiamo raggiunto quasi tutti gli obiettivi che mi erano stati assegnati. È stato un bel periodo e di successo, sono convinto che con questo staff potremo continuare così».

A più riprese, inoltre, si è evidenziata anche l’importanza che ha ricoperto nello staff tecnico Giorgio Contini, una vera e propria spalla per Yakin. Il suo apporto, definito complementare, ha reso la collaborazione tra i due estremamente efficace. «Ringrazio Murat perché è grazie a lui che ho ricevuto questa possibilità – ha detto il diretto interessato – e non vediamo l’ora di affrontare insieme le prossime sfide. Vogliamo assolutamente qualificarci per i prossimi Mondiali, a quello che succederà dopo non ci penso ancora». Fra due anni, dunque, il suo futuro sarà nuovamente in discussione, ma per ora allenare un club non rientra nei suoi piani. «Ho preso questa decisione con raziocinio, per me era chiara la volontà di continuare con questo ruolo, non è solamente una questione calcistica, ma soprattutto umana. Il rapporto che abbiamo instaurato trascende l’aspetto professionale, abbiamo una sintonia tale per cui mi sveglio ben volentieri alla mattina, ridiamo spesso assieme e analizzare le partite con lui è un piacere».