Il secondo sedile della Red Bull continua a rimanere maledetto

Anche i sogni più belli, ogni tanto, si possono trasformare negli incubi peggiori. Tanto più, in un mondo spietato come quello della Formula Uno. Sono bastate due sole gare per riproporre uno scenario visto e rivisto nel recente passato, questa volta lo sfortunato protagonista è Liam Lawson. Il destino del neozelandese - che tanto bramava il secondo sedile della Red Bull – sembrava essere appeso a un filo. Ebbene, il suo declassamento si è concretizzato in favore della promozione di Yuki Tsunoda. Il nome del neozelandese è l’ennesimo di una lunga lista, dei bocciati, che riguarda in modo particolare il pianeta Red Bull e la sua particolare gestione dei piloti.
«La Racing Bulls è più facile»
Compresa la sprint race di Shanghai, Lawson ha ottenuto dei risultati innegabilmente insoddisfacenti: in qualifica si è classificato 18° e due volte 20°, mentre in gara ha collezionato un ritiro e due risultati deludenti, come il 14° e il 12° posto. Va anche detto, a sua parziale discolpa, che l’esperienza acquisita nella massima categoria è stata minima, poiché gli «stage» - maturati con Alpha Tauri, nel 2023, e Racing Bulls, l’anno scorso - sono stati assai limitati. Inoltre, il progetto Red Bull dell’attuale stagione, la RB21, non sembra essere vincente quanto lo sono stati quelli degli ultimi trionfanti campionati. La testimonianza degli scorsi giorni dello stesso Verstappen, in questo senso, è preziosa. «Penso che la nostra vettura sia solamente la quarta forza della griglia - ha affermato il campione del mondo - è estremamente complicata da guidare e credo davvero che in questo momento Lawson sarebbe più veloce su una Racing Bulls. È un’auto più facile della nostra». Ecco, ora, ne avremo la prova perché il 23.enne è destinato a fare ritorno nel farm team di Faenza.
La minaccia maggiore, lo si sapeva, arrivava dall’interno. Già, perché proprio con la VCARB02 si era sin qui messo in luce Yuki Tsunoda. Il giapponese - che era stato il rivale più accreditato di Lawson per rimpiazzare Pérez già all’inizio quest’anno - prenderà il suo posto a partire dal prossimo Gran Premio, quello di Suzuka, che si terrà tra il 4 e il 6 aprile. Negli scorsi giorni, e in vista dell’imminente appuntamento a casa sua, il nipponico si era naturalmente esposto favorevolmente a questa evenienza. «Sarei pronto al 100% - aveva affermato - la Red Bull è più veloce». Seppur i risultati in gara – è giunto 12° a Melbourne e 16° a Shanghai - non siano stati brillanti quanto il 6° posto nella sprint race tenutasi in Cina, la sua stagione è partita con il piede giusto. Il confronto diretto tra i due rivali, comunque, sorride al giapponese soprattutto per ciò che concerne i tempi in qualifica. Sul giro secco, infatti, Tsunoda prevale sul Lawson dal lontano appuntamento di Singapore nel 2023.
Il tempo che non c'è
La pressione nei confronti di Lawson, cospicua e presente sin dalle primissime battute, è aumentata a dismisura in seguito a delle controprestazioni troppo evidenti per passare inosservate e lui, in primis, ne era parso consapevole. «Avrei bisogno di più tempo, ma purtroppo non ce n’è».
Patto con il diavolo
Per Tsunoda, insomma, si materializza finalmente una possibilità che inseguiva da parecchio tempo. Tuttavia, come si dice in questi casi, non è tutto oro quel che luccica. Prendere in consegna il secondo sedile della Red Bull equivale sostanzialmente a stringere un patto con il diavolo. Ne sa qualcosa lo stesso Lawson che, come capitato alla maggior parte dei suoi predecessori, ha dovuto fare i conti con quel satanasso di Max Verstappen. Reggere il confronto è impossibile e i dati, in questo senso, parlano chiaro: dal Gran Premio del Qatar dello scorso anno, i 70 punti raccolti dalla scuderia austriaca sono unicamente frutto delle performance del fenomeno olandese. Allargando ancor più la prospettiva, negli ultimi 20 GP il bilancio tra Super Max e i suoi compagni di squadra recita: 337 punti da una parte e 49 dall’altra. Il paragone, per l’appunto, è impietoso.
In origine, il primo a dover duellare con un allora giovanissimo Verstappen fu il buon Ricciardo - che all’apice della sua carriera riuscì a tener botta - dopodiché, Gasly, Albon, Pérez e Lawson ne sono usciti con le ossa rotte. Affiancare l’ormai quattro volte iridato è senz’altro il compito più arduo per un pilota di F1 e lo stesso Tsunoda, nel corso delle prossime settimane, lo sperimenterà sulla propria pelle. Oltre a dover convivere con le aspettative che gravitano attorno a una scuderia di prestigio come quella di Milton Keynes, chi siede sulla seconda vettura targata Red Bull si deve adattare a una macchina pensata per soddisfare le esigenze di Verstappen. La monoposto è costruita su misura per lui: presenta un avantreno molto preciso e un retrotreno rigido. Ciò che ne risulta, quindi, è una combinazione, ai più, pressoché indomabile.
Uno stile unico
Le difficoltà nel padroneggiare un mezzo di queste caratteristiche sono state ben rappresentate da Alexander Albon. Il pilota, attualmente in Williams, nel 2023 si espresse così: «Max ha uno stile di guida unico e difficile da replicare. È la sensazione di quando, in un gioco virtuale, si alza la sensibilità al massimo, comporta parecchia tensione. Poi, rimanendo attardato nei suoi confronti, sei costretto a rischiare maggiormente e ne conseguono degli errori che costano anche in termini di fiducia». Il tutto, in pratica, si traduce in una sorta di valanga che soffoca le ambizioni di chi lo fronteggia. Resta da capire, dunque, se anche Tsunoda finirà in questo vortice pericoloso che da diverse stagioni a questa parte ha coinvolto chiunque si sia trovato di fianco al box di Max Verstappen.